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Responsabilità amministratori banca: la Cassazione conferma

Un ex amministratore di un istituto di credito ha impugnato una sanzione pecuniaria irrogata dall’Autorità di Vigilanza per carenze gestionali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che le sanzioni amministrative bancarie non hanno natura penale e, pertanto, non è applicabile il principio della legge più favorevole (lex mitior). La sentenza ribadisce l’elevato standard di diligenza richiesto e la centrale importanza della responsabilità degli amministratori di banca nel dovere di agire informati.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

Responsabilità amministratori banca: la Cassazione fa il punto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26195/2024, ha fornito importanti chiarimenti sulla responsabilità amministratori banca in relazione alle sanzioni irrogate dall’Autorità di Vigilanza. La pronuncia conferma un orientamento consolidato, rigettando le doglianze di un ex amministratore sanzionato per carenze nel governo e nel controllo dei rischi di un noto istituto di credito. Analizziamo i punti salienti della decisione.

Il contesto del caso: dalla sanzione al ricorso in Cassazione

L’Autorità di Vigilanza bancaria aveva irrogato una sanzione amministrativa pecuniaria di 69.500 euro a diversi ex componenti del consiglio di amministrazione di un istituto di credito per “carenze nel governo, nella gestione e nel controllo dei rischi” emerse fino ai primi mesi del 2014. Gli amministratori avevano proposto opposizione, ma la Corte d’Appello di Roma l’aveva rigettata. Uno di essi ha quindi presentato ricorso per cassazione, articolato in cinque motivi, contestando sia aspetti procedurali sia il merito della decisione.

La natura delle sanzioni e le garanzie del giusto processo

Il ricorrente lamentava la violazione delle garanzie del giusto processo, sostenendo che il procedimento sanzionatorio dinanzi all’Autorità di Vigilanza non fosse equo e che la successiva fase di impugnazione in Corte d’Appello fosse stata carente. In particolare, si contestava la natura “sostanzialmente penale” della sanzione, da cui sarebbe dovuta discendere l’applicazione di principi garantisti tipici del processo penale, come la lex mitior (applicazione della legge successiva più favorevole).

La non applicabilità della lex mitior

Un motivo centrale del ricorso si basava sulla sopravvenuta introduzione di una normativa (d.lgs. n. 72/2015) che avrebbe ridotto le sanzioni per le persone fisiche. Il ricorrente sosteneva che, data la natura sostanzialmente penale della sanzione, dovesse applicarsi retroattivamente tale disciplina più mite. La Cassazione ha respinto con fermezza questa tesi, ribadendo un principio ormai consolidato nella sua giurisprudenza: le sanzioni amministrative previste dal Testo Unico Bancario (TUB) non hanno carattere sostanzialmente penale. Di conseguenza, non si applica il principio della lex mitior.

Il fulcro della responsabilità amministratori banca: il dovere di agire informato

I motivi tre, quattro e cinque del ricorso miravano a contestare nel merito la decisione della Corte d’Appello, denunciando un’errata applicazione delle norme sulla responsabilità degli amministratori (artt. 2381 e 2392 c.c.) e l’omesso esame di fatti decisivi. Il ricorrente sosteneva che la Corte non avesse considerato una pluralità di circostanze che avrebbero smentito le accuse, come il “grave ritardo” nella gestione del credito deteriorato.

L’obbligo di diligenza nel settore bancario

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tali motivi, in quanto volti a ottenere una rivalutazione del merito dei fatti, preclusa in sede di legittimità. Tuttavia, ha colto l’occasione per ribadire la portata degli obblighi che gravano sugli amministratori. Citando la propria giurisprudenza, ha sottolineato che l’obbligo di “agire in modo informato”, previsto dall’art. 2381 c.c., impone a ciascun amministratore, anche se privo di deleghe, un duplice dovere: attivarsi per prevenire o attenuare le criticità aziendali e informarsi adeguatamente per fondare le proprie scelte. Questo obbligo assume una connotazione ancora più stringente e incisiva per gli amministratori di società che esercitano l’attività bancaria, data la natura pubblicistica della vigilanza a cui sono sottoposte.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha rigettato tutti i motivi del ricorso. Sul primo, ha chiarito che il procedimento sanzionatorio amministrativo non viola l’art. 6 CEDU se all’interessato è garantita la possibilità di sottoporre la questione a un organo giurisdizionale indipendente e con piena giurisdizione, come la Corte d’Appello. Sul secondo, ha escluso la natura penale della sanzione e, di conseguenza, l’applicazione della lex mitior. Riguardo agli altri motivi, li ha giudicati inammissibili perché mascheravano una richiesta di riesame del merito, non consentita in Cassazione. La Corte ha inoltre specificato che l’amministratore ricorrente, contrariamente a quanto sostenuto, era munito di deleghe, e che comunque il ruolo dell’amministratore in una banca è cruciale anche in assenza di deleghe specifiche.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma dei principi che governano la responsabilità amministratori banca. Essa riafferma la natura puramente amministrativa delle sanzioni irrogate dall’Autorità di Vigilanza, escludendo l’applicazione di garanzie tipiche del diritto penale come la lex mitior. Soprattutto, mette in luce l’elevatissimo standard di diligenza richiesto a chi ricopre cariche amministrative in istituti di credito, sottolineando come il dovere di agire in modo informato sia un presidio fondamentale per la stabilità del sistema finanziario e non possa essere eluso invocando una pluralità di circostanze di fatto per ottenere un riesame nel merito in sede di legittimità.

Le sanzioni irrogate dalla Banca d’Italia agli amministratori hanno natura penale?
No. La Corte di Cassazione ha confermato il suo orientamento consolidato secondo cui le sanzioni amministrative previste dal Testo Unico Bancario non hanno natura sostanzialmente penale.

Si applica il principio della legge più favorevole (lex mitior) alle sanzioni amministrative bancarie?
No. Poiché le sanzioni non sono considerate di natura penale, il principio della retroattività della legge più favorevole non trova applicazione in questo ambito.

Qual è il principale dovere di un amministratore di banca, anche se privo di deleghe specifiche?
Il dovere fondamentale è quello di “agire in modo informato”. Ciò significa che l’amministratore deve attivarsi per conoscere approfonditamente la situazione aziendale, prevenire criticità e assicurarsi che ogni decisione sia basata su una solida conoscenza dei fatti. Questo obbligo è particolarmente rigoroso nel settore bancario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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