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Regolamento di confini: il ruolo delle mappe catastali

La sentenza del Tribunale di Bari n. 442/2014 affronta un caso di regolamento di confini tra due proprietà. In assenza di prove fornite dalle parti, il giudice ha stabilito che, conformemente alla giurisprudenza (Cass. n. 12891/2006), il confine deve essere determinato sulla base delle risultanze delle mappe catastali. La decisione evidenzia come, nell’azione di regolamento di confini, l’onere della prova gravi su entrambi i proprietari e come la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), basata sui dati catastali, diventi lo strumento decisivo per risolvere la controversia.

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Pubblicato il 28 ottobre 2024 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Regolamento di Confini: Quando le Mappe Catastali Fanno Legge

L’incertezza sui confini tra proprietà immobiliari è una fonte comune di liti tra vicini. Ma cosa succede quando nessuno dei due proprietari riesce a dimostrare con certezza dove finisce la sua terra e inizia quella dell’altro? Una recente sentenza del Tribunale di Bari offre una risposta chiara, ribadendo un principio fondamentale nell’azione di regolamento di confini: in assenza di prove, le mappe catastali diventano l’arbitro decisivo della controversia. Analizziamo questo caso per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un proprietario di un fondo rustico che citava in giudizio il suo vicino. L’attore lamentava una situazione di incertezza riguardo l’esatta linea di demarcazione tra i due terreni, sostenendo che il convenuto avesse arbitrariamente delimitato il confine a proprio vantaggio. Chiedeva, quindi, al Tribunale di determinare giudizialmente il confine, ordinare la rimozione di eventuali opere e ottenere la restituzione delle porzioni di terreno indebitamente occupate.

Il convenuto si costituiva in giudizio, respingendo ogni accusa e sostenendo, al contrario, che non vi fosse alcuna incertezza e che le proprie opere e piante ricadessero interamente nella sua proprietà.

La Decisione del Tribunale sul Regolamento di Confini

Il Tribunale di Bari, dopo aver disposto una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per accertare lo stato dei luoghi, ha risolto la questione accogliendo la domanda principale di determinazione del confine. La decisione si fonda su un punto cruciale: il confine tra le due proprietà corrisponde esattamente a quello delineato nelle mappe catastali, così come verificato e riportato dal consulente tecnico nominato dal giudice. Di conseguenza, il Tribunale ha disposto anche la compensazione integrale delle spese di lite tra le parti.

Le Motivazioni della Sentenza

Il percorso logico seguito dal giudice è di grande interesse e si basa su principi consolidati del diritto.

In primo luogo, il Tribunale inquadra correttamente l’azione come regolamento di confini. Questo tipo di causa ha come presupposto l’incertezza, oggettiva o soggettiva, della linea di demarcazione tra due fondi. A differenza dell’azione di rivendica (dove si contesta il titolo di proprietà altrui), qui la proprietà non è in discussione; lo è solo la sua estensione.

Il principio cardine applicato è quello relativo all’onere della prova. Nell’azione di regolamento di confini, tale onere grava su entrambe le parti. Ciascun proprietario ha il dovere di fornire prove idonee a dimostrare la posizione del confine. Se, come nel caso di specie, nessuna delle parti fornisce elementi di prova certi (come atti di proprietà dettagliati, testimonianze decisive o altri documenti), il giudice non può semplicemente rigettare la domanda. Egli ha il dovere di risolvere l’incertezza.

Per farlo, si avvale dell’unico elemento oggettivo a sua disposizione: le mappe catastali. Il Tribunale cita espressamente la giurisprudenza della Corte di Cassazione (sent. n. 12891/2006), secondo cui «il giudice, se esso [l’onere della prova] non è compiutamente assolto, è comunque tenuto a provvedere nel merito, indicando il confine come delineato nelle mappe catastali».

La CTU ha quindi svolto un ruolo essenziale, sovrapponendo i rilievi topografici effettuati sul posto con le risultanze delle mappe storiche del Catasto Terreni. Le contestazioni del convenuto alla CTU sono state respinte perché considerate mere critiche generiche, non supportate da una motivazione tecnica alternativa e credibile.

Infine, la decisione di compensare le spese è coerente con la natura dell’azione. Poiché lo scopo era risolvere un’incertezza comune, non si ravvisa una vera e propria “soccombenza” di una parte rispetto all’altra. Entrambe hanno ottenuto il risultato di avere un confine certo, ponendo fine alla controversia.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre una lezione fondamentale per tutti i proprietari immobiliari. Quando sorge una disputa sui confini e mancano prove inconfutabili come accordi scritti o titoli di proprietà estremamente precisi, il riferimento ultimo diventano le mappe catastali. Affidarsi a una delimitazione “fai da te” o a convinzioni personali può rivelarsi una strategia perdente in tribunale. La via maestra, come dimostra questo caso, è affidarsi a strumenti tecnici oggettivi, come una perizia che confronti lo stato di fatto con i dati catastali. La consulenza di un tecnico esperto prima ancora di avviare una causa può, in molti casi, prevenire lunghi e costosi contenziosi, fornendo quella certezza che le parti da sole non riescono a trovare.

Chi deve provare qual è il confine corretto in una causa di regolamento di confini?
Secondo la sentenza, in un’azione di regolamento di confini l’onere della prova grava su entrambe le parti. Ciascun proprietario deve fornire elementi per dimostrare la posizione del confine.

Cosa succede se nessuna delle parti riesce a provare la posizione esatta del confine?
Se nessuna delle parti fornisce prove sufficienti, il giudice non può rigettare la domanda, ma deve comunque stabilire il confine. In tal caso, come stabilito dalla giurisprudenza citata, egli deve basare la sua decisione sulle risultanze delle mappe catastali.

Perché le spese legali sono state compensate tra le parti?
Le spese sono state compensate perché l’azione legale era finalizzata a risolvere uno stato di incertezza del confine, un interesse comune a entrambe le parti. Non essendoci una vera e propria “soccombenza” (cioè un vincitore e un perdente netti), il giudice ha ritenuto equo che ciascuna parte sostenesse i propri costi legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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