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Rescissione per lesione: contratto annullato

La Corte di Cassazione conferma la rescissione per lesione di un contratto di cessione immobiliare. Una società aveva acquisito un bene a un prezzo inferiore alla metà del suo valore, approfittando dello stato di bisogno del venditore. La Corte ha respinto le difese dell’acquirente, chiarendo che lo stato di bisogno non richiede indigenza assoluta ma anche una semplice difficoltà economica che spinge ad accettare l’accordo svantaggioso. L’offerta di adeguamento del prezzo è stata ritenuta insufficiente.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Rescissione per Lesione: Quando un Contratto Svantaggioso Può Essere Annullato

Introduzione: Il Principio di Equità Contrattuale

Nel mondo degli affari e delle transazioni private, la libertà contrattuale è un pilastro fondamentale. Tuttavia, questa libertà non è assoluta. L’ordinamento giuridico prevede dei correttivi per quelle situazioni in cui l’accordo tra le parti è palesemente squilibrato. Uno degli strumenti più importanti a tutela della parte debole è la rescissione per lesione, disciplinata dall’art. 1448 del Codice Civile. Con l’ordinanza n. 6311/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su questo tema, offrendo chiarimenti cruciali sui presupposti necessari per annullare un contratto iniquo.

I Fatti del Caso: Una Cessione Immobiliare Sotto Esame

La vicenda trae origine da un’azione legale avviata da un imprenditore contro una società. L’imprenditore chiedeva la rescissione di un complesso accordo di cessione immobiliare, sostenendo di aver venduto un vasto complesso di beni a un prezzo notevolmente inferiore al loro valore di mercato. Nello specifico, a fronte di una prestazione della società acquirente quantificata in circa 775.000 euro, il valore dei beni ceduti era stato stimato in oltre 2.280.000 euro.

L’imprenditore affermava di aver accettato tali condizioni svantaggiose a causa di una grave difficoltà economica in cui versava, un vero e proprio ‘stato di bisogno’ che la società acquirente avrebbe sfruttato a proprio vantaggio. La società, dal canto suo, si difendeva eccependo la prescrizione dell’azione e contestando la sussistenza sia della sproporzione tra le prestazioni sia dello stato di bisogno del venditore.

I tribunali di primo e secondo grado avevano dato ragione al venditore, dichiarando la rescissione del contratto. La società acquirente ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Corte e la Rescissione per Lesione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione della Corte d’Appello e consolidando importanti principi in materia di rescissione per lesione.

La Sussistenza della Lesione ‘Ultra Dimidium’

Il primo requisito per la rescissione è oggettivo: la sproporzione tra le prestazioni, che deve eccedere la metà del valore della prestazione eseguita o promessa dalla parte danneggiata (la cosiddetta lesione ultra dimidium). Nel caso di specie, la Corte ha confermato la correttezza del calcolo effettuato dai giudici di merito, che avevano comparato il valore del bene trasferito (oltre 2,2 milioni di euro) con la somma corrisposta dalla società (circa 775.000 euro). La sproporzione era evidente e superava ampiamente la soglia di legge.

Lo Stato di Bisogno del Venditore: Non Serve l’Indigenza Assoluta

Il secondo requisito è lo stato di bisogno della parte danneggiata. La Cassazione ha ribadito un concetto fondamentale: lo stato di bisogno non si identifica con la povertà assoluta o l’indigenza. È sufficiente una situazione di difficoltà economica, anche temporanea, o una carenza di liquidità che costituisca il concreto impulso psicologico che ha spinto la parte a concludere un contratto per sé svantaggioso. Nel caso esaminato, la difficoltà economica del venditore è stata considerata il motivo determinante che lo ha indotto ad accettare la sproporzione.

Il Rigetto delle Difese della Società Acquirente

La Corte ha smontato le principali argomentazioni difensive della società:
1. Prescrizione: L’azione di rescissione si prescrive in un anno, ma il termine è più lungo se il fatto costituisce reato (come l’usura). La Corte ha ritenuto che, ai fini dell’integrazione del delitto di usura, è irrilevante chi abbia preso l’iniziativa per la negoziazione, essendo sufficiente l’oggettiva usurarietà delle condizioni. Pertanto, il termine di prescrizione più lungo era applicabile.
2. Contratto Aleatorio: La società sosteneva che il contratto fosse aleatorio (cioè con un rischio intrinseco), il che avrebbe escluso la rescissione. La Corte ha respinto questa tesi, chiarendo che la semplice incertezza su alcuni costi futuri non rende un contratto commutativo, come la compravendita, un contratto aleatorio. L’equilibrio economico era valutabile fin dall’inizio.
3. Offerta di Riconduzione ad Equità: La società aveva offerto una somma aggiuntiva per ‘sanare’ lo squilibrio. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto tale offerta del tutto insufficiente a riportare il contratto ad equità, respingendo la domanda.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione riaffermando che la rescissione per lesione è posta a tutela dell’equilibrio contrattuale contro abusi e approfittamenti. Ha sottolineato che la valutazione dello stato di bisogno e della sproporzione è un’indagine di fatto, rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, e non può essere rivalutata in sede di legittimità se la motivazione è logica e congrua. La decisione della Corte d’Appello è stata ritenuta immune da vizi, in quanto ha correttamente ponderato tutti gli elementi: la grave sproporzione economica, la situazione di difficoltà del venditore come causa dell’accettazione, e l’approfittamento consapevole da parte della società acquirente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza della Cassazione offre una lezione importante: un affare che sembra ‘troppo bello per essere vero’ potrebbe nascondere un vizio che lo rende annullabile. Per chi vende, la sentenza ribadisce che la legge offre una protezione contro l’approfittamento di una condizione di vulnerabilità economica. Per chi acquista, specialmente in transazioni complesse e a prezzi apparentemente molto vantaggiosi, è un monito a verificare la correttezza dell’equilibrio contrattuale e la situazione della controparte, per non rischiare di vedere il proprio investimento annullato da un’azione di rescissione. L’equità, prima ancora che un principio giuridico, è un fondamento di stabilità e certezza nei rapporti commerciali.

Quando si può chiedere la rescissione per lesione di un contratto?
La rescissione per lesione può essere richiesta quando coesistono tre presupposti: una sproporzione tra le prestazioni delle parti che eccede la metà del valore della prestazione della parte danneggiata (lesione ultra dimidium); uno stato di bisogno (anche solo di difficoltà economica) della parte danneggiata; l’approfittamento di tale stato di bisogno da parte dell’altro contraente.

Lo stato di bisogno deve consistere in una povertà assoluta per giustificare la rescissione?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che lo stato di bisogno non richiede uno stato di indigenza totale, ma è sufficiente una situazione di difficoltà economica o di carenza di liquidità che abbia rappresentato il concreto impulso alla conclusione del contratto svantaggioso.

È possibile evitare la rescissione del contratto offrendo una somma aggiuntiva?
Sì, la parte che ha beneficiato dello squilibrio può evitare la rescissione offrendo una modifica del contratto sufficiente a ricondurlo ad equità. Tuttavia, come dimostra il caso, se l’offerta è ritenuta insufficiente dal giudice per ripristinare il giusto equilibrio, la domanda di rescissione verrà accolta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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