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Regolamento di condominio: non prova la proprietà

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30153/2024, ha stabilito che un Regolamento di condominio, anche se di natura contrattuale, non costituisce un titolo di proprietà idoneo a dimostrare la natura condominiale di un’area. In una controversia sulla costruzione di un muro di confine, la Corte ha chiarito che per dirimere la questione sulla proprietà del suolo è necessario fare riferimento ai titoli petitori (atti di acquisto), non potendo il regolamento prevalere su di essi né essere opposto a un terzo, anche se quest’ultimo è un condomino proprietario di un bene esterno al condominio.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Regolamento di condominio: Quando Non Basta a Definire i Confini della Proprietà

Il Regolamento di condominio è uno strumento fondamentale per la vita in comune, ma quali sono i suoi limiti? Può un regolamento stabilire a chi appartiene un’area contesa tra il condominio e una proprietà confinante? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale: il regolamento, da solo, non è sufficiente a provare la proprietà. Per definire i confini e le titolarità, è indispensabile fare riferimento ai titoli di acquisto.

I Fatti di Causa: La Costruzione di un Muro Conteso

La vicenda nasce dalla delibera di un Condominio che approvava la costruzione di un muro di confine tra il vialetto di accesso comune e un’area cortilizia adiacente. Tale area, però, apparteneva a una società sportiva, la quale, pur essendo proprietaria di un locale all’interno del condominio, possedeva il cortile come pertinenza di un altro immobile, esterno alla compagine condominiale.

La società ha quindi impugnato la delibera, sostenendo che il Condominio avesse deciso di costruire su un’area non di sua proprietà. Il Tribunale, in primo grado, ha dato ragione alla società, dichiarando la delibera nulla proprio perché avente ad oggetto un bene non condominiale.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ruolo del Regolamento di condominio

In secondo grado, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. I giudici hanno ritenuto che il Regolamento di condominio e i relativi allegati tecnici fossero sufficienti a dimostrare che l’area in questione rientrasse nei confini della proprietà condominiale. Secondo questa interpretazione, il regolamento avrebbe avuto il potere di definire i limiti delle parti comuni, rendendo legittima la delibera.

Contro questa sentenza, la società sportiva ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando che la Corte d’Appello avesse erroneamente attribuito al regolamento un valore probatorio in materia di proprietà che non gli compete.

Le Motivazioni della Cassazione: Prevalenza del Titolo di Proprietà

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e affermando un principio di diritto di fondamentale importanza.

Il Regolamento Non È un Titolo di Proprietà

Il punto centrale della decisione è che il Regolamento di condominio, anche se di natura contrattuale e regolarmente trascritto, non è un titolo di proprietà. La sua funzione è quella di regolare l’uso delle parti comuni e la vita condominiale, non di costituire o trasferire diritti reali. Pertanto, non può essere utilizzato per dimostrare che un’area appartiene al condominio, specialmente quando questa titolarità è contestata.

La Tutela del Terzo Estraneo alla Comunione

La Corte ha sottolineato che, rispetto alla sua area cortilizia (non facente parte del condominio), la società sportiva doveva essere considerata come un “terzo”. Un regolamento condominiale non è opponibile a un terzo per questioni relative alla proprietà. L’accertamento della natura condominiale o meno di un bene deve basarsi esclusivamente sull’esame dei cosiddetti “titoli petitori”, ovvero gli atti di compravendita e i documenti che attestano in modo inequivocabile la proprietà.

La Corte d’Appello ha quindi commesso un errore nel basare la propria decisione unicamente sul regolamento, senza procedere a un’analisi comparata dei titoli di proprietà del Condominio e della società.

Le Conclusioni: La Necessità di un Titolo Idoneo

La sentenza della Cassazione riafferma un principio cardine del diritto immobiliare: la proprietà si prova con i titoli, non con i regolamenti. La decisione di un’assemblea di condominio di modificare o costruire su un’area è radicalmente nulla se quel terreno non appartiene al condominio. Per risolvere controversie sui confini, è sempre necessario fare riferimento agli atti di acquisto, che sono gli unici documenti in grado di definire con certezza i limiti della proprietà comune e di quella esclusiva. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la questione attenendosi a questo fondamentale principio.

Un Regolamento di condominio può stabilire quali aree sono di proprietà comune?
No, un Regolamento di condominio non costituisce un titolo di proprietà. La sua funzione è regolare l’uso dei beni comuni e l’amministrazione, ma la definizione della proprietà di un’area deve risultare da un titolo idoneo e opponibile a terzi, come gli atti di acquisto.

Una delibera condominiale che decide la costruzione su un’area non di proprietà del condominio è valida?
No, una delibera di questo tipo è nulla. L’assemblea condominiale non ha il potere di disporre di beni che non rientrano nella proprietà comune, e ogni decisione in tal senso è priva di effetti giuridici.

Il Regolamento di condominio è vincolante per un condomino che possiede anche una proprietà confinante ma esterna al condominio?
No. Per quanto riguarda la sua proprietà esterna, il condomino è considerato un “terzo”. Il Regolamento di condominio non gli è opponibile per determinare i confini di proprietà, poiché non può prevalere sui titoli di acquisto che definiscono la titolarità del bene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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