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Responsabilità attività pericolosa: il caso giostra

La Corte d’Appello ha confermato la condanna del gestore di una giostra per le lesioni subite da un ragazzo, qualificando l’uso della giostra sotto la pioggia come responsabilità per attività pericolosa ai sensi dell’art. 2050 c.c. È stato riconosciuto un concorso di colpa del 40% a carico del danneggiato per la sua condotta imprudente. La Corte ha stabilito che la condotta del ragazzo non era sufficiente a interrompere il nesso causale, ma ha contribuito alla causazione del danno. La domanda di manleva nei confronti dell’assicurazione è stata rigettata.

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Pubblicato il 22 maggio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità attività pericolosa: quando una giostra diventa un rischio?

La gestione di attrazioni in un luna park rientra nella responsabilità per attività pericolosa? Una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze offre spunti fondamentali su questo tema, analizzando il caso di un incidente su una giostra e delineando i confini tra la colpa del gestore e quella del danneggiato. La decisione chiarisce come circostanze apparentemente ordinarie, come la pioggia, possano trasformare un’attività ludica in una fonte di rischio, con importanti conseguenze sul piano del risarcimento del danno.

I fatti di causa: un incidente sulla giostra

Un ragazzo di 15 anni subisce la frattura dell’avambraccio dopo essere scivolato e caduto su una giostra in un luna park. L’incidente avviene mentre, durante la corsa, inizia a piovere, rendendo la pedana scivolosa. Il giovane, insieme ad altri, si trovava in piedi al centro della pedana anziché seduto, contravvenendo alle istruzioni d’uso. I genitori del ragazzo citano in giudizio il proprietario della giostra, chiedendo il risarcimento dei danni subiti dal figlio e sostenendo che la responsabilità fosse del gestore, il quale non avrebbe dovuto consentire l’uso dell’attrazione in condizioni meteorologiche avverse.

Il gestore si difende attribuendo la colpa esclusiva al comportamento imprudente del minore. Chiama inoltre in causa la propria compagnia assicurativa per essere tenuto indenne (in manleva) da eventuali condanne. L’assicurazione, a sua volta, eccepisce l’inoperatività della polizza, sostenendo che questa non copriva i danni derivanti da una condotta negligente del gestore, come l’omesso arresto della giostra per pioggia.

Il Tribunale di primo grado riconosce la responsabilità del gestore, ma la riduce a causa del comportamento del ragazzo, stabilendo un concorso di colpa: 60% a carico del gestore e 40% a carico del danneggiato. Rigetta, inoltre, la domanda di manleva verso l’assicurazione. Il gestore decide di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Appello.

La decisione dei giudici: la responsabilità per attività pericolosa

La Corte di Appello rigetta l’impugnazione e conferma integralmente la sentenza di primo grado. Il cuore della decisione risiede nella qualificazione giuridica dell’attività del gestore. I giudici confermano che la gestione della giostra, nelle circostanze specifiche del caso, integra una responsabilità per attività pericolosa ai sensi dell’art. 2050 del Codice Civile.

Il concorso di colpa del danneggiato

Secondo la Corte, anche un’attività normalmente non pericolosa può diventarlo a causa delle modalità concrete con cui viene esercitata. Nel caso di specie, la combinazione di due fattori ha reso l’attività pericolosa: l’uso improprio della giostra da parte degli utenti (in piedi anziché seduti) e la pioggia improvvisa che ha reso la superficie scivolosa.

Il gestore non è riuscito a fornire la cosiddetta “prova liberatoria”, ovvero dimostrare di aver adottato tutte le misure idonee a prevenire il danno. Non è stato sufficiente affermare che la giostra fosse tecnicamente funzionante o che avesse intimato agli utenti di sedersi. Al contrario, è stato provato che il gestore, pur consapevole che i ragazzi erano in piedi, non ha fermato l’attrazione, neanche quando ha iniziato a piovere.

La domanda di manleva e la copertura assicurativa

La Corte ha inoltre confermato il rigetto della domanda di manleva nei confronti della compagnia assicurativa. Il motivo è procedurale: il gestore, nel giudizio di primo grado, non aveva mai contestato l’eccezione dell’assicurazione sull’inoperatività della polizza. Secondo la giurisprudenza, la parte convenuta deve prendere posizione in modo preciso sui fatti affermati dall’attore (o, come in questo caso, dal chiamato in causa). Non avendolo fatto, l’interpretazione della clausola fornita dall’assicurazione è stata considerata come accettata, rendendo inammissibile la contestazione per la prima volta in appello.

le motivazioni
La Corte di Appello fonda la propria decisione su un’attenta analisi dell’art. 2050 c.c. Viene ribadito il principio consolidato secondo cui la nozione di attività pericolosa non si limita a quelle tipizzate dalla legge, ma si estende a tutte le attività che, per loro natura o per i mezzi usati, presentano una rilevante possibilità di danno. La valutazione va fatta caso per caso (prognosi postuma), considerando le circostanze esistenti al momento del sinistro.

Il comportamento del danneggiato, pur essendo imprudente, non è stato ritenuto idoneo a interrompere il nesso di causalità. La condotta di un giovane che sta in piedi su una giostra, secondo i giudici, è un rischio prevedibile e non eccezionale, che il gestore avrebbe dovuto governare. Tale comportamento, tuttavia, integra un concorso di colpa ai sensi dell’art. 1227 c.c., che giustifica una riduzione del risarcimento. I giudici hanno inoltre sottolineato un ulteriore elemento di colpa del gestore: il ragazzo pesava 92 kg, superando il limite di peso di 75 kg indicato nei manuali tecnici della giostra, circostanza che il gestore avrebbe dovuto verificare.

le conclusioni
La sentenza è di grande interesse pratico perché stabilisce principi chiari sulla responsabilità per attività pericolosa in contesti ludici. Chi gestisce attrazioni come le giostre ha l’onere di una diligenza particolarmente qualificata, che non si esaurisce nella manutenzione tecnica del macchinario. È necessario un controllo costante e attivo sul comportamento degli utenti e sulle condizioni ambientali, con l’obbligo di intervenire tempestivamente (ad esempio, fermando la giostra) per neutralizzare ogni fonte di rischio. La condotta imprudente dell’utente può ridurre il risarcimento, ma raramente eliminerà del tutto la responsabilità dell’esercente, a meno che non sia un fattore assolutamente eccezionale e imprevedibile.

Quando un’attività ludica come una giostra viene considerata ‘attività pericolosa’?
Secondo la sentenza, un’attività ludica diventa pericolosa quando le circostanze concrete, come l’uso improprio da parte degli utenti (che stanno in piedi) e le condizioni ambientali avverse (la pioggia che rende la pedana scivolosa), creano una rilevante possibilità di danno, anche se l’attrazione di per sé non lo sarebbe.

Il comportamento imprudente del danneggiato esclude sempre la responsabilità del gestore?
No. Il comportamento imprudente del danneggiato (nel caso specifico, stare in piedi sulla giostra) non esclude la responsabilità del gestore se non presenta i caratteri dell’eccezionalità e dell’imprevedibilità. Viene invece qualificato come concorso di colpa, che porta a una riduzione proporzionale del risarcimento dovuto.

Cosa deve dimostrare il gestore di un’attività pericolosa per evitare la condanna?
Il gestore deve fornire una ‘prova liberatoria’ particolarmente rigorosa. Non basta dimostrare di non aver violato norme di prudenza, ma occorre provare positivamente di aver adottato tutte le misure idonee a impedire il danno, dimostrando che l’evento è stato causato da un fattore imprevedibile e inevitabile (caso fortuito).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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