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Remissione in termini: quando l’errore non scusa

Una società propone ricorso in Cassazione oltre i termini, chiedendo la remissione in termini a causa di presunti errori d’ufficio. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che la proposizione di un ricorso per revocazione fa decorrere il termine breve per l’impugnazione e che l’errore del difensore non costituisce una causa non imputabile idonea a giustificare la tardività.

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Remissione in termini: il ritardo non è giustificato se dipende da scelte processuali

Nel complesso mondo della giustizia, il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: la richiesta di remissione in termini non può essere accolta se la tardività dell’impugnazione deriva da una scelta processuale o da un errore del difensore. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere la rigidità delle scadenze legali e i limitati casi in cui è possibile ottenere una ‘seconda chance’.

I Fatti di Causa

Una società si opponeva a una cartella esattoriale emessa da un ente previdenziale per un debito contributivo di oltre 340.000 euro. Il Tribunale di primo grado respingeva il ricorso. La Corte d’Appello, in parziale riforma, riduceva l’importo dovuto a circa 121.000 euro.

Contro questa sentenza, non notificata, la società decideva di percorrere una doppia strada: prima depositava un ricorso per revocazione presso la stessa Corte d’Appello, chiedendo contestualmente la sospensione dei termini per proporre ricorso in Cassazione. Successivamente, notificava il ricorso per Cassazione, ma ben oltre il termine breve di 60 giorni decorrente dal deposito del ricorso per revocazione. La Corte d’Appello, nel frattempo, aveva respinto l’istanza di sospensione dei termini.

La questione della remissione in termini per l’impugnazione tardiva

Di fronte alla Cassazione, la società ricorrente ha sostenuto che il ritardo nella notifica del ricorso fosse dovuto a “disguidi di ufficio della Corte d’appello di Napoli”, chiedendo quindi di essere rimessa in termini. Secondo la sua tesi, il ritardo non era imputabile né alla parte né ai suoi difensori, ma a fattori esterni che avrebbero dovuto giustificare una deroga alle rigide scadenze processuali. L’ente previdenziale, costituitosi come controricorrente, ha eccepito l’inammissibilità del ricorso proprio perché tardivo, sostenendo l’insussistenza delle condizioni per la remissione in termini.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando l’orientamento consolidato in materia. I giudici hanno chiarito un punto procedurale di fondamentale importanza: la proposizione di un’impugnazione (in questo caso, il ricorso per revocazione) determina la conoscenza legale del provvedimento impugnato. Di conseguenza, da quel momento inizia a decorrere il cosiddetto ‘termine breve’ (60 giorni) per esperire qualsiasi altro mezzo di impugnazione, come il ricorso per Cassazione.

La Corte ha specificato che la richiesta di sospensione del termine, ai sensi dell’art. 398 c.p.c., non ha un effetto sospensivo automatico. La sospensione opera solo dal momento della comunicazione del provvedimento di accoglimento da parte del giudice, provvedimento che in questo caso non solo non è arrivato in tempo utile, ma è stato di segno negativo.

In merito alla richiesta di remissione in termini, la Cassazione ha ribadito che questa può essere concessa solo per una “causa non imputabile”, ovvero un evento impeditivo estraneo alla volontà della parte, con carattere di assolutezza. Un errore derivante da una scelta processuale, seppur complessa, o la negligenza del difensore non rientrano in questa nozione. Tali circostanze attengono al rapporto tra il cliente e il suo avvocato e non possono giustificare il superamento di una decadenza processuale, posta a garanzia della certezza del diritto.

Le Conclusioni

La decisione in esame è un monito sulla diligenza richiesta agli operatori del diritto. La gestione dei termini, specialmente in presenza di più rimedi esperibili contemporaneamente, è un’attività che non ammette incertezze. La Corte suprema ha chiarito che affidarsi alla speranza di un provvedimento favorevole (come la sospensione dei termini) senza nel frattempo adempiere agli oneri processuali è una strategia rischiosa che può condurre all’inammissibilità del ricorso. La “causa non imputabile” è un concetto interpretato in modo molto restrittivo, escludendo categoricamente l’errore di diritto o la negligenza del professionista, che restano a carico della parte che lo ha nominato.

La proposizione di un ricorso per revocazione sospende automaticamente il termine per fare ricorso in Cassazione?
No, la legge non prevede una sospensione automatica. Il ricorso per revocazione non sospende il termine per ricorrere in Cassazione, a meno che il giudice della revocazione non emetta un apposito provvedimento di sospensione su istanza di parte. In assenza di tale provvedimento, i due giudizi procedono autonomamente.

Un errore del difensore o un presunto disguido d’ufficio possono giustificare la remissione in termini per un’impugnazione tardiva?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’errore derivante dalla scelta processuale del difensore, così come la sua negligenza, non costituisce una “causa non imputabile” che possa giustificare la remissione in termini. Si tratta di un errore di diritto o di una patologia del rapporto tra cliente e professionista, non di un fatto impeditivo esterno e assoluto.

Quando inizia a decorrere il termine breve per il ricorso in Cassazione se la sentenza d’appello non è stata notificata ma è stato proposto ricorso per revocazione?
Il termine breve di 60 giorni per proporre ricorso per Cassazione inizia a decorrere dal momento in cui viene depositato il ricorso per revocazione. Tale atto, implicando la conoscenza legale della sentenza, converte il termine di impugnazione da ‘lungo’ (sei mesi dalla pubblicazione) a ‘breve’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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