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Responsabilità avvocato: l’obbligo di informazione

Un avvocato è stato ritenuto responsabile per negligenza professionale per non aver adeguatamente informato i propri clienti sui rischi pratici derivanti da un preesistente accordo immobiliare. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che la responsabilità professionale avvocato sussiste quando si omette di avvisare il cliente delle conseguenze immediate e prevedibili di un’azione legale, come la trascrizione di una domanda giudiziale che può bloccare l’accesso a finanziamenti, indipendentemente dall’esito finale della causa.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità professionale avvocato: il dovere di informare sui rischi procedurali

La responsabilità professionale avvocato è un tema centrale nel rapporto fiduciario con il cliente. Un legale non deve solo difendere gli interessi del proprio assistito in giudizio, ma anche e soprattutto informarlo compiutamente di tutti i rischi connessi a un’operazione o a un contenzioso. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, chiarendo che la negligenza professionale può sussistere anche se si omette di avvisare il cliente di rischi meramente procedurali, ma dalle conseguenze pratiche devastanti, come il blocco di un finanziamento bancario.

I Fatti: Un’operazione immobiliare complicata

Il caso nasce dalla richiesta di pagamento di un avvocato per l’assistenza fornita a un cliente e a una società edile per la compravendita di un immobile. I clienti si opponevano al pagamento, sostenendo che il legale avesse agito con negligenza.

In particolare, l’avvocato non li avrebbe informati adeguatamente dei rischi derivanti da una precedente “lettera di intenti” firmata dal venditore con un terzo soggetto. Questo terzo, sentendosi defraudato, aveva intentato una causa per l’esecuzione specifica del suo accordo, trascrivendo la relativa domanda giudiziale. La trascrizione di questo atto, rendendo pubblica la pendenza di una lite sull’immobile, aveva indotto la banca a negare il finanziamento richiesto dalla società acquirente, mandando a monte l’intera operazione commerciale.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai clienti, ritenendo sussistente la colpa professionale del legale per l’omessa informazione.

L’analisi della Corte sulla responsabilità professionale avvocato

L’avvocato ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su tre motivi principali. In primo luogo, sosteneva che l’aver consigliato ai clienti la trascrizione del loro contratto preliminare dimostrava implicitamente di averli avvertiti dei rischi. In secondo luogo, affermava che, avendo i suoi clienti trascritto per primi, il loro diritto era legalmente prevalente e quindi il rischio di perdere la causa intentata dal terzo era inesistente; di conseguenza, il diniego del finanziamento da parte della banca era un evento imprevedibile. Infine, lamentava una mancata pronuncia della Corte d’Appello su un motivo specifico relativo alle spese legali.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni del legale. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale relativo alla responsabilità professionale avvocato: il dovere di informazione non riguarda solo l’esito finale e teorico di una causa, ma si estende ai rischi concreti e immediati che possono sorgere durante il suo svolgimento.

La Corte ha specificato che la negligenza dell’avvocato non consisteva nell’aver errato la previsione sull’esito della causa intentata dal terzo, ma nell’aver sottovalutato e omesso di comunicare ai clienti il rischio che la semplice instaurazione di quel giudizio, con la conseguente trascrizione della domanda giudiziale, avrebbe potuto creare ostacoli insormontabili alla realizzazione del loro programma negoziale. Il diniego del finanziamento da parte della banca non era un evento imprevedibile, ma una conseguenza logica e prevedibile della pendenza di una lite sull’immobile.

La Corte ha inoltre ritenuto inammissibili gli altri motivi di ricorso per ragioni prettamente procedurali, come la presenza di una “doppia conforme” (decisioni identiche nei primi due gradi di giudizio) e la mancata prova di aver mantenuto la richiesta specifica sulle spese legali nelle conclusioni d’appello.

Le conclusioni: L’importanza del dovere di informazione

Questa ordinanza rafforza un principio cruciale: l’avvocato ha il dovere di fornire al cliente un’informativa completa, chiara e comprensibile che non si limiti agli aspetti puramente giuridici e all’esito probabile di una causa. L’informativa deve includere anche le possibili conseguenze pratiche e pregiudizievoli che possono derivare dal processo stesso, indipendentemente dalla sua fondatezza nel merito. La responsabilità professionale avvocato si configura, quindi, non solo in caso di errore tecnico, ma anche per una carente valutazione e comunicazione dei rischi procedurali che possono compromettere gli interessi economici e pratici del cliente.

Qual è l’estensione del dovere di informazione dell’avvocato verso il cliente?
Secondo la Corte, il dovere di informazione dell’avvocato si estende non solo al probabile esito di una causa, ma anche ai rischi concreti e immediati che possono sorgere durante il processo stesso. L’avvocato deve avvertire il cliente delle possibili conseguenze pregiudizievoli, come la trascrizione di una domanda giudiziale e la conseguente difficoltà a ottenere finanziamenti, anche se la causa intentata da terzi fosse infondata.

La trascrizione prioritaria di un contratto preliminare rende un’operazione immobiliare completamente sicura?
No. Sebbene la trascrizione prioritaria offra una tutela giuridica importante per prevalere in un eventuale conflitto con successivi atti trascritti, non mette al riparo dai rischi pratici derivanti da un contenzioso. La semplice esistenza di una domanda giudiziale trascritta, anche se successiva, può essere sufficiente a indurre un istituto di credito a negare un finanziamento, pregiudicando l’operazione.

Perché il ricorso dell’avvocato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per diversi motivi procedurali. Il primo motivo è stato bloccato dalla regola della “doppia conforme”, che limita il ricorso in Cassazione quando le sentenze di primo e secondo grado sono identiche sui fatti. Il secondo motivo è stato ritenuto infondato perché non coglieva la vera ragione della decisione (la mancata informazione sul rischio procedurale, non sull’esito della causa). Il terzo motivo è stato respinto perché il ricorrente non ha dimostrato di aver mantenuto la specifica doglianza nelle conclusioni finali del giudizio d’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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