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Responsabilità associazione: quando risponde dei debiti

La Corte di Cassazione ha chiarito i criteri per la responsabilità associazione non riconosciuta in caso di debiti, come quelli per contributi previdenziali. Con l’ordinanza n. 3508/2024, ha stabilito che la responsabilità sorge quando una persona agisce in nome e per conto dell’ente, a prescindere da una delibera formale o da chi abbia materialmente pagato. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva escluso la responsabilità dell’associazione per un rapporto di lavoro basandosi su elementi ritenuti irrilevanti, come l’assenza di una delibera del Consiglio Direttivo.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Responsabilità Associazione: Quando Paga per i Contratti del Presidente?

La gestione di un’associazione comporta spesso la stipula di contratti e l’assunzione di obbligazioni. Ma cosa succede se chi agisce per l’ente lo fa senza una formale autorizzazione? La responsabilità associazione è un tema cruciale, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha delineato i confini della responsabilità patrimoniale dell’ente per gli atti compiuti dal proprio rappresentante.

I Fatti del Caso: Contributi non Versati e Opposizione

Il caso trae origine da un avviso di addebito emesso da un ente previdenziale nei confronti di un’associazione culturale e ricreativa per il mancato versamento dei contributi relativi a una dipendente. La lavoratrice era stata assunta dalla rappresentante legale dell’associazione per prestare servizio presso il bar gestito dall’ente stesso.

L’associazione si opponeva alla richiesta, sostenendo che il rapporto di lavoro non fosse riconducibile all’ente, ma direttamente e personalmente alla sua rappresentante legale. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello accoglievano questa tesi, escludendo il debito in capo all’associazione.

La Decisione d’Appello e la responsabilità associazione

La Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione sulla base di alcuni elementi: l’assenza di una qualsiasi delibera del Consiglio Direttivo che autorizzasse l’assunzione; il fatto che l’associazione non avesse mai utilizzato fondi propri per retribuire la lavoratrice; la circostanza che le cartelle esattoriali fossero state notificate anche alla rappresentante legale personalmente.
Secondo i giudici di merito, questi fattori dimostravano che il rapporto di lavoro era estraneo alla sfera giuridica dell’associazione. L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione dell’articolo 38 del Codice Civile, norma che disciplina proprio la responsabilità associazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, cassando la sentenza d’appello e fornendo una lettura chiara dei principi che governano la materia. I giudici hanno affermato che la Corte d’Appello ha errato nel basare la propria decisione su argomenti “inconferenti”, senza operare una corretta sussunzione della fattispecie concreta nella norma di riferimento.
Il principio fondamentale, ribadito più volte dalla giurisprudenza, è che la responsabilità di un’associazione per le obbligazioni assunte sorge quando un soggetto agisce in nome e per conto dell’ente. Questa condizione non dipende dalla titolarità formale del potere rappresentativo, ma dall’attività concretamente svolta per perseguire gli scopi sociali.

La Corte ha specificato che per valutare la responsabilità associazione è necessario verificare due aspetti cruciali:

1. La spendita del nome (contemplatio domini): Bisogna accertare se chi ha agito, nel caso di specie la rappresentante legale, abbia speso il nome dell’associazione, anche solo implicitamente o tramite “fatti concludenti”. L’assunzione di una dipendente per il bar dell’associazione è, di per sé, un’attività strettamente legata allo scopo sociale dell’ente.
2. L’interesse dell’ente: L’attività negoziale deve essere posta in essere nell’interesse e per il perseguimento dello scopo dell’associazione.

Gli argomenti usati dalla Corte d’Appello sono stati smontati uno per uno:

* Assenza di delibera: È un dato irrilevante. L’art. 38 c.c. prevede che l’associazione risponda per gli atti compiuti da chi agisce in suo nome e per suo conto, anche se questa persona è priva di specifici ruoli gestori o di formali autorizzazioni.
* Utilizzo di fondi propri della rappresentante: Anche questo è irrilevante. Potrebbe derivare da un semplice inadempimento dell’associazione, che magari riteneva di non essere obbligata. Non esclude che l’obbligazione originaria sia sorta in capo all’ente.
* Notifica di cartelle alla persona fisica: Irrilevante, poiché l’art. 38 c.c. stabilisce una responsabilità solidale sia per l’associazione (con il suo fondo comune) sia per coloro che hanno agito in suo nome e per suo conto. La presenza di un titolo esecutivo verso la rappresentante non esclude quello verso l’associazione per lo stesso debito.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che per determinare la responsabilità associazione non bisogna fermarsi a elementi formali come le delibere degli organi interni o la provenienza dei fondi per i pagamenti. È invece necessario un accertamento sostanziale: si deve verificare se l’obbligazione sia stata assunta nell’ambito dell’attività associativa e se sia stato speso, anche implicitamente, il nome dell’ente. La sentenza è stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi.

Un’associazione è responsabile per un contratto di lavoro firmato dal suo rappresentante legale senza una delibera ufficiale dell’organo direttivo?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la responsabilità dell’associazione sussiste anche in assenza di una delibera formale, a condizione che la persona abbia agito in nome e per conto dell’associazione stessa, per perseguirne gli scopi.

Chi paga materialmente lo stipendio della dipendente (l’associazione o il suo rappresentante con fondi propri) incide sulla responsabilità dell’associazione per i contributi?
No, la fonte del pagamento è considerata irrilevante. Il fatto che il rappresentante legale possa aver usato risorse proprie non esclude l’obbligazione originaria dell’associazione, potendo ciò dipendere da un mero inadempimento interno dell’ente.

Se l’agente della riscossione notifica una cartella esattoriale al rappresentante legale, questo esclude la responsabilità solidale dell’associazione?
No, non la esclude. L’articolo 38 del Codice Civile prevede una responsabilità solidale dell’associazione (con il suo fondo) e di chi ha agito per essa. La presenza di un titolo esecutivo verso un soggetto non impedisce che ne esista un altro verso l’altro soggetto obbligato in solido per lo stesso debito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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