LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reiterazione contratti a termine: la decadenza opera

Un lavoratore ha citato in giudizio un’amministrazione regionale per l’abusiva reiterazione di contratti a termine protrattasi per decenni. La Corte d’Appello aveva respinto la domanda, ritenendola tardiva per il mancato rispetto dei termini di decadenza. La Corte di Cassazione, pur correggendo la motivazione della Corte d’Appello, ha confermato la decisione. Ha chiarito che in caso di reiterazione contratti a termine è sufficiente impugnare solo l’ultimo contratto, ma ha rilevato che nel caso di specie neanche questa impugnazione era avvenuta tempestivamente. La Suprema Corte ha quindi ribadito che l’azione è soggetta al termine di decadenza, che decorre dalla cessazione dell’ultimo rapporto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Reiterazione Contratti a Termine: Quando Scatta la Decadenza?

La questione della reiterazione contratti a termine rappresenta una delle aree più delicate e dibattute del diritto del lavoro. Se da un lato il contratto a termine offre flessibilità alle aziende, dall’altro il suo uso indiscriminato può portare a situazioni di precariato prolungato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui termini entro cui un lavoratore può agire per far valere l’illegittimità di una successione di contratti a tempo determinato, focalizzandosi in particolare sull’istituto della decadenza.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso di un lavoratore, impiegato per oltre trent’anni da un’amministrazione regionale attraverso una serie ininterrotta di contratti a termine. Il lavoratore ha agito in giudizio per ottenere il risarcimento del danno derivante da quella che riteneva un’abusiva reiterazione contratti a termine, sostenendo che la sequenza contrattuale violasse i limiti di durata massima imposti dalla legge.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le sue richieste. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, respingendo integralmente la domanda del lavoratore. Secondo i giudici d’appello, il lavoratore era incorso in decadenza, non avendo impugnato i singoli contratti entro i brevi termini previsti dalla normativa. Contro questa sentenza, il lavoratore ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la decisione di inammissibilità della domanda, sebbene con una motivazione parzialmente diversa e più precisa rispetto a quella della Corte d’Appello.

I giudici di legittimità hanno corretto un errore di diritto commesso dalla corte territoriale: non è necessario impugnare ogni singolo contratto della serie. È sufficiente, infatti, impugnare tempestivamente l’ultimo contratto per poter contestare l’illegittimità dell’intera catena contrattuale. Nonostante questa precisazione, la Corte ha rilevato che, nel caso specifico, la stessa Corte d’Appello aveva accertato in fatto che neanche l’ultimo contratto era stato impugnato entro il termine di decadenza. Questo accertamento di fatto, non specificamente contestato in Cassazione, è risultato decisivo per confermare il rigetto della domanda.

Analisi della Reiterazione Contratti a Termine e Decadenza: le motivazioni

Il punto centrale della decisione della Cassazione risiede nell’applicazione dell’istituto della decadenza, previsto dall’art. 32 della Legge n. 183/2010, anche alle azioni volte a far valere l’abuso derivante dal superamento del limite massimo di durata complessiva di 36 mesi.

Il ricorrente sosteneva che la sua domanda, essendo di natura risarcitoria e non mirata a contestare la nullità del termine di un singolo contratto, dovesse essere soggetta solo al termine di prescrizione ordinario (dieci anni) e non a quello di decadenza (60 o 120 giorni).

La Corte ha respinto questa tesi, affermando che la ratio della norma sulla decadenza è quella di garantire la certezza dei rapporti giuridici. Questa esigenza di stabilità si applica a tutte le ipotesi in cui si contesta la legittimità dell’apposizione di un termine a un contratto di lavoro. Che si tratti della nullità del termine per mancanza di causale, della sua proroga illegittima o, come in questo caso, del superamento del tetto massimo di durata attraverso una successione di contratti, l’azione deve essere promossa entro il termine di decadenza.

La Corte ha quindi ribadito un principio consolidato: in caso di reiterazione contratti a termine, l’illegittimità non deriva dal singolo contratto, ma dalla sequenza nel suo complesso. L’impugnazione dell’ultimo contratto è l’atto che permette di portare all’attenzione del giudice l’intera condotta abusiva del datore di lavoro. Di conseguenza, il termine di decadenza per agire inizia a decorrere dalla data di cessazione dell’ultimo rapporto di lavoro.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante orientamento giurisprudenziale: chi intende contestare una successione abusiva di contratti a tempo determinato deve agire prontamente. L’azione è soggetta a un termine di decadenza che decorre dalla fine dell’ultimo contratto. Non è necessario impugnare ogni singolo contratto, ma è fondamentale non lasciar scadere i termini dopo la conclusione dell’ultimo rapporto. Questa decisione sottolinea l’importanza per i lavoratori di essere consapevoli dei brevi termini per la tutela dei propri diritti e di rivolgersi a un legale senza indugio per non perdere la possibilità di agire in giudizio.

Quando si contesta una reiterazione contratti a termine, bisogna impugnare ogni singolo contratto?
No, secondo la Cassazione è sufficiente impugnare tempestivamente l’ultimo contratto della serie. L’impugnazione dell’ultimo atto permette di contestare l’intera sequenza contrattuale come abusiva.

L’azione per il risarcimento del danno da abusiva reiterazione contratti a termine è soggetta a un termine di decadenza?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che anche l’azione volta a far valere l’illegittimità della successione di contratti per superamento del limite massimo di durata è soggetta al termine di decadenza previsto dall’art. 32 della legge n. 183/2010.

Da quale momento decorre il termine di decadenza per impugnare una successione di contratti a termine?
Il termine di decadenza decorre dalla cessazione dell’ultimo contratto stipulato tra le parti. È da quel momento che il lavoratore deve agire entro i termini previsti dalla legge (ad esempio 60 o 120 giorni a seconda della normativa applicabile) per far valere i propri diritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati