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Responsabilità amministratore: anche senza deleghe

La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione a un amministratore di un istituto di credito per omissioni in un prospetto informativo. La decisione chiarisce che la responsabilità amministratore sussiste anche in assenza di deleghe specifiche e per il solo fatto di aver accettato la carica, in quanto l’illecito omissivo si considera permanente. L’amministratore non esecutivo ha un dovere di vigilanza e informazione attiva, non potendo invocare a propria discolpa di essere entrato in carica dopo le delibere iniziali.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

Responsabilità amministratore: anche senza deleghe, la vigilanza è un dovere

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto societario e bancario: la responsabilità amministratore non viene meno neppure in assenza di deleghe specifiche. Anche un consigliere non esecutivo, entrato in carica a processo decisionale già avviato, ha il dovere di informarsi e agire per sanare eventuali irregolarità, come le omissioni nei prospetti informativi destinati al mercato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un componente del consiglio di amministrazione di un noto istituto di credito, in carica per un periodo limitato (dal 26 aprile 2014 al 10 febbraio 2015). Durante il suo mandato, l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari ha riscontrato significative omissioni informative nei prospetti relativi a due aumenti di capitale deliberati dalla banca. Di conseguenza, l’autorità ha irrogato una sanzione amministrativa pecuniaria di 30.000 euro all’amministratore.

L’interessato ha impugnato la sanzione, ottenendo in Corte d’Appello una parziale riduzione a 26.500 euro. Non soddisfatto, ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo di non avere alcuna responsabilità. Le sue principali difese si basavano sul fatto di essere un amministratore privo di deleghe, di essere entrato in carica dopo l’approvazione dei prospetti e di non essere mai stato direttamente coinvolto nell’attività contestata.

I motivi del ricorso e l’estensione della responsabilità amministratore

Il ricorrente ha articolato la sua difesa su diversi punti, tutti respinti dalla Suprema Corte. Vediamoli nel dettaglio:

Carenza di poteri e di coinvolgimento diretto

L’amministratore sosteneva che, non avendo deleghe operative e non avendo mai sottoscritto le dichiarazioni di conformità dei prospetti, non poteva essergli addebitato l’illecito. Secondo la sua tesi, la responsabilità era esclusivamente della banca emittente o, al più, dei soggetti specificamente delegati alla redazione dei documenti.

Esaurimento della condotta illecita

Un altro argomento chiave era che la condotta illecita si era già perfezionata ed esaurita prima del suo ingresso in carica, con la delibera e l’approvazione dei prospetti. Pertanto, non poteva essere chiamato a rispondere di fatti avvenuti prima del suo mandato.

Natura penale della sanzione e proporzionalità

Il ricorrente ha inoltre invocato i cosiddetti “criteri Engel”, elaborati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per sostenere la natura sostanzialmente penale della sanzione amministrativa. Questo avrebbe comportato l’applicazione di principi più garantisti, come la non punibilità per condotte di lieve entità. Contestava, inoltre, la proporzionalità della sanzione, ritenendola eccessiva rispetto alla sua limitata permanenza in carica e al suo ruolo marginale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla portata della responsabilità amministratore, specialmente per le figure non esecutive.

La Corte ha innanzitutto affermato che l’accettazione della carica di amministratore, anche senza deleghe, impone il rispetto di tutti gli oneri e gli obblighi ad essa connessi. Tra questi, vi è un dovere generale di agire informati e di vigilare sull’andamento della gestione. Un amministratore non può limitarsi a recepire passivamente le informazioni fornite dagli organi esecutivi, ma deve attivarsi per avere una conoscenza adeguata del business e contribuire a un governo efficace dei rischi.

Fondamentale è stata la qualificazione dell’illecito come permanente. Le omesse informazioni nei prospetti non costituiscono un illecito istantaneo che si esaurisce con la pubblicazione, ma una violazione che perdura per tutto il periodo dell’offerta al pubblico. Poiché il mandato del ricorrente si è svolto durante questo periodo, egli aveva il dovere di intervenire. La Corte ha sottolineato che, venuto a conoscenza (o avendo il dovere di venire a conoscenza) delle carenze informative, l’amministratore avrebbe dovuto approfondire la questione e segnalare all’organo amministrativo la necessità di integrare i prospetti.

Infine, la Corte ha respinto la tesi sulla natura penale della sanzione, confermando l’orientamento consolidato secondo cui, nell’ordinamento interno, le sanzioni del TUF (diverse da quelle per abuso di mercato) hanno natura amministrativa. Per quanto riguarda la proporzionalità, i giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse già operato una corretta valutazione, riducendo la sanzione e tenendo conto delle specificità del caso, senza che la Cassazione potesse entrare nel merito di una decisione discrezionale e motivata.

Conclusioni: L’Insegnamento della Suprema Corte

Questa ordinanza ribadisce con forza che il ruolo di amministratore, anche non esecutivo, non è una posizione onorifica o passiva. L’accettazione della carica comporta l’assunzione di una responsabilità amministratore piena, che include un dovere proattivo di informazione, monitoraggio e intervento. Non è possibile schermarsi dietro la mancanza di deleghe specifiche o l’estraneità alle fasi decisionali iniziali, specialmente quando l’illecito ha carattere permanente. Ogni consigliere è chiamato a contribuire alla corretta gestione societaria e alla tutela degli stakeholder, in questo caso gli investitori, e una condotta omissiva può fondare una piena responsabilità.

Un amministratore senza deleghe specifiche è responsabile per le omissioni in un prospetto informativo?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’accettazione della carica di amministratore impone il rispetto di tutti gli oneri e obblighi, incluso un dovere generale di vigilanza. Anche un amministratore non esecutivo deve attivarsi per essere informato e, se necessario, segnalare all’organo amministrativo la necessità di correggere o integrare informazioni carenti.

La responsabilità di un amministratore inizia solo dal momento in cui assume la carica, anche se l’illecito è iniziato prima?
Dipende dalla natura dell’illecito. Nel caso di specie, l’omissione di informazioni nel prospetto è stata considerata un illecito permanente, che perdura per tutto il periodo dell’offerta. Pertanto, l’amministratore che entra in carica durante questo periodo è ritenuto responsabile perché la sua condotta omissiva (il non essersi attivato per sanare l’irregolarità) si verifica durante il suo mandato.

Il giudice deve sempre specificare come ha considerato le condizioni economiche del sanzionato nel determinare l’importo della sanzione?
No. Secondo la Corte, il giudice non è tenuto a specificare dettagliatamente nella sentenza i criteri adottati, inclusa la valutazione delle condizioni economiche, purché la sanzione sia determinata entro i limiti edittali previsti dalla legge e dal complesso della motivazione risulti che la valutazione è stata compiuta in modo logico e coerente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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