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Remunerazione medici specializzandi: la Cassazione nega

Un gruppo di medici specializzandi iscritti prima del 2006 ha citato in giudizio lo Stato per ottenere una remunerazione adeguata, lamentando la tardiva attuazione delle direttive europee. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la normativa dell’epoca non prevedeva adeguamenti economici e che non sussiste una responsabilità risarcitoria dello Stato, data la discrezionalità lasciata dalle norme UE. La sentenza ribadisce il consolidato orientamento sulla remunerazione medici specializzandi.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Remunerazione Medici Specializzandi: la Cassazione Conferma la Linea Dura per il Periodo Pre-2006

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7351 del 19 marzo 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema lungamente dibattuto: la corretta remunerazione medici specializzandi per i corsi frequentati prima dell’anno accademico 2006/2007. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, rigettando le richieste di un gruppo di medici che lamentavano un trattamento economico inadeguato a causa della tardiva attuazione delle direttive europee da parte dello Stato italiano.

I fatti di causa

Un gruppo di medici, che aveva frequentato le scuole di specializzazione presso un’università italiana in un periodo antecedente al 2006, aveva avviato un’azione legale contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e vari Ministeri. I ricorrenti chiedevano il riconoscimento di differenze retributive, l’adeguamento triennale della borsa di studio e il risarcimento dei danni per la mancata conformità dell’ordinamento italiano alle direttive europee che prevedevano una “remunerazione adeguata” per i medici in formazione.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le loro domande. I giudici di merito avevano escluso la natura di lavoro subordinato del rapporto di specializzazione, l’applicabilità retroattiva delle normative più favorevoli introdotte dal 2006 e, soprattutto, una responsabilità dello Stato. Secondo le corti, le direttive comunitarie, pur imponendo un obbligo di remunerazione, non ne definivano l’importo, lasciando così un margine di discrezionalità al legislatore nazionale.

L’analisi della Corte e la remunerazione medici specializzandi

La Corte di Cassazione ha esaminato diversi motivi di ricorso, dichiarando inammissibili quelli centrali relativi al trattamento economico. I giudici hanno applicato il principio sancito dall’art. 360 bis c.p.c., secondo cui il ricorso è inammissibile quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orientamento stesso.

La Corte ha ribadito con fermezza che:
1. Nessuna retroattività: La disciplina più favorevole sul trattamento economico, introdotta dal d.lgs. 368/1999, si applica solo a partire dall’anno accademico 2006/2007, a seguito di ripetuti differimenti normativi.
2. Normativa applicabile: Per gli specializzandi iscritti in anni precedenti, resta valida la disciplina del d.lgs. 257/1991, che non prevede né un adeguamento triennale della borsa di studio né un’indicizzazione al costo della vita.
3. Nessuna responsabilità dello Stato: La direttiva europea 93/16/CEE non introduceva un obbligo incondizionato e sufficientemente preciso riguardo alla misura della remunerazione. Pertanto, non si può configurare un inadempimento dello Stato fonte di risarcimento del danno, poiché il legislatore nazionale godeva di discrezionalità nel definire l’importo della borsa di studio.

Un interessante aspetto procedurale

La sentenza ha anche affrontato una questione procedurale rilevante. Il controricorso presentato dall’Università coinvolta è stato dichiarato inammissibile per difetto di ius postulandi. L’Ateneo, in quanto ente pubblico, avrebbe dovuto essere rappresentato dall’Avvocatura Generale dello Stato, salvo una specifica e motivata delibera di autorizzazione a servirsi di un avvocato del libero foro. In assenza di tale autorizzazione, il mandato conferito al legale privato è stato ritenuto nullo.

Le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un orientamento giurisprudenziale ormai granitico. I giudici hanno sottolineato che la questione della remunerazione medici specializzandi per il periodo antecedente al 2006/2007 è stata più volte risolta nello stesso senso. Modificare questo orientamento richiederebbe nuovi argomenti o cambiamenti normativi che, nel caso di specie, i ricorrenti non hanno fornito. La decisione si basa su una rigida interpretazione temporale delle leggi, escludendo qualsiasi effetto retroattivo delle norme migliorative. Inoltre, viene confermata l’insussistenza di un comportamento antigiuridico dello Stato, elemento indispensabile per poter accogliere una domanda di risarcimento danni.

Le conclusioni

La sentenza n. 7351/2024 chiude, ancora una volta, le porte alle richieste economiche dei medici specializzandi del “vecchio ordinamento”. La pronuncia consolida una netta linea di demarcazione temporale: chi si è iscritto prima dell’anno accademico 2006/2007 resta soggetto a una disciplina economica meno favorevole, senza possibilità di rivendicare adeguamenti o risarcimenti sulla base delle direttive europee. Per i professionisti coinvolti, questa decisione rappresenta la conferma della difficoltà, ormai quasi insormontabile, di ottenere in sede giudiziaria un riconoscimento economico per gli anni di formazione specialistica svolti sotto il precedente regime normativo.

A un medico specializzando iscritto prima dell’anno accademico 2006/2007 spetta l’adeguamento della borsa di studio previsto dalle normative successive?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che la disciplina economica più favorevole, introdotta dal D.Lgs. 368/1999, si applica solo a decorrere dall’anno accademico 2006/2007. Per gli iscritti in anni precedenti, vale la normativa del D.Lgs. 257/1991, che non prevede adeguamenti triennali né indicizzazione al costo della vita.

Lo Stato italiano è responsabile per i danni derivanti dalla mancata attuazione di direttive europee sulla remunerazione dei medici specializzandi per il periodo antecedente al 2006?
No. Secondo la Corte, le direttive europee (in particolare la 93/16/CEE) pur prevedendo una ‘remunerazione adeguata’, non ne specificavano l’importo in modo incondizionato e preciso. Questa discrezionalità lasciata al legislatore nazionale esclude un comportamento antigiuridico dello Stato che possa dar luogo a un risarcimento del danno.

Una sentenza firmata solo dal Presidente del collegio giudicante è valida?
Sì, può essere valida. La Corte ha chiarito che la nullità insanabile si verifica solo se mancano entrambe le firme (Presidente ed estensore). Se la sentenza reca la sola firma del Presidente, non è nulla se da altri elementi processuali (come il decreto di nomina) si può evincere che il Presidente cumulava in sé anche la qualità di relatore ed estensore della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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