LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Requisito dimensionale: la prova per la tutela forte

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un’azienda al risarcimento del danno per licenziamento illegittimo. Il caso verteva sul calcolo del requisito dimensionale, ovvero il numero di dipendenti necessario per applicare una tutela risarcitoria più elevata. La Corte ha stabilito che, per raggiungere la soglia dei 15 dipendenti, si devono sommare i lavoratori di tutte le sedi aziendali presenti nello stesso Comune, a prescindere dalla loro autonomia. L’appello dell’azienda è stato respinto perché la valutazione delle prove spetta ai giudici di merito e perché ha introdotto questioni nuove non ammissibili in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Requisito Dimensionale e Licenziamento: Come si Contano i Lavoratori?

Il requisito dimensionale di un’azienda è un fattore determinante per stabilire l’entità della tutela a cui un lavoratore ha diritto in caso di licenziamento illegittimo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali su come calcolare questo requisito e sulla ripartizione delle competenze tra i diversi gradi di giudizio. La decisione chiarisce che per il calcolo del numero totale di dipendenti si devono sommare tutti i lavoratori impiegati nelle diverse sedi all’interno dello stesso Comune, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza.

Il Caso: Licenziamento e il Calcolo dei Dipendenti

Il caso nasce dal licenziamento di un lavoratore, ritenuto illegittimo per carenza di giustificato motivo oggettivo. La controversia si è concentrata sulla quantificazione del risarcimento, strettamente legata al superamento o meno della soglia dei 15 dipendenti da parte dell’azienda.

L’iter Giudiziario nei Gradi di Merito

Inizialmente, il Tribunale aveva concesso al lavoratore un’indennità risarcitoria ‘forte’ (16 mensilità), ritenendo che l’azienda superasse il requisito dimensionale. Successivamente, in fase di opposizione, lo stesso Tribunale aveva ridotto l’indennità a 5 mensilità, accertando la non sussistenza del requisito, basando il calcolo solo sui dipendenti della singola unità produttiva dove lavorava il ricorrente.
La Corte d’Appello ha ribaltato nuovamente la decisione, ripristinando la tutela risarcitoria più elevata. I giudici di secondo grado hanno specificato che, ai sensi dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, ai fini del calcolo del requisito dimensionale, è sufficiente la mera sommatoria dei dipendenti impiegati in più sedi nello stesso Comune, a prescindere dalla loro autonomia organizzativa. Per provare il superamento della soglia, la Corte ha fatto riferimento alla visura camerale, ritenendola più affidabile dei Libri Unici del Lavoro (LUL) prodotti dall’azienda, che non coprivano l’intero periodo di riferimento.

La Prova del Requisito Dimensionale in Cassazione

L’azienda ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due motivi principali: l’errata applicazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e l’omesso esame dei LUL prodotti. La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, delineando con chiarezza i limiti del proprio giudizio.

La Valutazione delle Prove è Compito del Giudice di Merito

La Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: la valutazione delle prove è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Non spetta alla Corte di Cassazione, quale giudice di legittimità, riesaminare il materiale probatorio o sostituire la propria valutazione a quella espressa nella sentenza impugnata. I giudici di merito hanno la facoltà di scegliere le fonti del proprio convincimento, dare prevalenza a una prova piuttosto che a un’altra e decidere la causa senza necessità di ulteriori acquisizioni, motivando adeguatamente la propria scelta. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva legittimamente ritenuto la visura camerale una prova sufficiente del requisito dimensionale.

Questioni Nuove in Cassazione e Principio di Autosufficienza

L’azienda ricorrente aveva inoltre invocato l’applicazione del D.Lgs. 23/2015 (Jobs Act), una questione mai emersa nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile. In base al principio di autosufficienza, chi presenta ricorso in Cassazione deve non solo allegare di aver già sollevato una determinata questione in appello, ma anche indicare precisamente in quale atto lo ha fatto. È preclusa la possibilità di introdurre temi di contestazione nuovi, non compresi nel thema decidendum del giudizio di merito.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su due pilastri. Il primo è il rispetto del dettato normativo dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che impone una semplice sommatoria aritmetica dei dipendenti nel Comune per il calcolo del requisito dimensionale. Non sono richiesti ulteriori accertamenti sull’autonomia delle singole unità produttive. Il secondo pilastro è la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Cassazione non è un ‘terzo grado’ dove si possono ridiscutere i fatti o la valutazione delle prove, ma un organo che verifica la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento consolidato, offrendo importanti spunti pratici. Per le aziende con più sedi nello stesso Comune, è cruciale essere consapevoli che tutti i dipendenti verranno conteggiati ai fini del superamento delle soglie occupazionali previste dalla legge. Dal punto di vista processuale, la decisione sottolinea l’importanza di strutturare una difesa completa fin dal primo grado, poiché non sarà possibile introdurre nuove argomentazioni o contestazioni per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

Come si calcola il requisito dimensionale se un’azienda ha più sedi nella stessa città?
Secondo la Corte, i dipendenti di tutte le unità produttive situate nel medesimo Comune devono essere sommati. Non è rilevante che ciascuna sede, singolarmente considerata, non raggiunga la soglia numerica o che sia organizzativamente autonoma.

Quale prova è valida per dimostrare il numero di dipendenti di un’azienda?
La valutazione delle prove è di competenza dei giudici di merito. Essi possono basare la loro decisione su diverse fonti, come i Libri Unici del Lavoro (LUL) o la visura camerale. Nel caso specifico, la Corte d’Appello ha ritenuto la visura camerale sufficiente a provare il superamento della soglia, poiché i LUL prodotti non coprivano il periodo di tempo rilevante.

È possibile sollevare una nuova questione legale per la prima volta in Cassazione?
No, di norma non è possibile. La Corte di Cassazione ha ribadito che le questioni non discusse nei precedenti gradi di giudizio sono inammissibili. Il ricorrente ha l’onere di dimostrare di aver già sollevato la questione in appello, indicando lo specifico atto in cui ciò è avvenuto, in virtù del principio di autosufficienza del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati