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Responsabilità appaltatore: prova del nesso causale

In un caso riguardante il crollo di una pala eolica riparata, la Corte d’Appello di Roma ha confermato la responsabilità dell’appaltatore. La decisione si fonda sul criterio del ‘più probabile che non’, stabilendo che il difetto nella riparazione era la causa più probabile del danno, escludendo altre ipotesi come la fulminazione. La sentenza chiarisce come la prova del nesso di causalità e la quantificazione del danno vengano gestite in materia di responsabilità appaltatore, rigettando sia gli appelli incidentali del costruttore sia la richiesta di maggior risarcimento del committente.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Appaltatore: il Crollo della Pala Eolica e il Principio del ‘Più Probabile che Non’

La responsabilità appaltatore per vizi e difformità dell’opera è un tema centrale nel diritto civile, specialmente quando si verificano danni ingenti. Una recente sentenza della Corte di Appello di Roma offre un’analisi dettagliata su come viene accertato il nesso causale in contesti tecnicamente complessi, confermando che la prova non richiede una certezza assoluta, ma si basa sul principio della ‘preponderanza dell’evidenza’.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal crollo catastrofico di una pala eolica, avvenuto meno di due mesi dopo un intervento di riparazione commissionato dal proprietario dell’impianto a una ditta specializzata. Quest’ultima si era avvalsa di un subappaltatore per l’esecuzione materiale dei lavori. A seguito del crollo, il proprietario citava in giudizio l’appaltatore per ottenere il risarcimento dei danni, sia per la pala distrutta (danno emergente) sia per la mancata produzione di energia (lucro cessante).

Il Tribunale di primo grado, basandosi principalmente sulle conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), accoglieva la domanda, riconoscendo la responsabilità dell’appaltatore e del subappaltatore per la difettosa esecuzione della riparazione. Contro questa decisione, tutte le parti proponevano appello: il proprietario per ottenere un risarcimento maggiore, mentre l’appaltatore e il subappaltatore per negare la propria responsabilità, adducendo cause alternative come una fulminazione o difetti preesistenti.

La Decisione della Corte d’Appello e la Responsabilità Appaltatore

La Corte di Appello di Roma ha rigettato tutti gli appelli, confermando integralmente la sentenza di primo grado. La decisione ruota attorno a due cardini fondamentali: l’accertamento del nesso causale e la quantificazione del danno.

Il Ruolo della CTU e il Principio del ‘Più Probabile che Non’

La Corte ha ribadito che, in materia di responsabilità civile, il nesso causale tra la condotta e il danno non deve essere provato con certezza assoluta. È sufficiente applicare il criterio del ‘più probabile che non’ o della ‘preponderanza dell’evidenza’. Il giudice, di fronte a più ipotesi causali, deve scegliere quella che, sulla base delle prove raccolte, risulta avere il grado di conferma maggiore.

Nel caso di specie, la CTU aveva meticolosamente analizzato la documentazione fotografica e tecnica, concludendo che il cedimento dell’incollaggio effettuato durante la riparazione era la causa più probabile del crollo. Le ipotesi alternative, come la fulminazione, erano state scartate perché non supportate da prove concrete (es. segni di bruciatura o dati anomali registrati dai sensori).

Il Rigetto delle Domande di Maggior Danno

Anche l’appello del proprietario dell’impianto è stato respinto. La sua richiesta di risarcimento per la sostituzione di tutte e tre le pale dell’aerogeneratore, e non solo di quella rotta, è stata giudicata infondata. La Corte ha sottolineato che non era stata fornita alcuna prova della necessità tecnica di sostituire anche le pale integre. Allo stesso modo, la richiesta di un maggior importo per lucro cessante è stata respinta, poiché la quantificazione del danno da mancata produzione si basava su proiezioni non sufficientemente provate, a fronte di una liquidazione equitativa del primo giudice ritenuta corretta.

Le Motivazioni

La sentenza si distingue per la chiarezza con cui articola le motivazioni a sostegno della decisione, riaffermando principi consolidati in materia di responsabilità appaltatore.

In primo luogo, il giudice ha evidenziato come l’onere di provare una causa alternativa del danno spetti a chi la allega. L’appaltatore e il subappaltatore, pur avendo proposto diverse teorie, non sono riusciti a fornire elementi concreti in grado di smentire la ricostruzione logica e coerente del CTU. Le loro contestazioni sono state giudicate mere ‘ricostruzioni alternative’ e apodittiche, non sufficienti a scalfire la valutazione del Tribunale.

In secondo luogo, la Corte ha precisato i limiti del danno risarcibile. Il risarcimento deve coprire le conseguenze dirette e immediate dell’inadempimento. Qualsiasi richiesta di danno ulteriore, come la sostituzione di componenti non danneggiati, deve essere supportata da una rigorosa prova della sua necessità tecnica, prova che nel caso di specie è mancata.

Infine, per quanto riguarda le compagnie di assicurazione, i giudici hanno ritenuto invalide le clausole di esclusione che, di fatto, svuotavano di contenuto la polizza, rendendo la copertura assicurativa inefficace proprio per l’attività principale svolta dall’assicurato.

Le Conclusioni

Questa pronuncia offre importanti spunti pratici. Per le imprese che operano nel settore degli appalti, emerge con forza che la responsabilità appaltatore per lavori eseguiti in modo non corretto è difficilmente eludibile suggerendo cause alternative non provate. La qualità dell’esecuzione e la diligenza sono fondamentali, poiché il nesso causale può essere affermato anche solo su base probabilistica. Per i committenti, la sentenza ricorda l’importanza di documentare e provare in modo rigoroso l’esatta entità del danno subito, sia per il danno emergente che per il lucro cessante, per non vedere ridotte le proprie pretese risarcitorie.

Come si determina la responsabilità dell’appaltatore se esistono più cause possibili per un danno?
La corte applica il criterio del ‘più probabile che non’. Il giudice valuta le prove disponibili, in particolare le perizie tecniche (CTU), per identificare la causa che ha il maggior grado di probabilità. Non è richiesta la certezza assoluta che una causa abbia prodotto il danno, ma è sufficiente che sia più probabile delle altre ipotesi alternative.

L’appaltatore può essere condannato a risarcire danni che vanno oltre la riparazione dell’opera difettosa, come la sostituzione di parti non danneggiate?
No, a meno che il committente non fornisca la prova rigorosa che tale sostituzione aggiuntiva sia tecnicamente necessaria per il corretto funzionamento dell’intero impianto. Nel caso esaminato, la richiesta di sostituire le due pale sane è stata respinta proprio per la mancanza di questa prova.

Se il committente ha ricevuto un indennizzo dalla propria assicurazione, tale importo viene detratto dal risarcimento dovuto dall’appaltatore responsabile?
Sì, la Corte ha confermato che l’indennizzo assicurativo ricevuto dal danneggiato deve essere detratto dall’ammontare totale del risarcimento del danno. Questo per evitare che il danneggiato possa ottenere un arricchimento ingiustificato, ricevendo una doppia compensazione per lo stesso danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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