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Remunerazione medici: Cassazione chiarisce il diritto

La Corte di Cassazione ha stabilito che la specializzazione in Medicina del Lavoro rientra pienamente tra quelle per cui è prevista un’adeguata remunerazione secondo le direttive europee. Il caso riguarda un medico a cui era stato negato il compenso. La Suprema Corte ha annullato la decisione d’appello, che aveva erroneamente escluso tale specializzazione, e ha rinviato la causa per la valutazione della prescrizione del diritto. La decisione rafforza la tutela della remunerazione medici specializzandi.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Remunerazione Medici Specializzandi: La Cassazione sul Diritto per la Medicina del Lavoro

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna ad affrontare il tema cruciale della remunerazione medici specializzandi, affermando un principio fondamentale per i professionisti del settore. La Suprema Corte ha chiarito che la specializzazione in Medicina del Lavoro rientra a pieno titolo tra quelle coperte dalle direttive europee, garantendo così il diritto a un’adeguata retribuzione per il periodo di formazione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di un medico, specializzato in Medicina del Lavoro, di vedersi riconosciuto il diritto a un compenso adeguato per gli anni di specializzazione, diritto negato dallo Stato italiano in violazione delle direttive comunitarie.
Inizialmente, il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda, accogliendo l’eccezione di prescrizione sollevata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Successivamente, la Corte d’Appello, pur senza entrare nel merito della prescrizione, aveva nuovamente rigettato la richiesta del medico, ma per un motivo diverso. Secondo i giudici di secondo grado, la specializzazione in “Medicina del Lavoro” non era espressamente inclusa negli elenchi delle direttive UE e, pertanto, non dava automaticamente diritto al compenso.

La Decisione della Corte d’Appello e il Principio della “Ragione più Liquida”

La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione sul principio della cosiddetta “ragione più liquida”. In pratica, anziché affrontare la complessa questione della prescrizione, ha preferito risolvere la causa basandosi su quello che riteneva un punto più semplice e dirimente: la non inclusione della specializzazione in Medicina del Lavoro nelle normative europee di riferimento. Questa interpretazione, tuttavia, si è rivelata un errore di diritto.

Le Motivazioni della Cassazione: Pieno Diritto alla Remunerazione Medici Specializzandi

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del medico, ribaltando completamente la sentenza d’appello. I giudici supremi hanno chiarito un punto fondamentale: la dicitura “Medicina del Lavoro” è semplicemente la traduzione italiana di “Occupational Medicine”, una specializzazione espressamente menzionata nell’articolo 7 della direttiva 75/362/CEE.

Di conseguenza, non vi è alcun dubbio che anche questa specializzazione rientri nel campo di applicazione della normativa europea che impone agli Stati membri di garantire un’adeguata remunerazione. La Corte ha sottolineato che, essendo la corrispondenza diretta e non una mera equipollenza, non era necessario alcun ulteriore accertamento di fatto. Questo principio era già stato affermato in una precedente ordinanza (n. 4575 del 2022), a cui la Corte ha inteso dare continuità.

Le Conclusioni

L’errore di diritto commesso dalla Corte d’Appello ha portato la Cassazione a cassare la sentenza e a rinviare il giudizio a una diversa sezione della stessa Corte d’Appello. La storia, però, non è ancora finita. Il giudice del rinvio, ora vincolato al principio di diritto affermato dalla Cassazione (cioè il pieno diritto al compenso per la specializzazione in Medicina del Lavoro), dovrà prima risolvere la questione preliminare della prescrizione, che era stata accantonata. Dovrà quindi verificare se la lettera di diffida inviata dal medico anni prima sia stata idonea a interrompere i termini. Solo in caso di esito positivo su questo punto, il medico potrà finalmente ottenere il riconoscimento del suo diritto economico.

La specializzazione in Medicina del Lavoro dà diritto alla remunerazione prevista dalle direttive europee?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la “Medicina del Lavoro” è la diretta traduzione italiana di “Occupational Medicine”, una specializzazione esplicitamente inclusa nella direttiva 75/362/CEE. Pertanto, garantisce il diritto a un’adeguata remunerazione senza necessità di ulteriori prove di affinità con altre specializzazioni.

Perché la Corte d’Appello aveva inizialmente rigettato la domanda?
La Corte d’Appello, applicando il principio della “ragione più liquida”, aveva erroneamente ritenuto che la specializzazione in Medicina del Lavoro non fosse compresa negli elenchi delle direttive comunitarie e che il medico non avesse dimostrato la sua equipollenza ad altre specializzazioni riconosciute.

Cosa succede ora che la Cassazione ha annullato la sentenza?
La causa è stata rinviata a una diversa sezione della Corte d’Appello. Quest’ultima dovrà prima valutare la questione preliminare della prescrizione del diritto, che era stata ignorata nella precedente sentenza. Solo se riterrà che il diritto non si è prescritto, dovrà applicare il principio stabilito dalla Cassazione e riconoscere al medico la remunerazione richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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