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Responsabilità avvocato: come si prova la perdita di chance

Un avvocato viene condannato a restituire i compensi per aver redatto un ricorso inammissibile. Tuttavia, la Cassazione nega al cliente il risarcimento per la perdita di chance. La motivazione è che, anche con un ricorso corretto, il cliente non avrebbe vinto la causa nel merito, non avendo provato i fatti a suo favore nei precedenti gradi di giudizio. In tema di responsabilità avvocato, l’errore da solo non basta: la chance perduta deve essere concreta e non solo ipotetica.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Avvocato: Quando un Errore Procedurale Causa la Perdita di Chance

La responsabilità avvocato è un tema cruciale che tocca sia i professionisti legali che i loro assistiti. Un errore procedurale, come la redazione di un ricorso inammissibile, può avere conseguenze significative. Ma questo errore dà sempre diritto a un risarcimento per la ‘perdita di chance’? L’Ordinanza n. 4062/2024 della Corte di Cassazione offre una risposta chiara: l’errore non basta, è necessario dimostrare che la possibilità di vittoria persa fosse concreta e non solo una speranza.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Scritto Male e le Sue Conseguenze

La vicenda nasce da un contenzioso tributario. Un cliente si affida a un legale per presentare ricorso alla Corte di Cassazione. Il legale, tuttavia, commette un errore grave: redige l’atto senza formulare i ‘quesiti di diritto’, un requisito all’epoca indispensabile. La conseguenza è inevitabile: la Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, senza nemmeno esaminare il merito della questione.

Il cliente, sentendosi danneggiato, cita in giudizio il proprio avvocato, chiedendo non solo la restituzione delle somme pagate come compenso, ma anche il risarcimento per la perdita della possibilità di vincere la causa tributaria.

I giudici di primo e secondo grado accolgono parzialmente la richiesta: condannano l’avvocato a restituire il compenso ricevuto, riconoscendo il suo inadempimento professionale. Tuttavia, respingono la domanda di risarcimento per la perdita di chance. La ragione? Anche se il ricorso fosse stato ammissibile, il cliente non avrebbe comunque vinto la causa. Nei precedenti gradi del giudizio tributario, infatti, era stato accertato che il cliente non aveva fornito le prove necessarie a sostenere la propria tesi.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Responsabilità dell’Avvocato

La questione arriva infine in Cassazione. Sia l’avvocato (ricorrente principale) che il cliente (ricorrente incidentale) impugnano la decisione d’appello. La Corte, con una motivazione approfondita, rigetta entrambi i ricorsi, confermando la sentenza precedente.

La Corte ribadisce che per ottenere un risarcimento per perdita di chance, non è sufficiente dimostrare l’errore del professionista. Il cliente deve provare che, senza quell’errore, avrebbe avuto concrete ed effettive probabilità di ottenere un risultato favorevole. La valutazione non può prescindere da un giudizio prognostico sull’esito della lite originaria.

Le Motivazioni: Oltre l’Errore Formale, la Sostanza del Diritto

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella distinzione tra l’inadempimento del professionista e il danno che ne deriva. L’errore dell’avvocato (la mancata formulazione dei quesiti) è pacifico e ha giustamente portato alla condanna alla restituzione del compenso. L’attività professionale è stata, di fatto, inutile.

Tuttavia, il danno da perdita di chance è un’altra cosa. La Corte spiega che il giudizio sulla sussistenza di tale danno non può ignorare il merito della causa originaria. Nel caso specifico, i giudici tributari avevano già stabilito, con prove, che il cliente non aveva diritto a quanto richiesto. Poiché la Cassazione, nel giudizio tributario, non avrebbe potuto riesaminare quei fatti (essendo un giudizio di sola legittimità), un ricorso formalmente perfetto sarebbe stato comunque respinto nel merito.

In altre parole, la ‘chance’ che il cliente sosteneva di aver perso non era una possibilità reale e concreta, ma solo un’ipotesi remota. L’errore dell’avvocato ha sì reso inutile la sua prestazione, ma non ha causato la perdita di un esito favorevole che, alla luce degli atti, era già precluso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Clienti e Professionisti

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale in materia di responsabilità avvocato. Per un cliente che intende chiedere un risarcimento per perdita di chance, non è sufficiente lamentare un errore del legale. È indispensabile dimostrare, con un elevato grado di probabilità, che la causa avrebbe avuto un esito positivo. Questo significa che la solidità della propria posizione nel merito è il primo e più importante requisito.

Per i professionisti, la sentenza sottolinea l’importanza della diligenza, il cui inadempimento può portare alla perdita del compenso. Tuttavia, limita le richieste risarcitorie speculative, ancorando il danno da perdita di chance a una valutazione concreta e realistica delle probabilità di successo della lite originaria.

Quando un avvocato commette un errore, il cliente ha sempre diritto al risarcimento del danno da perdita di chance?
No. Il cliente ha diritto al risarcimento solo se dimostra che, in assenza dell’errore del professionista, esisteva una concreta e significativa probabilità di ottenere un risultato favorevole. L’errore da solo non è sufficiente.

Come si valuta la ‘perdita di chance’ in un caso di responsabilità dell’avvocato?
La valutazione richiede un’analisi prognostica sull’esito che la causa avrebbe avuto se l’errore non fosse stato commesso. Se emerge che il cliente avrebbe perso comunque nel merito, non c’è danno risarcibile per la chance perduta, anche in presenza di un grave inadempimento del legale.

Perché la Cassazione ha respinto la richiesta di risarcimento del cliente, pur riconoscendo l’errore dell’avvocato?
Perché, sulla base delle decisioni dei precedenti gradi di giudizio della causa originaria (tributaria), era già stato accertato che il cliente non aveva fornito le prove a sostegno del suo diritto. Di conseguenza, anche un ricorso in Cassazione formalmente perfetto non avrebbe potuto portare a un esito vittorioso, rendendo la ‘chance’ persa priva di concreta consistenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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