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Requisiti nomina dirigenziale: la specializzazione

Un dipendente pubblico contesta la selezione di un collega per una posizione di vertice, mettendo in dubbio la validità di una sua precedente nomina che costituiva un requisito di accesso. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la contestazione sui requisiti della nomina pregressa è stata sollevata tardivamente nel processo. Inoltre, ha confermato che per la nomina dirigenziale, la ‘particolare specializzazione professionale’ può essere un’alternativa valida all’esperienza quinquennale pregressa, e che la valutazione comparativa dei candidati non era manifestamente illogica.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Requisiti Nomina Dirigenziale: La Cassazione sulla Specializzazione Professionale

Quali sono i requisiti per una nomina dirigenziale nella Pubblica Amministrazione? L’esperienza pregressa di cinque anni è l’unica via, o una ‘particolare specializzazione professionale’ può essere sufficiente? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, fa luce su questi interrogativi, analizzando una complessa vicenda legata alla selezione del Comandante della Polizia Locale di un grande comune italiano. La decisione offre importanti spunti sia sui criteri di valutazione dei candidati sia sugli aspetti procedurali da rispettare quando si contesta una selezione.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dal ricorso di un dipendente pubblico avverso la nomina di un collega al ruolo di Comandante della Polizia Locale. Il ricorrente sosteneva che il vincitore della selezione non possedesse i requisiti necessari, in particolare contestando la legittimità di una precedente nomina dirigenziale ottenuta dal vincitore stesso nel 2017. Tale nomina pregressa era un requisito fondamentale per poter partecipare alla selezione del 2021/2022.

Secondo il ricorrente, il collega non aveva maturato l’esperienza dirigenziale quinquennale richiesta e, inoltre, la sua successiva valutazione comparativa nella selezione era stata errata. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le sue richieste, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione sui Requisiti Nomina Dirigenziale

Il cuore della disputa legale verteva su due punti principali:

1. Aspetto Procedurale: Era ammissibile contestare la legittimità della nomina del 2017, presupposto per la selezione del 2021/2022, solo in una fase avanzata del giudizio di primo grado?
2. Aspetto Sostanziale: L’esperienza dirigenziale quinquennale era un requisito inderogabile, o il regolamento comunale, in linea con la normativa nazionale, poteva legittimamente prevedere come alternativa una ‘particolare specializzazione professionale, culturale e/o scientifica’?

Il ricorrente sosteneva che l’illegittimità della prima nomina invalidasse automaticamente la partecipazione del vincitore alla seconda selezione. La Corte d’Appello, pur considerando tardiva la contestazione, aveva comunque esaminato il merito, ritenendo che la nomina del 2017 fosse legittima perché basata sul requisito alternativo della specializzazione professionale, previsto sia dal regolamento comunale sia dall’art. 19, comma 6, del D.Lgs. 165/2001.

La Valutazione Comparativa

Un ulteriore motivo di censura riguardava la valutazione comparativa dei curricula. Il ricorrente lamentava una motivazione illogica e apparente, in quanto la sua più lunga esperienza in contesti territoriali complessi non era stata adeguatamente valorizzata rispetto a quella del vincitore, maturata prevalentemente nello stesso grande comune oggetto della selezione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti e fornendo chiarimenti cruciali.

Sulla Tardività della Contestazione

In primo luogo, i giudici hanno stabilito che la contestazione sull’assenza dei requisiti per la nomina del 2017 costituiva il fondamento stesso della domanda. Come tale, doveva essere introdotta sin dall’inizio del processo. Averla sollevata solo all’udienza di discussione del primo grado ha significato introdurre un nuovo tema di indagine, inammissibile dal punto di vista processuale. Questo perché una contestazione del genere richiede accertamenti di fatto e di diritto specifici (natura delle esperienze, titoli di studio, cumulatività o alternatività dei requisiti) che devono essere oggetto di contraddittorio fin da subito.

I Requisiti Alternativi per la Nomina Dirigenziale

La Corte ha poi confermato la correttezza del ragionamento della Corte d’Appello. Anche se la contestazione fosse stata tempestiva, la normativa (art. 19, co. 6, D.Lgs. 165/2001 e il regolamento dell’Ente Locale) prevede espressamente due percorsi alternativi per la nomina di dirigenti esterni:

* Lo svolgimento di funzioni dirigenziali per un quinquennio in altre Pubbliche Amministrazioni.
* Il possesso di una ‘particolare specializzazione professionale, culturale o scientifica’ desumibile da formazione universitaria, pubblicazioni ed esperienze lavorative qualificate.

La presenza di questo presupposto alternativo rendeva non decisiva la censura basata esclusivamente sulla carenza dell’esperienza quinquennale. La Corte d’Appello aveva legittimamente considerato che la nomina del 2017 poteva fondarsi su questa seconda via, rendendo infondata la pretesa di illegittimità.

Sul Giudizio Comparativo

Infine, per quanto riguarda la valutazione dei curricula, la Cassazione ha ribadito il proprio ruolo di giudice di legittimità, non di merito. La Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dell’amministrazione, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica, contraddittoria o inesistente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva ritenuto ‘non irragionevole’ valorizzare l’esperienza del vincitore maturata nello stesso contesto territoriale (il grande comune) per cui si svolgeva la selezione, considerandola più coerente con l’incarico da ricoprire. Questa valutazione, secondo la Cassazione, non presentava vizi tali da poter essere censurata in sede di legittimità.

Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni. La prima è di natura processuale: le contestazioni che costituiscono il fondamento di una domanda giudiziale devono essere chiare e complete fin dal primo atto, per non incorrere in preclusioni. La seconda è di natura sostanziale e riguarda i requisiti per la nomina dirigenziale: la pronuncia conferma la flessibilità concessa alle amministrazioni nel valorizzare, in alternativa all’esperienza pregressa, percorsi di alta specializzazione professionale, culturale e scientifica. Questo principio garantisce che le PA possano attingere a un bacino più ampio di talenti, scegliendo i profili più adatti alle specifiche esigenze dell’incarico, a condizione che le valutazioni siano motivate e non manifestamente irragionevoli.

È possibile contestare la validità di un requisito di ammissione di un candidato, come una sua nomina precedente, solo in una fase avanzata del processo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che una simile contestazione, essendo un fatto costitutivo della domanda, deve essere presentata fin dall’inizio del giudizio. Introdurla tardivamente rappresenta un’inammissibile modifica della domanda, poiché impedisce un corretto contraddittorio tra le parti su accertamenti di fatto e di diritto complessi.

L’esperienza dirigenziale di cinque anni è l’unico requisito valido per una nomina dirigenziale esterna nella Pubblica Amministrazione?
No, la sentenza chiarisce che la normativa nazionale (in particolare l’art. 19, co. 6, del D.Lgs. 165/2001) e i regolamenti degli enti locali possono prevedere un requisito alternativo. Questo consiste nel possesso di una ‘particolare specializzazione professionale, culturale o scientifica’ che può essere desunta dalla formazione universitaria, da pubblicazioni o da concrete e qualificate esperienze lavorative.

La Corte di Cassazione può riesaminare nel merito la valutazione comparativa dei curricula fatta da un’amministrazione in una selezione pubblica?
No, la Corte di Cassazione ha un ruolo di giudice di legittimità, non di merito. Può annullare una decisione solo se la motivazione è apparente, manifestamente illogica o contraddittoria. Non può sostituire la propria valutazione a quella dell’amministrazione, che ha ritenuto, in questo caso, non irragionevole dare maggior peso all’esperienza maturata nel medesimo contesto territoriale dell’incarico da ricoprire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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