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Responsabilità amministratori: obblighi e doveri

La Corte di Cassazione interviene sulla responsabilità amministratori per la mancata dichiarazione di una causa di scioglimento della società. In un caso riguardante un’impresa edile creditrice verso una società cliente con capitale azzerato, la Corte ha stabilito un principio fondamentale: la responsabilità non è automatica per chi subentra nella carica. È necessario accertare il nesso causale tra la condotta omissiva di ciascun singolo amministratore e il danno subito dal terzo. La semplice pubblicazione di un bilancio in perdita non esonera gli amministratori dai loro specifici obblighi di accertamento e pubblicità della causa di scioglimento.

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Responsabilità amministratori: quando il successore non paga per il predecessore

La responsabilità amministratori è un tema centrale nel diritto societario, specialmente quando una società naviga in cattive acque. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti cruciali sugli obblighi degli amministratori in caso di perdita del capitale sociale e sulla ripartizione delle colpe tra chi si succede nella gestione. La sentenza sottolinea che un amministratore subentrante non risponde automaticamente delle omissioni di chi lo ha preceduto, ma è necessario un accertamento specifico del suo contributo causale al danno.

I Fatti di Causa

Una società appaltatrice citava in giudizio i due amministratori (uno precedente, l’altro in carica) di una società committente, chiedendo il pagamento di un credito residuo di quasi 400.000 euro per lavori di ristrutturazione. La società committente, fin dal 2006, versava in una situazione di grave perdita, tale da aver eroso completamente il capitale sociale.

Secondo l’appaltatrice, gli amministratori avevano violato gli artt. 2484 e 2485 del codice civile, omettendo di accertare e iscrivere nel registro delle imprese la causa di scioglimento. Questa omissione avrebbe ingannato l’appaltatrice sulla reale salute finanziaria della controparte, inducendola a proseguire i lavori.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda, attribuendo una sorta di ‘concorso di colpa’ alla società creditrice. A suo dire, quest’ultima, in quanto operatore professionale, avrebbe dovuto consultare i bilanci pubblici della committente e accorgersi della situazione critica, accettando consapevolmente il rischio.

Di parere opposto la Corte di Appello, che aveva riformato la sentenza e condannato in solido i due amministratori al risarcimento. Secondo i giudici d’appello, l’obbligo di trasparenza degli amministratori non può essere scaricato sulla diligenza dei terzi. L’omessa dichiarazione della causa di scioglimento aveva falsato il quadro informativo, inducendo in errore il creditore.

La responsabilità amministratori secondo la Cassazione

Gli amministratori hanno presentato ricorso in Cassazione, che ha parzialmente accolto le loro ragioni, cassando la sentenza d’appello con rinvio. La Corte ha stabilito principi di diritto fondamentali sulla responsabilità amministratori.

La distinzione cruciale: responsabilità individuale vs. solidale

Il motivo di ricorso accolto è stato quello relativo alla mancata distinzione delle responsabilità individuali. L’Amministratrice B era subentrata nella carica nel 2009, quando la situazione patrimoniale era già compromessa a causa di eventi precedenti.

La Cassazione ha chiarito che non si può ritenere un amministratore responsabile per danni derivanti da condotte illecite poste in essere dal suo predecessore. La Corte d’Appello ha errato nel pronunciare una condanna in solido senza prima verificare il nesso causale tra il comportamento specifico di ciascun amministratore e le conseguenze dannose. Il giudice del rinvio dovrà quindi valutare separatamente le condotte e le relative responsabilità.

L’obbligo di dichiarazione non è surrogabile

La Corte ha invece respinto le argomentazioni degli amministratori secondo cui la pubblicazione del bilancio sarebbe stata sufficiente a informare i terzi. I giudici hanno spiegato che l’obbligo di accertare e iscrivere la causa di scioglimento (art. 2485 c.c.) è un adempimento specifico, con una funzione informativa ben più forte e chiara rispetto alla semplice lettura di un bilancio.

Questo obbligo serve a segnalare in modo inequivocabile al mercato che la società è entrata in una fase diversa della sua vita, quella liquidatoria, in cui l’attività è finalizzata unicamente alla conservazione del patrimonio. La sua omissione costituisce un illecito che può causare un danno ai creditori, i quali continuano a fare affidamento su una società che appare, falsamente, in piena operatività.

Le motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri giuridici. Il primo è la natura personale e causale della responsabilità civile: non si può essere chiamati a rispondere per fatti altrui, a meno che non si sia contribuito a causare o aggravare il danno. Un amministratore che subentra ha il dovere di attivarsi per sanare le irregolarità, ma non eredita automaticamente la responsabilità per le omissioni passate. La sua responsabilità sorgerà per le proprie omissioni dal momento in cui assume la carica.

Il secondo pilastro è la specificità degli obblighi societari. La normativa sulla crisi d’impresa e sullo scioglimento delle società prevede una serie di adempimenti formali (accertamento, iscrizione nel registro imprese) che non sono fungibili. La pubblicazione del bilancio ha una funzione informativa generale, ma l’iscrizione della causa di scioglimento ha la funzione specifica di rendere opponibile ai terzi il mutato status della società. Omettere tale iscrizione significa violare un preciso dovere di legge, generando una responsabilità diretta verso chi subisce un danno da questa mancanza di trasparenza.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. Per gli amministratori, emerge la conferma che gli obblighi di accertamento e pubblicità delle cause di scioglimento sono inderogabili e non superabili dalla mera pubblicazione del bilancio. Per chi subentra in una carica, è un monito a verificare la situazione pregressa e ad agire immediatamente per sanare eventuali irregolarità, poiché da quel momento la responsabilità per l’inerzia sarà propria.

Per i creditori e i terzi, la sentenza rafforza la tutela, ribadendo che possono fare affidamento sugli atti formali iscritti nel registro delle imprese. Tuttavia, evidenzia anche la complessità dell’azione di responsabilità, che richiede di dimostrare il preciso nesso di causa tra la condotta del singolo amministratore e il proprio pregiudizio.

Un nuovo amministratore è responsabile per le omissioni del suo predecessore?
No, la responsabilità è personale. Un amministratore non risponde per i danni imputabili a chi lo ha preceduto nella carica. La sua responsabilità sorge per le condotte, attive o omissive, poste in essere durante il proprio mandato.

La pubblicazione di un bilancio in perdita esonera gli amministratori dall’obbligo di accertare e iscrivere una causa di scioglimento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di accertare e iscrivere formalmente la causa di scioglimento nel registro delle imprese è un adempimento specifico e distinto, che non viene meno né viene sostituito dalla semplice pubblicazione di un bilancio, anche se questo evidenzia la perdita del capitale.

Come viene valutata la responsabilità degli amministratori che si sono succeduti nel tempo?
La responsabilità deve essere valutata individualmente. Il giudice deve stabilire un nesso di causa specifico tra il comportamento illecito di ciascun amministratore e le conseguenze dannose accertate. Non è possibile una condanna solidale automatica senza questa analisi differenziata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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