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Remunerazione medici specializzandi: la Cassazione nega

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10255/2025, ha rigettato il ricorso di un gruppo di medici specializzandi che chiedevano un risarcimento per l’inadeguatezza della loro borsa di studio e il mancato adeguamento annuale e triennale. La Corte ha stabilito che la normativa europea non imponeva un importo specifico per la remunerazione medici specializzandi, né la copertura previdenziale. Inoltre, ha confermato l’inesistenza del diritto all’adeguamento del compenso, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Remunerazione medici specializzandi: la Cassazione chiude la porta ai risarcimenti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla lunga controversia riguardante la remunerazione medici specializzandi iscritti alle scuole di specializzazione dopo il 1991. La Suprema Corte ha rigettato le richieste di risarcimento avanzate da un gruppo di professionisti, confermando che lo Stato non era tenuto né a corrispondere un compenso superiore a quello all’epoca previsto, né a garantirne l’adeguamento periodico o la copertura previdenziale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’azione legale intentata nel 2017 da diciannove medici. Essi, iscritti a scuole di specializzazione in anni successivi al 1991, sostenevano che la borsa di studio percepita, pari a 21.500.000 di lire annue, non costituisse quella “adeguata remunerazione” richiesta dalle direttive europee. Di conseguenza, avevano chiesto la condanna delle amministrazioni statali (Presidenza del Consiglio, Ministero della Salute, dell’Università e dell’Economia) a un risarcimento quantificato in circa 13.897 euro per ogni anno di specializzazione. Lamentavano inoltre il mancato riconoscimento dell’indicizzazione annuale e della rivalutazione triennale del compenso.

Sia il Tribunale di Roma, nel 2018, sia la Corte d’Appello, nel 2019, avevano respinto le loro domande. I giudici di merito avevano ritenuto che la remunerazione fosse “adeguata” e che la scelta del legislatore di aumentarla solo a partire dall’anno accademico 2006-2007 fosse un atto sovrano e non sindacabile. Inoltre, il diritto all’adeguamento triennale era stato dichiarato prescritto.

La Remunerazione medici specializzandi nell’analisi della Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha esaminato i sei motivi di ricorso presentati dai medici, rigettandoli integralmente. La decisione si fonda su un orientamento giuridico ormai consolidato, rafforzato da una precedente e fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite.

Inadeguatezza della Borsa e Copertura Previdenziale

Il primo motivo di ricorso contestava la decisione della Corte d’Appello di aver escluso una violazione del diritto comunitario. I ricorrenti sostenevano che l’UE imponesse un quantum minimo per la remunerazione e l’obbligo di prevedere misure di previdenza sociale.

La Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile, richiamando la propria giurisprudenza costante. È stato ribadito che la Direttiva 93/16/CEE non introduceva alcun obbligo specifico sulla misura della borsa di studio. La scelta di aumentare l’importo a partire dal 2006-2007 è stata una decisione discrezionale del legislatore italiano, non un’ammissione di una precedente inadempienza. Allo stesso modo, è stato confermato che nessuna norma comunitaria imponeva agli Stati membri di istituire una copertura previdenziale per gli specializzandi.

Inesistenza del Diritto all’Adeguamento Annuale e Triennale

I motivi centrali del ricorso riguardavano il mancato adeguamento del compenso. I medici lamentavano il mancato riconoscimento della rivalutazione annuale e la prescrizione del diritto all’adeguamento triennale.

Su questo punto, la Corte ha fatto leva su una recentissima sentenza delle Sezioni Unite (n. 20006 del 19/07/2024), che ha risolto definitivamente la questione. Le Sezioni Unite hanno stabilito che il diritto all’adeguamento triennale e all’indicizzazione annuale della remunerazione medici specializzandi per il periodo in questione è semplicemente inesistente. Questa affermazione taglia alla radice ogni discussione sulla prescrizione: non si può prescrivere un diritto che non è mai sorto. La decisione della Corte d’Appello, che aveva dichiarato prescritto il diritto, viene superata dalla constatazione della sua inesistenza ab origine.

Le Motivazioni della Decisione

La ratio della decisione della Cassazione risiede nel rispetto della discrezionalità del legislatore nazionale in assenza di vincoli specifici imposti dal diritto europeo. Le direttive comunitarie stabilivano il principio di un'”adeguata remunerazione”, ma non ne definivano l’importo, lasciando tale determinazione ai singoli Stati membri. Pertanto, il giudice non può sostituirsi al legislatore per stabilire retroattivamente quale sarebbe stato un compenso “più adeguato”.

La pronuncia delle Sezioni Unite, richiamata dall’ordinanza, ha creato un principio di diritto vincolante, volto a garantire la certezza e l’uniformità dell’interpretazione giuridica. Stabilendo l’inesistenza del diritto agli adeguamenti, le Sezioni Unite hanno chiuso un contenzioso che si protraeva da anni, impedendo ulteriori interpretazioni divergenti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale ormai definitivo. Per i medici che si sono specializzati dopo il 1991 e prima della riforma del 2006, le porte per ottenere risarcimenti legati all’adeguatezza della borsa di studio o ai mancati adeguamenti sono di fatto chiuse. La decisione afferma la piena legittimità dell’operato del legislatore dell’epoca e conferma che i diritti invocati dai ricorrenti non trovano fondamento né nella normativa nazionale né in quella europea. Questa pronuncia fornisce certezza giuridica, ponendo fine a un’annosa questione che ha alimentato un vasto contenzioso.

I medici specializzandi dopo il 1991 hanno diritto a un risarcimento per una borsa di studio ritenuta ‘inadeguata’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la normativa europea non imponeva un importo specifico (quantum) per la remunerazione, lasciando la determinazione alla discrezionalità del legislatore nazionale. Un aumento successivo del compenso non significa che quello precedente fosse illegittimo.

Era dovuto l’adeguamento annuale (indicizzazione) e triennale della borsa di studio per gli specializzandi di quel periodo?
No. Sulla base di una fondamentale decisione delle Sezioni Unite (n. 20006/2024), la Corte ha confermato che il preteso diritto a tali adeguamenti è inesistente. Pertanto, la questione della prescrizione di tale diritto è superata.

Lo Stato italiano era obbligato dal diritto dell’Unione Europea a fornire copertura previdenziale ai medici in formazione specialistica?
No. La Corte ha ribadito che, secondo la giurisprudenza consolidata, il diritto comunitario non imponeva agli Stati membri di prevedere specifiche misure di previdenza sociale a favore dei medici che frequentavano le scuole di specializzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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