LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità amministratori: calcolo del danno

L’amministratore di una S.r.l. veniva citato in giudizio dal curatore fallimentare per aver aggravato il dissesto della società. Il punto cruciale del ricorso in Cassazione riguarda il criterio di calcolo del danno e l’applicabilità delle nuove norme del Codice della Crisi d’Impresa. Riconoscendo l’importanza della questione e la presenza di orientamenti contrastanti, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria, rinviando la causa a una pubblica udienza per una decisione che possa garantire uniformità interpretativa in materia di responsabilità amministratori.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Responsabilità Amministratori Srl: La Cassazione Fa il Punto sul Calcolo del Danno

La responsabilità degli amministratori di società a responsabilità limitata è un tema di costante attualità, soprattutto quando un’impresa entra in crisi. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione (ordinanza interlocutoria n. 8330/2024) ha acceso i riflettori su una questione di fondamentale importanza: come si calcola il danno causato da un amministratore che ha proseguito l’attività sociale aggravando il dissesto? E, soprattutto, si applicano le nuove regole introdotte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII)?

I Fatti di Causa: una Società in Crisi

Il caso trae origine da un’azione di responsabilità promossa dal curatore del fallimento di una S.r.l. contro il suo ex amministratore. L’accusa era precisa: dopo che l’assemblea dei soci aveva deliberato di procedere con l’autofallimento, l’amministratore aveva continuato a gestire la società in modo non puramente conservativo. Questa condotta, secondo il curatore, aveva aggravato la situazione debitoria. I giudici di merito, sia in primo grado che in appello, avevano dato ragione al fallimento, condannando l’amministratore a risarcire un danno quantificato in base ai canoni di locazione non pagati durante il periodo della sua gestione post-delibera.

Il Contesto Normativo: Vecchie e Nuove Regole sul Danno

L’amministratore, non soddisfatto della decisione, ha presentato ricorso in Cassazione. Il suo principale motivo di doglianza riguardava proprio il metodo di calcolo del danno. A suo avviso, la Corte d’Appello aveva sbagliato a non applicare il cosiddetto “criterio dei netti patrimoniali”, un metodo di calcolo previsto dall’art. 2486 del codice civile. La questione si è ulteriormente complicata a causa dell’entrata in vigore dell’art. 378 del D.Lgs. 14/2019 (il CCII), che ha introdotto specifici criteri per la quantificazione di questo tipo di danno. La Corte d’Appello aveva ritenuto che questa nuova norma non fosse immediatamente applicabile al caso di specie.

La questione sulla Responsabilità Amministratori e il Rinvio alla Pubblica Udienza

La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, investita della questione, ha riconosciuto la delicatezza e la rilevanza del problema. Invece di emettere una sentenza definitiva, ha optato per un’ordinanza interlocutoria, con la quale ha rinviato la trattazione del ricorso a una pubblica udienza. Questa scelta non è casuale e segnala l’importanza che la Corte attribuisce alla risoluzione di questo dilemma giuridico.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato il rinvio evidenziando che la questione sull’applicabilità immediata delle nuove norme sul calcolo del danno da responsabilità degli amministratori è destinata a riproporsi in numerose altre controversie. Inoltre, i giudici hanno rilevato l’esistenza di un’altra recentissima ordinanza della stessa Sezione (la n. 5252 del 2024) che sembrava aver risolto la questione in senso opposto a quanto deciso dalla Corte d’Appello nel caso in esame.
Di fronte a questo potenziale contrasto giurisprudenziale e alla necessità di fornire criteri di orientamento omogenei a giudici, avvocati e alla Procura Generale, la Cassazione ha ritenuto opportuno un approfondimento in pubblica udienza. Si tratta di una questione “di particolare rilevanza” con una forte “valenza nomofilattica”, ovvero con l’obiettivo di stabilire un principio di diritto chiaro e uniforme per tutti.

Conclusioni: Cosa Aspettarci Ora?

L’ordinanza interlocutoria non risolve il caso, ma lo prepara per una decisione più ponderata e autorevole. La futura sentenza, che verrà emessa dopo la pubblica udienza, avrà un impatto significativo sulla gestione delle azioni di responsabilità degli amministratori in tutta Italia. Fornirà finalmente chiarezza su come debba essere calcolato il danno per aggravamento del dissesto e sull’efficacia nel tempo delle nuove disposizioni del Codice della Crisi d’Impresa. Per ora, professionisti e imprese restano in attesa di un verdetto che potrebbe ridisegnare i confini della responsabilità gestoria nelle fasi di crisi aziendale.

Qual era la principale questione legale davanti alla Corte di Cassazione?
La questione principale riguardava i criteri da utilizzare per calcolare i danni causati da un amministratore per l’aggravamento del dissesto societario, e in particolare se le nuove norme introdotte dal Codice della Crisi d’Impresa (Art. 378, D.Lgs. 14/2019) potessero essere applicate a una controversia iniziata prima della loro entrata in vigore.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso immediatamente il caso?
La Corte ha rinviato la decisione perché ha ritenuto la questione di “particolare rilevanza” e ha notato l’esistenza di una recente decisione contrastante sullo stesso argomento. Per garantire un’interpretazione uniforme della legge (funzione nomofilattica), ha preferito rimettere la causa a una pubblica udienza per una discussione più approfondita.

Quale condotta illecita è stata attribuita all’amministratore?
All’amministratore è stato contestato di aver aggravato la crisi finanziaria della società proseguendo l’attività d’impresa con modalità non puramente conservative, anche dopo che l’assemblea dei soci aveva già deliberato di procedere con l’autofallimento. Questa prosecuzione ha generato ulteriori passività, come i canoni di locazione non pagati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati