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Responsabilità amministratore bancario: il caso Cass.

La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione di 70.000 euro a un ex amministratore di un istituto di credito, inflitta dall’Autorità di Vigilanza. La sanzione era dovuta alla nomina di un direttore generale in palese contrasto con le indicazioni della stessa Autorità. La Corte ha rigettato i motivi di ricorso, chiarendo la piena responsabilità dell’amministratore bancario anche se privo di deleghe operative. È stato sottolineato che il dovere di agire informati e di vigilare attivamente non viene meno, e che spetta all’amministratore provare di aver tenuto una condotta diligente per scongiurare il danno. La sentenza ha inoltre escluso l’applicazione retroattiva di norme più favorevoli (lex mitior) e confermato la tempestività della contestazione da parte dell’organo di vigilanza.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

La responsabilità dell’amministratore bancario: anche senza deleghe si risponde

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di diritto societario e bancario: la responsabilità dell’amministratore bancario non si limita a coloro che detengono deleghe operative. Anche i consiglieri non esecutivi hanno un preciso dovere di vigilanza e di agire informati, la cui violazione può comportare sanzioni pecuniarie significative. Analizziamo insieme questo caso che fa luce sui doveri e le colpe dei membri di un consiglio di amministrazione.

I Fatti del Caso

Un ex componente del consiglio di amministrazione di un noto istituto di credito si opponeva a una sanzione amministrativa di 70.000 euro irrogata dall’Autorità di Vigilanza. La sanzione era motivata da carenze nell’organizzazione, nella gestione dei rischi e nei controlli interni della banca.
Il punto cruciale della contestazione era la delibera del CdA, con il voto favorevole del ricorrente, che nominava una figura controversa alla carica di direttore generale. Tale nomina era avvenuta nonostante le chiare e ripetute richieste dell’Autorità di Vigilanza, che aveva sollecitato un ‘integrale ricambio degli organi societari’ e l’esclusione di quel manager dal vertice esecutivo, a seguito di un’ispezione che aveva rivelato un ‘accentuato deterioramento’ della situazione della banca.
Il ricorrente si difendeva sollevando diverse eccezioni: la tardività della contestazione, la mancata applicazione di norme più favorevoli sopravvenute (lex mitior) e l’assenza di colpa, sostenendo di non avere deleghe operative.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello e la legittimità della sanzione. Gli Ermellini hanno smontato punto per punto le difese del ricorrente, fornendo importanti chiarimenti su temi cruciali del diritto bancario.

Le Motivazioni della Sentenza: un’analisi approfondita sulla responsabilità dell’amministratore bancario

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su tre pilastri argomentativi principali.

Sulla Tempestività della Contestazione

Il ricorrente lamentava che la contestazione fosse arrivata oltre il termine di 90 giorni dall’accertamento. La Corte ha chiarito che, in casi complessi come questo, il termine non decorre dal momento della violazione, ma da quando l’organo di vigilanza acquisisce la ‘piena contezza dell’illecito amministrativo’. Nel caso specifico, l’accertamento si è perfezionato solo con l’apposizione del visto da parte del capo del dipartimento vigilanza, rendendo la successiva notifica tempestiva.

Sull’Applicazione della Lex Mitior

Un altro motivo di ricorso riguardava la mancata applicazione retroattiva di disposizioni più favorevoli introdotte da una normativa successiva (d.lgs. n. 72/2015). La Cassazione ha ribadito il suo orientamento costante: le sanzioni amministrative irrogate dalla Banca d’Italia in questo contesto non hanno natura ‘sostanzialmente penale’. Di conseguenza, non si applica il principio della lex mitior, ma quello del tempus regit actum, secondo cui la condotta è disciplinata dalla legge in vigore al momento in cui è stata commessa.

Sul Dovere di Vigilanza dell’Amministratore non esecutivo

Questo è il cuore della decisione. La Corte ha riaffermato con forza che la responsabilità dell’amministratore bancario si estende a tutti i membri del consiglio, anche a quelli senza deleghe specifiche. Questi ultimi non sono semplici spettatori, ma hanno l’obbligo di agire in modo informato e di ostacolare eventi dannosi.
In presenza di ‘segnali di allarme’ – come le esplicite richieste dell’Autorità di Vigilanza – l’amministratore non esecutivo deve attivarsi. Opera una presunzione di colpa: non è l’organo di vigilanza a dover provare la colpa dell’amministratore, ma è quest’ultimo a dover dimostrare di aver tenuto una condotta attiva per scongiurare il danno. Ignorare le indicazioni della Vigilanza e confermare un manager considerato il principale responsabile delle criticità gestionali costituisce una palese violazione del dovere di diligenza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza invia un messaggio inequivocabile ai consigli di amministrazione, in particolare a quelli degli istituti di credito. Essere un consigliere non esecutivo non è un ruolo onorifico o passivo. Comporta doveri specifici e una responsabilità personale che può tradursi in sanzioni economiche rilevanti. La sentenza sottolinea l’importanza di una governance attenta e proattiva: di fronte a criticità e a richiami degli organi di controllo, l’inerzia o l’acquiescenza non sono opzioni valide. Ogni amministratore deve essere pronto a dimostrare di aver agito con diligenza, richiedendo informazioni, sollevando obiezioni e, se necessario, dissociandosi da decisioni palesemente rischiose o contrarie alle indicazioni delle autorità.

Un amministratore di banca senza deleghe operative può essere ritenuto responsabile per le decisioni del CdA?
Sì. La Corte di Cassazione afferma che anche i consiglieri privi di delega sono tenuti a vigilare sui delegati e ad agire in modo informato. In presenza di segnali di allarme, spetta a loro provare di aver tenuto una condotta attiva per scongiurare il danno, altrimenti rispondono per la loro inerzia.

Il principio della legge più favorevole (lex mitior) si applica sempre alle sanzioni amministrative della Banca d’Italia?
No. Secondo la sentenza, le sanzioni amministrative pecuniarie irrogate dalla Banca d’Italia per violazioni gestionali non hanno natura ‘sostanzialmente penale’. Pertanto, si applica il principio ‘tempus regit actum’ (la legge del tempo in cui è stato commesso il fatto) e non quello della lex mitior.

Da quale momento decorre il termine per la Banca d’Italia per contestare una violazione?
Il termine di decadenza per la notifica della contestazione decorre non dal momento in cui avviene la violazione, ma da quello in cui il soggetto titolare della potestà sanzionatoria acquisisce la piena contezza dell’illecito. In pratica, la fase di accertamento si conclude con l’apposizione del visto del direttore centrale della vigilanza, e solo da quel momento inizia a decorrere il termine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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