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Responsabilità aggravata: no se la domanda è parziale

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per responsabilità aggravata a carico di un professionista. Nonostante un comportamento processuale discutibile durante le trattative, la Corte ha stabilito che la sanzione non è applicabile se la parte non è totalmente soccombente, avendo ottenuto un accoglimento solo parziale della richiesta risarcitoria originaria.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Aggravata: Quando la Soccombenza Parziale Esclude la Sanzione

L’istituto della responsabilità aggravata, disciplinato dall’articolo 96 del codice di procedura civile, rappresenta un fondamentale strumento di deterrenza contro l’abuso del processo. Tuttavia, la sua applicazione richiede presupposti rigorosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione: la sanzione non può essere comminata se la parte resistente non è totalmente soccombente. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere i confini di questa particolare forma di responsabilità.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta di Risarcimento alla Condanna

La controversia trae origine da una causa per responsabilità professionale intentata da un cliente nei confronti di un notaio. Il Tribunale, in primo grado, accoglieva la domanda, condannando il professionista al pagamento di circa 19.000 euro a titolo di risarcimento. Oltre a tale somma, il giudice infliggeva al notaio un’ulteriore condanna di 9.600 euro per responsabilità aggravata ai sensi del terzo comma dell’art. 96 c.p.c.

Questa seconda condanna era motivata da un comportamento ritenuto processualmente scorretto: durante il processo, dopo aver ottenuto dalla propria assicurazione la somma necessaria a risarcire il danno, il professionista aveva insistito per un pagamento rateale, proposta inizialmente avanzata dal giudice in fase conciliativa ma a quel punto non più accettata dalla controparte. Tale condotta, secondo i giudici di merito, aveva causato la rottura delle trattative e configurava un “abuso del processo”. La decisione veniva confermata anche in appello.

L’Analisi della Corte di Cassazione e il Principio di Diritto

Il professionista ricorreva per Cassazione, lamentando l’errata applicazione dell’art. 96 c.p.c. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e annullando la condanna per responsabilità processuale aggravata.

La Soccombenza Totale come Presupposto Indefettibile della responsabilità aggravata

Il punto centrale del ragionamento della Corte è che la condanna per responsabilità aggravata presuppone la soccombenza totale della parte che ha agito o resistito in giudizio con dolo o colpa grave. Nel caso di specie, la domanda risarcitoria iniziale del cliente era di oltre 107.000 euro, ma era stata accolta solo per la somma, notevolmente inferiore, di 19.424 euro.

Questo esito configura una soccombenza parziale. Il fatto stesso che la domanda sia stata accolta per un importo così ridotto dimostra che la resistenza del notaio era, in buona parte, giustificata da fondate ragioni. Pertanto, la sua condotta difensiva non può essere qualificata come un abuso del processo, venendo a mancare il presupposto essenziale della piena soccombenza.

L’Irrilevanza delle Singole Fasi Processuali

La Cassazione ha inoltre chiarito che, ai fini della valutazione dell’abuso del processo, non è corretto isolare e dare rilievo a singole fasi o segmenti del giudizio, come la condotta tenuta durante il fallimento della proposta conciliativa. La valutazione deve essere complessiva e avere come riferimento l’esito finale della lite.

Il comportamento del convenuto durante le trattative, sebbene possa essere stato discutibile, non può fondare una condanna per responsabilità aggravata quando il risultato finale del processo dimostra che la sua opposizione era parzialmente legittima.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio consolidato: la sanzione ex art. 96, terzo comma, c.p.c. ha lo scopo di punire il comportamento abusivo del soccombente pieno. Se la parte convenuta riesce a dimostrare che la pretesa avversaria è infondata per una parte significativa, la sua resistenza non può essere considerata temeraria. L’accoglimento solo parziale della domanda attorea è la prova che la difesa non era pretestuosa, ma basata su argomenti che il giudice ha, almeno in parte, condiviso. Di conseguenza, non sussistono i presupposti per sanzionare la condotta processuale del convenuto, anche se in alcune fasi del procedimento essa possa essere apparsa non pienamente collaborativa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio di garanzia fondamentale nel processo civile. La condanna per responsabilità aggravata è una misura eccezionale, da applicare con cautela e solo in presenza di tutti i presupposti di legge. Il principale tra questi è la totale infondatezza della posizione processuale, che si manifesta con la piena soccombenza. In assenza di ciò, anche un comportamento processuale non esemplare non può essere sanzionato ai sensi dell’art. 96, terzo comma, c.p.c., poiché la parziale fondatezza delle proprie ragioni giustifica la resistenza in giudizio.

Si può essere condannati per responsabilità aggravata se la richiesta dell’avversario viene accolta solo in minima parte?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che un presupposto fondamentale per la condanna per responsabilità aggravata (art. 96, terzo comma, c.p.c.) è la soccombenza totale. Se la resistenza in giudizio risulta parzialmente fondata, come dimostra un accoglimento notevolmente inferiore della domanda iniziale, la sanzione non può essere applicata.

Un comportamento ostruzionistico durante una fase di conciliazione può giustificare da solo una condanna per abuso del processo?
No. Secondo la sentenza, non si possono isolare singole fasi o segmenti del processo per fondare una condanna per responsabilità aggravata. La valutazione deve considerare l’esito complessivo del giudizio e non può basarsi unicamente sulla condotta tenuta in relazione a una proposta conciliativa che poi non ha avuto successo.

Qual è la differenza tra soccombenza reciproca e soccombenza parziale ai fini dell’art. 96 c.p.c.?
Anche se la sentenza menziona la distinzione, chiarisce che il principio chiave è lo stesso: il fatto che la parte resistente abbia avuto in parte ragione, ottenendo un accoglimento solo parziale della pretesa altrui, esclude la possibilità di imputarle un abuso del processo e, di conseguenza, di condannarla per responsabilità aggravata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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