LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Regolamento spese processuali: chi paga se vince poco?

Una farmacia ha citato in giudizio un’azienda sanitaria per un ritardato pagamento. Il dibattito si è concentrato sugli interessi dovuti e sulla ripartizione delle spese legali. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 338/2024, ha chiarito che il regolamento spese processuali deve basarsi sull’esito complessivo della causa. Anche se l’azienda sanitaria ha ottenuto una vittoria parziale in appello (sulla tipologia di interessi), rimane la parte sostanzialmente soccombente, in quanto ha dato origine al contenzioso non pagando puntualmente. Pertanto, è tenuta a rimborsare la maggior parte delle spese legali alla farmacia.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Regolamento Spese Processuali: la Cassazione chiarisce chi paga

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nella gestione del contenzioso: il regolamento spese processuali. La decisione chiarisce come vada individuata la parte soccombente, e quindi tenuta a pagare i costi, quando una sentenza di appello viene riformata solo su un punto accessorio. Questo principio è fondamentale per valutare correttamente i rischi e i costi di un’azione legale.

Il caso: un contenzioso tra una farmacia e l’Azienda Sanitaria Locale

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da una farmacia nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per il mancato pagamento di una fornitura di farmaci. La richiesta includeva, oltre al capitale, anche gli interessi di mora previsti per le transazioni commerciali (D.Lgs. 231/2002).

L’ASL si opponeva, contestando principalmente l’applicabilità di tali interessi. Il Tribunale di primo grado dava ragione alla farmacia, ma la Corte d’Appello ribaltava parzialmente la decisione: pur confermando l’obbligo di pagamento del capitale, escludeva gli interessi speciali, riconoscendo solo quelli legali. Di conseguenza, la Corte d’Appello compensava le spese legali per metà e condannava la farmacia a pagare la residua metà all’ASL, considerandola parzialmente soccombente.

La farmacia, ritenendo ingiusta tale ripartizione dei costi, ha presentato ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte e il regolamento spese processuali

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso relativo alle spese, cassando la sentenza d’appello su questo specifico punto. I giudici hanno riaffermato un principio consolidato in materia di regolamento spese processuali: la valutazione della soccombenza deve essere fatta sulla base dell’esito complessivo della lite e non in base ai singoli punti della controversia.

Il principio della soccombenza va valutato globalmente

Secondo la Suprema Corte, il giudice d’appello, quando riforma anche solo parzialmente la sentenza di primo grado, deve procedere a una nuova e autonoma valutazione delle spese di entrambi i gradi di giudizio. Questa valutazione non può limitarsi a constatare chi ha vinto o perso sul singolo motivo di appello, ma deve considerare chi ha dato causa al processo con il proprio comportamento.

Nel caso specifico, l’ASL aveva costretto la farmacia ad agire in giudizio a causa del suo inadempimento (il mancato pagamento). L’accoglimento dell’appello dell’ASL solo sulla questione accessoria degli interessi non modifica la sostanza: la parte che ha dato origine alla lite e che, alla fine, è stata condannata al pagamento del debito principale è l’ASL. Pertanto, è l’ASL a dover essere considerata la parte sostanzialmente soccombente.

Il rigetto del motivo sul giudicato esterno

La farmacia aveva sollevato anche un secondo motivo di ricorso, lamentando il mancato riconoscimento di un “giudicato esterno” derivante da una precedente sentenza. La Cassazione ha respinto questo motivo per un vizio formale, ovvero la violazione del principio di “autosufficienza del ricorso”. Il ricorrente, infatti, non aveva trascritto integralmente nel proprio atto le parti rilevanti della sentenza precedente, impedendo alla Corte di valutarne la pertinenza.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando il “principio di causalità”. La parte obbligata a rimborsare le spese processuali è quella che, con il suo comportamento (ad esempio, non adempiendo a un’obbligazione), ha reso necessario l’avvio del processo. Anche se questa parte ottiene una vittoria su un aspetto secondario della causa, la sua responsabilità primaria nell’aver generato il contenzioso rimane. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel condannare la farmacia, parte creditrice, al pagamento di una quota delle spese legali. La soccombenza prioritaria andava identificata nell’Azienda Sanitaria, debitrice.

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa ordinanza ribadisce un concetto fondamentale per chiunque affronti una causa legale: la vittoria su punti marginali o accessori non garantisce di per sé un esonero dal pagamento delle spese processuali. Il giudice deve sempre guardare all’esito finale e complessivo della lite e, soprattutto, al principio di causalità. Chi costringe un altro soggetto a ricorrere alla giustizia per tutelare un proprio diritto, pur ottenendo ragione su aspetti secondari, sarà molto probabilmente considerato il vero soccombente e dovrà farsi carico dei costi del processo. Questa regola garantisce una maggiore equità, evitando che la parte creditrice, già danneggiata dall’inadempimento, venga ulteriormente penalizzata con l’addebito delle spese legali.

Chi paga le spese legali se un appello viene accolto solo in minima parte?
Le spese legali vengono regolate in base all’esito complessivo della lite e al principio di causalità. La parte che ha dato origine al contenzioso e che risulta perdente sulla domanda principale è considerata sostanzialmente soccombente e, di norma, deve sostenere il carico maggiore delle spese, anche se l’appello della controparte viene parzialmente accolto su questioni accessorie.

Perché il principio di ‘autosufficienza’ è cruciale nel ricorso per cassazione?
Il principio di autosufficienza richiede che il ricorso contenga tutti gli elementi fattuali e giuridici necessari per consentire alla Corte di decidere senza dover consultare altri atti. Se un ricorrente fa riferimento a un documento o a una sentenza precedente senza riportarne le parti essenziali, il motivo di ricorso viene dichiarato inammissibile, come accaduto nel caso di specie per la questione del giudicato esterno.

Gli interessi per i ritardati pagamenti previsti per le transazioni commerciali (D.Lgs. 231/2002) si applicano ai crediti delle farmacie verso il Servizio Sanitario Nazionale?
Secondo quanto evidenziato dalla Corte d’Appello nella sentenza oggetto del ricorso, il rapporto tra le farmacie e il Servizio Sanitario Nazionale per l’erogazione dell’assistenza farmaceutica non rientra tra le ‘transazioni commerciali’ a cui si applica il D.Lgs. 231/2002. Pertanto, in caso di ritardato pagamento, non sono dovuti gli interessi speciali previsti da tale normativa, ma solo gli interessi legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati