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Responsabilità amministratore bancario: il caso

La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni amministrative irrogate dall’autorità di vigilanza a un ex amministratore di un istituto di credito. La sentenza chiarisce la portata della responsabilità dell’amministratore bancario, anche se privo di deleghe esecutive. Viene sottolineato il dovere di agire in modo informato e di attivarsi in presenza di ‘segnali di allarme’ riguardanti la gestione aziendale, respingendo le eccezioni del ricorrente sulla tardività della sanzione e sulla presunta assenza di colpa.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

Responsabilità Amministratore Bancario: la Cassazione sui Doveri di Vigilanza

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un tema cruciale nel diritto societario e bancario: la responsabilità dell’amministratore bancario, anche quando privo di deleghe operative. La pronuncia conferma la legittimità delle sanzioni irrogate dall’autorità di vigilanza a un ex consigliere di amministrazione per gravi carenze nell’organizzazione, nella gestione dei rischi e nel governo societario di un noto istituto di credito. Questo caso offre spunti fondamentali sui doveri di diligenza e controllo che gravano su tutti i membri del consiglio di amministrazione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un’indagine condotta dalla Banca Centrale Europea nei confronti di un importante istituto di credito italiano. A seguito di tale indagine, l’autorità di vigilanza nazionale ha deliberato sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti di un ex componente del consiglio di amministrazione per un importo complessivo di 20.000 euro. Le contestazioni riguardavano ‘carenze nell’organizzazione, nella gestione dei rischi e nei controlli interni’ e ‘carenze di governo societario’, con riferimento all’assetto del gruppo e alla ripartizione delle deleghe. L’amministratore ha impugnato la sanzione davanti alla Corte d’appello, che ha però respinto la sua domanda, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Responsabilità Amministratore Bancario

L’ex consigliere ha basato il suo ricorso per cassazione su quattordici motivi, sostenendo, tra le altre cose:

* La violazione del termine di 90 giorni per la notifica della contestazione degli addebiti.
* La lesione del diritto di difesa per l’impossibilità di accedere a tutta la documentazione.
* L’illegittimità del procedimento sanzionatorio per violazione dei principi del giusto processo.
* La genericità delle contestazioni e l’assenza di colpevolezza, data la sua posizione di amministratore senza deleghe.

Il cuore della difesa verteva sulla presunta assenza di una sua diretta responsabilità di amministratore bancario, in quanto le decisioni operative erano state prese da altri. Egli sosteneva che, in assenza di ‘segnali di allarme’, non vi era nulla che richiedesse una sua specifica attivazione per modificare le procedure esistenti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo tutti i motivi infondati e fornendo chiarimenti essenziali sulla materia.

Sulla Tempestività della Sanzione e il Diritto di Difesa

La Corte ha innanzitutto chiarito che il termine per la contestazione degli illeciti non decorre dalla mera acquisizione del fatto, ma dal momento in cui l’autorità di vigilanza completa l’attività istruttoria, che si perfeziona con l’apposizione del ‘visto’ da parte del capo dipartimento. La notifica, avvenuta in questo caso dopo tale adempimento, è stata quindi ritenuta tempestiva. Anche le censure sul diritto di difesa sono state respinte, poiché l’amministratore aveva avuto modo di articolare una difesa complessa sia in sede di merito che di legittimità, dimostrando di aver compreso appieno le contestazioni.

Sul Principio di Personalità della Sanzione e la Responsabilità dell’Amministratore non Esecutivo

Questo è il punto centrale della decisione. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: anche i consiglieri non esecutivi sono tenuti ad agire in modo informato e, in ragione della loro professionalità, hanno il dovere di attivarsi per ostacolare eventi dannosi per la società. La loro non è una responsabilità oggettiva, ma colposa, che consiste nel non aver rilevato ‘segnali di allarme’ pur essendo questi percepibili con la dovuta diligenza.

La Corte ha specificato che l’autorità di vigilanza ha l’onere di dimostrare l’esistenza di tali segnali, mentre spetta all’amministratore provare di aver tenuto una condotta attiva per neutralizzare le criticità. Nel caso di specie, l’autorità di vigilanza aveva indicato chiari segnali di pericolo, come il ‘fenomeno massivo’ dei cosiddetti ‘finanziamenti baciati’, che avrebbero dovuto allertare tutti i consiglieri e indurli a chiedere approfondimenti. La circostanza che l’amministratore si fosse dimesso non è stata considerata una scriminante, ma solo un elemento per mitigare l’entità della sanzione.

L’obbligo di agire informati, sancito dal codice civile, impone ai consiglieri non esecutivi una funzione di monitoraggio continuo sulle scelte degli organi esecutivi, contribuendo ad assicurare un governo efficace dei rischi. Essi non possono semplicemente attendere le informative degli amministratori delegati, ma devono attivarsi proattivamente.

Le Conclusioni

La sentenza della Corte di Cassazione rafforza un principio fondamentale per la governance delle società bancarie: la responsabilità dell’amministratore bancario non è circoscritta ai soli ruoli esecutivi. Tutti i membri del consiglio di amministrazione, in virtù della loro posizione e professionalità, condividono un dovere di vigilanza attiva e di intervento. La passività di fronte a evidenti segnali di criticità gestionali costituisce una condotta colposa sanzionabile. Questa decisione serve come monito per tutti gli amministratori, sottolineando che la carica comporta oneri di diligenza e controllo non delegabili, la cui violazione espone a precise responsabilità personali.

Quando inizia a decorrere il termine per la notifica delle sanzioni amministrative da parte dell’Autorità di Vigilanza?
Il termine di decadenza per la notifica della violazione (previsto in 90 giorni dalla L. 689/1981) non decorre dal momento della scoperta del fatto, ma dalla conclusione della fase di accertamento da parte dell’autorità, che si perfeziona con l’apposizione del visto del dirigente preposto.

Un amministratore senza deleghe operative può essere ritenuto responsabile per le carenze gestionali di una banca?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che anche i consiglieri non esecutivi hanno il dovere di agire in modo informato e di attivarsi di fronte a ‘segnali di allarme’ percepibili. La loro responsabilità deriva dalla violazione del dovere di monitoraggio e vigilanza, non potendo rimanere inerti di fronte a criticità gestionali.

In caso di sanzione, chi deve provare la colpevolezza o l’assenza di colpa dell’amministratore?
L’autorità di vigilanza ha l’onere di dimostrare l’esistenza dei ‘segnali di allarme’ che avrebbero dovuto indurre gli amministratori ad agire. Una volta provato questo, in virtù della presunzione di colpa, spetta all’amministratore sanzionato dimostrare di aver tenuto la condotta attiva richiesta per prevenire il danno o, comunque, di aver agito in assenza di colpevolezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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