LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità appaltatore: chi paga per i reperti?

La Corte di Cassazione ha stabilito la piena responsabilità dell’appaltatore per i danni derivanti dalla sospensione dei lavori a causa del ritrovamento di reperti archeologici. La decisione si fonda sul ‘dovere cognitivo’ dell’impresa, che deve verificare la fattibilità del progetto, e sulle specifiche clausole contrattuali che le addossavano il rischio di tali scoperte. La Corte ha respinto la richiesta di risarcimento dell’impresa, confermando che la stazione appaltante non è inadempiente se il rischio era prevedibile e contrattualmente disciplinato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità appaltatore: chi paga per i reperti archeologici?

La scoperta di reperti archeologici in un cantiere è un evento che può bloccare i lavori per mesi, se non anni, generando costi enormi. Ma chi ne risponde? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della responsabilità appaltatore, chiarendo i confini dei suoi obblighi di verifica e l’importanza delle clausole contrattuali nella gestione di imprevisti. Questo caso offre spunti fondamentali per imprese e stazioni appaltanti.

I fatti di causa

Una società di costruzioni, mandataria di un’Associazione Temporanea di Imprese (A.T.I.), aveva citato in giudizio un’Autorità portuale per ottenere un risarcimento di oltre 15 milioni di euro. Il danno era derivato dalla sospensione dei lavori per l’adeguamento di un molo, protrattasi per oltre due anni. La sospensione era stata ordinata a seguito del ritrovamento di reperti archeologici nell’area di cantiere, scoperta avvenuta dopo la stipula del contratto.

L’impresa sosteneva che la sospensione fosse illegittima, in quanto causata da un’insufficiente indagine preliminare da parte della stazione appaltante in fase di progettazione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano però respinto la domanda, ritenendo che fosse onere dell’impresa appaltatrice svolgere le opportune verifiche e che il contratto d’appalto, in ogni caso, le addossasse il rischio economico di tali ritrovamenti.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’impresa, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La decisione si articola su due pilastri fondamentali: il dovere di diligenza e verifica dell’appaltatore e l’interpretazione delle clausole contrattuali che disciplinavano specificamente l’eventualità di scoperte archeologiche.

Le motivazioni e la responsabilità appaltatore

La Corte ha chiarito che la responsabilità appaltatore non può essere esclusa semplicemente affidandosi alla bontà del progetto fornito dalla stazione appaltante. Sulla base dell’art. 71 del d.P.R. n. 554/1999 (normativa all’epoca vigente), l’offerta per un appalto deve essere accompagnata da una dichiarazione con cui il concorrente attesta di aver esaminato gli elaborati progettuali, di essersi recato sul luogo dei lavori e di aver preso conoscenza di tutte le circostanze suscettibili di influire sull’esecuzione.

Il dovere cognitivo dell’appaltatore

Questa dichiarazione non è una mera clausola di stile, ma concretizza un preciso dovere cognitivo. L’appaltatore deve attivarsi per verificare la fattibilità dell’opera e l’adeguatezza del progetto. Questo comporta un allargamento del rischio a suo carico, escludendo che l’evento conoscibile, come la possibile presenza di reperti archeologici in un’area portuale (peraltro segnalata da una nota della Soprintendenza), possa essere considerato un grave errore progettuale imputabile alla sola stazione appaltante.

La responsabilità della Pubblica Amministrazione per carenze progettuali sorge solo se queste hanno carattere ‘occulto’, cioè non rilevabile con la normale diligenza professionale dell’appaltatore.

L’importanza delle clausole contrattuali sulla responsabilità appaltatore

Un punto decisivo della sentenza è stato l’esame del capitolato speciale d’appalto. Gli articoli 5 e 30 del contratto ponevano esplicitamente a carico dell’impresa l’onere economico delle ispezioni subacquee periodiche per la rilevazione di materiali archeologici e, più in generale, le conseguenze di tali ritrovamenti. Le parti, quindi, avevano previsto e disciplinato l’evento, concordando che il rischio dovesse essere sopportato dall’appaltatore.

Secondo la Corte, questa pattuizione contrattuale ha reso l’evento non una ‘carenza occulta’ del progetto, ma un’evenienza positivamente prevista e regolamentata, con l’assunzione del relativo rischio da parte dell’impresa.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cruciale nel diritto degli appalti: l’appaltatore è un collaboratore qualificato della stazione appaltante e non un mero esecutore. La responsabilità appaltatore si estende alla verifica della realizzabilità del progetto. Le imprese devono quindi condurre un’accurata due diligence prima di formulare l’offerta, tenendo conto di tutti i rischi potenziali, specialmente se indicati o suggeriti dalla documentazione preliminare. Infine, la negoziazione delle clausole contrattuali è fondamentale: una chiara allocazione dei rischi, come avvenuto in questo caso per i ritrovamenti archeologici, diventa vincolante e determina chi dovrà sopportarne le conseguenze economiche.

L’impresa appaltatrice è sempre responsabile per i problemi che emergono durante i lavori, anche se il progetto è fornito dalla stazione appaltante?
No, non sempre, ma ha un preciso ‘dovere cognitivo’. L’appaltatore deve verificare con la diligenza professionale la fattibilità del progetto e le condizioni dei luoghi. La sua responsabilità è esclusa solo se le carenze del progetto sono ‘occulte’, cioè non rilevabili con un attento esame preliminare.

La scoperta di reperti archeologici è considerata una causa di forza maggiore che esonera l’appaltatore dalla responsabilità per i ritardi?
Non necessariamente. In questo caso, la Corte ha stabilito che la possibilità di ritrovare reperti era un evento prevedibile e, soprattutto, era stato disciplinato dal contratto, che ne addossava il rischio e l’onere economico all’impresa. Pertanto, non poteva essere invocato per giustificare una richiesta di risarcimento contro la stazione appaltante.

Cosa significa che l’appaltatore si assume contrattualmente il rischio di un evento?
Significa che le parti, attraverso specifiche clausole del contratto (come quelle del capitolato speciale d’appalto), concordano che le conseguenze negative di un determinato evento futuro e incerto (come la scoperta di reperti) saranno a carico dell’appaltatore. Questa pattuizione è legittima e vincolante, e impedisce all’appaltatore di considerare tale evento come un inadempimento della stazione appaltante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati