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Responsabilità amministratori: obblighi e limiti

La Corte di Cassazione esamina un caso complesso di responsabilità amministratori in una società partecipata. La vicenda origina da un’azione per mala gestio contro l’amministratore delegato, estesa poi ai consiglieri di gestione e sorveglianza. La Corte chiarisce i confini del dovere di agire informati per gli amministratori senza deleghe, affermando che non possono esimersi da responsabilità invocando una mera passività. I ricorsi principali e incidentali vengono dichiarati inammissibili per motivi procedurali, confermando la condanna solidale decisa in appello e ribadendo l’impossibilità di rivalutare il merito dei fatti in sede di legittimità.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità amministratori: dovere di vigilanza anche senza deleghe

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a delineare i confini della responsabilità amministratori, con particolare riferimento ai consiglieri privi di deleghe esecutive. La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: l’appartenenza a un organo collegiale non è una mera formalità, ma comporta un dovere attivo di informazione e vigilanza, la cui omissione può portare a una condanna solidale per i danni causati dalla mala gestio dell’amministratore delegato. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dall’azione di responsabilità promossa da una società in liquidazione, a partecipazione pubblica, contro il proprio ex Amministratore Delegato (AD). La società contestava una serie di atti di mala gestio, tra cui l’erogazione di ingenti somme a consulenti per un progetto internazionale, senza che vi fosse un contratto formale a giustificare tali spese e senza la certezza della relativa copertura finanziaria.

L’AD, convenuto in giudizio, chiamava in causa gli altri membri del consiglio di gestione e del consiglio di sorveglianza, sostenendo la loro corresponsabilità. Il Tribunale di primo grado condannava il solo AD, rigettando le domande contro gli altri consiglieri. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la decisione, riconosceva invece la responsabilità solidale di tutti i componenti degli organi di gestione e sorveglianza, condannandoli al risarcimento del danno, seppur in misura ridotta rispetto alla richiesta iniziale.

I ricorsi in Cassazione sulla responsabilità degli amministratori

Contro la sentenza di secondo grado, i diversi consiglieri condannati proponevano distinti ricorsi in Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, un’errata valutazione delle prove e un’ingiusta attribuzione di responsabilità. Essi sostenevano, in sintesi, di non essere stati adeguatamente informati dall’AD e che le decisioni dannose rientravano nei poteri esclusivi di quest’ultimo, escludendo così un loro obbligo di intervento.

Il dovere di agire informati: Un obbligo attivo

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella disamina della responsabilità amministratori senza deleghe. La Corte ha rigettato le argomentazioni dei ricorrenti, chiarendo che il dovere di agire informati, sancito dall’art. 2381 c.c., non è un dovere passivo di mera ricezione delle informazioni fornite dall’organo esecutivo. Al contrario, si tratta di un dovere attivo che impone ai consiglieri di chiedere chiarimenti, acquisire dati e, se necessario, attivarsi per impedire il compimento di atti pregiudizievoli per la società.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la semplice presentazione in consiglio di una relazione semestrale che menzionava il progetto in questione fosse sufficiente a far sorgere in capo ai consiglieri l’onere di verificare l’esistenza del relativo contratto di finanziamento prima di avallare i pagamenti. L’inerzia di fronte a prassi gestionali anomale, come quella di avviare onerose attività senza una formalizzazione contrattuale, costituisce una condotta colposa che fonda la loro corresponsabilità.

La responsabilità del Consiglio di Sorveglianza

Anche i membri del consiglio di sorveglianza sono stati ritenuti corresponsabili. La Corte ha sottolineato che, a fronte di informazioni carenti fornite dall’AD sui rapporti con i partner internazionali, il consiglio avrebbe dovuto e potuto esercitare i poteri di controllo previsti dagli artt. 2403 e 2403-bis c.c., impedendo gli esborsi ingiustificati.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili per una serie di ragioni prevalentemente procedurali. In primo luogo, ha rilevato che molte delle censure sollevate dai ricorrenti miravano, in realtà, a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove documentali, attività preclusa nel giudizio di legittimità. La Cassazione non può sostituire il proprio apprezzamento a quello del giudice di merito, ma solo verificare la correttezza logica e giuridica del suo ragionamento.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito che il vizio di ‘omesso esame di un fatto decisivo’ può essere denunciato solo se il fatto non è stato in alcun modo preso in considerazione dal giudice di merito, e non quando è stato semplicemente valutato in modo diverso da quanto auspicato dalla parte. Nel caso specifico, i verbali delle riunioni e le relazioni erano stati ampiamente esaminati dalla Corte d’Appello per fondare la propria decisione. Infine, sono state respinte le contestazioni relative alla polizza assicurativa, confermando l’interpretazione del giudice di merito secondo cui la copertura era limitata alla responsabilità extracontrattuale verso terzi e non a quella contrattuale verso la società stessa.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma del rigore con cui la giurisprudenza interpreta la responsabilità amministratori e sindaci. La decisione invia un messaggio chiaro: nessun componente di un organo sociale può trincerarsi dietro la mancanza di deleghe esecutive per sottrarsi ai propri doveri di vigilanza. L’obbligo di agire informati è un principio cardine della governance societaria, che richiede un approccio proattivo e diligente per prevenire danni al patrimonio sociale e garantire una gestione corretta e trasparente.

Un amministratore senza deleghe è responsabile per gli atti di mala gestio dell’Amministratore Delegato?
Sì, può essere ritenuto corresponsabile. La sua responsabilità non deriva dal solo fatto di ricoprire la carica, ma dalla violazione colposa del dovere di agire informato e di vigilare. Se, usando l’ordinaria diligenza, avesse potuto conoscere l’atto dannoso e impedirlo, la sua inerzia lo rende corresponsabile.

Cosa significa ‘dovere di agire informati’ per un consigliere non esecutivo?
Significa che il consigliere non può limitarsi a ricevere passivamente le informazioni fornite dagli organi esecutivi. Ha il dovere attivo di chiedere informazioni, sollecitare chiarimenti e acquisire ogni dato necessario per monitorare la gestione. Deve attivarsi per prevenire o inibire operazioni potenzialmente dannose per la società.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili principalmente per motivi procedurali. La Corte ha ritenuto che le censure proposte non denunciassero vizi di legittimità, ma mirassero a una nuova valutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa in sede di Cassazione. Inoltre, ha riscontrato il mancato rispetto dei termini per la proposizione dei ricorsi incidentali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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