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Remunerazione specializzandi: Cassazione riconosce diritto

Due medici, specializzatisi senza percepire compenso, hanno citato in giudizio lo Stato per la tardiva attuazione delle direttive UE sulla remunerazione degli specializzandi. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha accolto il loro ricorso. Basandosi su una pronuncia della Corte di Giustizia UE, ha stabilito che il diritto alla remunerazione per gli specializzandi medici decorre dal 1° gennaio 1983, anche per chi si era iscritto prima di tale data, limitatamente al periodo di corso successivo. La sentenza è stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello per la quantificazione del danno.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Remunerazione Specializzandi Medici: La Cassazione Estende il Diritto al Risarcimento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha segnato un punto di svolta fondamentale nella lunga controversia sulla remunerazione specializzandi medici. Con la decisione n. 15945/2024, la Suprema Corte ha stabilito un principio cruciale: il diritto a un’adeguata retribuzione spetta anche ai medici che si sono iscritti alle scuole di specializzazione prima del 1983, per il periodo di formazione svoltosi dopo tale data. Questa pronuncia chiarisce definitivamente una questione che per anni ha visto contrapposti i professionisti e lo Stato italiano.

I Fatti del Caso: La Battaglia dei Medici per il Giusto Compenso

La vicenda trae origine dall’azione legale intrapresa nel 2013 da due medici. Dopo aver conseguito la laurea in medicina, si erano iscritti a corsi di specializzazione in otorinolaringoiatria e medicina dello sport. Durante l’intero percorso formativo, tuttavia, non avevano percepito alcuna remunerazione o compenso.

I due professionisti avevano quindi citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri competenti, chiedendo il risarcimento del danno per la mancata attuazione da parte dell’Italia delle direttive comunitarie che imponevano agli Stati membri di garantire un’adeguata retribuzione ai medici specializzandi.

Sia il Tribunale di Roma nel 2017 che la Corte d’Appello nel 2020 avevano respinto le loro richieste. La motivazione si basava su un’interpretazione restrittiva: poiché i corsi erano iniziati prima del 1983, anno di scadenza per il recepimento delle direttive, i medici non avrebbero avuto diritto ad alcun compenso.

La Questione Giuridica sulla Remunerazione Specializzandi Medici

Il nucleo del problema risiede nella tardiva e parziale attuazione da parte dello Stato italiano delle direttive europee n. 75/362/CEE e 75/363/CEE (poi modificate dalla direttiva 82/76/CEE). Queste normative europee miravano a uniformare la formazione medica post-laurea e prevedevano espressamente che i medici impegnati a tempo pieno in una specializzazione ricevessero un’adeguata retribuzione.

L’Italia ha adempiuto a tale obbligo solo con la legge n. 257 del 1991, con grave ritardo rispetto alla scadenza fissata per il 1° gennaio 1983. Il punto controverso, risolto da questa ordinanza, era se il diritto alla remunerazione potesse applicarsi anche a chi aveva iniziato la specializzazione prima di tale data, ma l’aveva proseguita e conclusa successivamente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato l’esito dei precedenti gradi di giudizio, accogliendo il ricorso dei medici. La decisione si fonda su un principio di diritto ormai consolidato a livello europeo e nazionale.

Il punto di svolta è rappresentato da una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-590/20 del 3 marzo 2022), la quale ha stabilito che la situazione di un medico iscritto a una scuola di specializzazione prima dell’entrata in vigore della direttiva 82/76 produce i suoi effetti futuri sotto la disciplina di quest’ultima. Di conseguenza, per il periodo di formazione successivo al 1° gennaio 1983, deve essere garantita un’adeguata remunerazione.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che il principio enunciato dalla Corte di Giustizia UE è stato recepito dalle proprie Sezioni Unite (sentenza n. 20278/2022). Si afferma quindi che il diritto al risarcimento del danno per inadempimento della direttiva comunitaria spetta anche a chi si è iscritto a corsi di specializzazione negli anni accademici anteriori al 1982-1983. Tuttavia, il risarcimento non copre l’intera durata del corso, ma è dovuto esclusivamente per il periodo di tempo intercorso tra il 1° gennaio 1983 e la data di conclusione della specializzazione. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma, che dovrà applicare questo principio e procedere alla liquidazione del danno.

Conclusioni

L’ordinanza n. 15945/2024 della Cassazione rappresenta una vittoria significativa per un’intera categoria di professionisti. Essa consolida il diritto alla remunerazione specializzandi medici che per anni si sono visti negare un giusto compenso per il loro lavoro formativo. La decisione chiarisce che gli effetti di una direttiva europea si estendono alle situazioni in corso al momento della sua scadenza di attuazione. Per i medici coinvolti, si apre concretamente la possibilità di ottenere il risarcimento per il danno subito a causa del ritardo dello Stato italiano. La palla passa ora alla Corte d’Appello per la quantificazione economica di tale diritto.

A un medico specializzando iscritto prima del 1983 spetta un compenso per il suo corso di studi?
Sì, ma solo per il periodo di formazione svoltosi a partire dal 1° gennaio 1983 fino alla conclusione del corso. La Corte di Cassazione, in linea con la giurisprudenza europea, ha stabilito che l’obbligo di remunerazione decorre dalla data di scadenza del termine per l’attuazione della direttiva comunitaria, anche per i corsi già iniziati.

Perché le corti inferiori avevano inizialmente negato il risarcimento?
I giudici di primo e secondo grado avevano rigettato la domanda perché i corsi di specializzazione erano iniziati prima del 1983, ovvero prima della scadenza del termine entro cui l’Italia avrebbe dovuto recepire le direttive europee che prevedevano la retribuzione, ritenendo che la normativa non fosse retroattiva.

Qual è stato l’elemento decisivo per il cambiamento di orientamento della Cassazione?
L’elemento decisivo è stata una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (causa C-590/20) che ha chiarito come l’obbligo di remunerazione si applichi a tutte le formazioni in corso al 1° gennaio 1983, per il periodo successivo a tale data. Questo principio è stato poi recepito dalle Sezioni Unite della Cassazione e applicato al caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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