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Remunerazione medici: no a rivalutazioni e arretrati

Un gruppo di medici specializzandi ha richiesto un risarcimento per la mancata rivalutazione della loro remunerazione tra il 1991 e il 2005. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il blocco degli adeguamenti inflazionistici e triennali sulle borse di studio, imposto da varie leggi, era legittimo. La Corte ha stabilito che la successiva e più favorevole disciplina introdotta dal D.Lgs. 368/1999 non può essere applicata retroattivamente, poiché frutto di una scelta discrezionale del legislatore e non di un obbligo comunitario.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Remunerazione medici: la Cassazione nega rivalutazioni e arretrati

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione che ha interessato migliaia di professionisti: la remunerazione dei medici specializzandi nel periodo tra il 1992 e il 2006. La Suprema Corte ha stabilito che non spetta alcuna rivalutazione monetaria o adeguamento triennale per le borse di studio percepite in quegli anni, confermando la legittimità del ‘congelamento’ degli importi deciso dal legislatore per ragioni di politica economica.

I fatti del caso: la richiesta dei medici specializzandi

Un gruppo di medici, iscritti alle scuole di specializzazione tra il 1991 e il 2005, si è rivolto ai tribunali per ottenere un cospicuo risarcimento. La loro tesi si basava su due punti principali. In primo luogo, sostenevano che lo Stato italiano non avesse recepito correttamente e tempestivamente le direttive europee che imponevano una ‘adeguata remunerazione’ per il loro percorso formativo. A loro avviso, l’importo della borsa di studio, fissato inizialmente nel 1991, aveva perso il suo carattere di ‘adeguatezza’ a causa del blocco dei meccanismi di rivalutazione inflazionistica e di adeguamento triennale.
In secondo luogo, chiedevano che il danno venisse calcolato prendendo come riferimento il trattamento economico, ben più favorevole, introdotto da una legge successiva (il D.Lgs. 368/1999), che trasformava la borsa di studio in un vero e proprio contratto di formazione-lavoro.

L’analisi della Corte di Cassazione sulla remunerazione dei medici specializzandi

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo in parte inammissibile e in parte infondato, basandosi su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato e recentemente confermato anche dalle Sezioni Unite.

La corretta attuazione delle direttive UE

I giudici hanno chiarito che lo Stato italiano aveva già adempiuto ai suoi obblighi europei con il D.Lgs. 257 del 1991, che istituiva una borsa di studio annuale. Il concetto di ‘adeguata remunerazione’ presente nelle direttive europee non fornisce una cifra precisa né criteri vincolanti, lasciando agli Stati membri un’ampia discrezionalità nel determinarne l’importo, tenendo conto anche delle esigenze di finanza pubblica.
La normativa successiva (D.Lgs. 368/1999), pur essendo più vantaggiosa, non rappresenta un’attuazione tardiva di un obbligo europeo, ma una libera e autonoma scelta del legislatore nazionale. Pertanto, i suoi benefici non possono essere estesi retroattivamente.

Il blocco legittimo degli adeguamenti sulla remunerazione dei medici specializzandi

La Corte ha affrontato anche la seconda doglianza, relativa al mancato adeguamento della borsa di studio. La legge del 1991 prevedeva effettivamente un’indicizzazione annuale all’inflazione e una rideterminazione triennale. Tuttavia, una serie ininterrotta di leggi successive, a partire dal 1992, ha ‘congelato’ questi meccanismi. La Cassazione, richiamando una recentissima pronuncia delle Sezioni Unite (la n. 20006 del 2024), ha confermato che questo blocco era una misura legittima, inserita in un più ampio contesto di manovre economiche volte al contenimento della spesa pubblica. Tale blocco, applicato a entrambi i meccanismi di adeguamento, è rimasto in vigore per tutto il periodo in questione (1992-2006).

Le motivazioni della decisione

La decisione si fonda sul principio della discrezionalità del legislatore. La Corte ha ribadito che, una volta garantito un trattamento economico iniziale ritenuto ‘adeguato’ in adempimento degli obblighi UE, il Parlamento ha il potere di modificarne le modalità di adeguamento nel tempo per ragioni di bilancio. Le leggi che hanno sospeso la rivalutazione non sono state considerate irragionevoli né in contrasto con la Costituzione o con il diritto europeo. Di conseguenza, i medici non possono vantare un diritto soggettivo all’adeguamento economico per quegli anni, né possono pretendere l’applicazione di un regime giuridico più favorevole entrato in vigore solo successivamente.

Le conclusioni

La sentenza chiude definitivamente le porte alle richieste di arretrati e rivalutazioni per i medici specializzandi del periodo 1992-2006. Viene confermato che la borsa di studio percepita in quegli anni non è soggetta né all’adeguamento al costo della vita né alla rideterminazione triennale. La decisione sottolinea la separazione tra gli obblighi derivanti dal diritto comunitario, che fissano principi generali, e le scelte di politica economica interna, che rientrano nella piena sovranità del legislatore nazionale.

I medici specializzandi immatricolati tra il 1992 e il 2006 hanno diritto alla rivalutazione monetaria della borsa di studio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una serie di leggi nazionali ha legittimamente ‘congelato’ sia l’indicizzazione annuale all’inflazione sia la rideterminazione triennale dell’importo per tutto quel periodo.

La remunerazione più alta prevista dal D.Lgs. 368/1999 può essere usata come parametro per calcolare un risarcimento per gli anni precedenti?
No. La Corte ha stabilito che la normativa del 1999, che ha introdotto un contratto di formazione più vantaggioso, è stata una scelta discrezionale del legislatore italiano e non un’attuazione tardiva di un obbligo europeo. Pertanto, non può essere applicata retroattivamente né usata come termine di paragone per il passato.

Il blocco degli adeguamenti sulla remunerazione dei medici specializzandi era contrario al diritto europeo?
No. La Corte ha chiarito che, una volta che lo Stato ha recepito la direttiva istituendo una ‘adeguata remunerazione’ (come fatto con la legge del 1991), le successive modifiche legislative relative agli adeguamenti rientrano nell’ambito della politica economica interna e non violano il diritto dell’Unione Europea, il quale non impone specifici meccanismi di indicizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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