LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Regolamento di competenza: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un regolamento di competenza sollevato d’ufficio da un Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche in una causa per danni da tracimazione fognaria. La decisione si fonda su due motivi: la tardività della richiesta, avanzata oltre la prima udienza di trattazione, e l’impossibilità per il secondo giudice di sollevare un conflitto d’ufficio quando la competenza si basa su criteri ordinari (valore/territorio) anziché su una specifica competenza per materia inderogabile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Regolamento di Competenza: Due Motivi di Inammissibilità Chiariti dalla Cassazione

Nel complesso mondo della procedura civile, stabilire quale giudice abbia il potere di decidere una causa è un passo fondamentale. A volte, sorgono conflitti tra uffici giudiziari, rendendo necessario l’intervento della Corte di Cassazione attraverso il regolamento di competenza. Una recente ordinanza della Suprema Corte offre preziosi chiarimenti sui limiti e le condizioni di questo strumento, in particolare quando sollevato d’ufficio dal giudice. Analizziamo una decisione che ha dichiarato inammissibile la richiesta, fornendo due distinte e importanti ragioni.

I Fatti del Caso: Danni da Rete Fognaria e Conflitto tra Tribunali

La vicenda ha origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da due cittadini nei confronti del proprio Comune. I danni lamentati erano stati causati dalla tracimazione della rete fognaria comunale, che aveva danneggiato un loro immobile.

Inizialmente, la causa era stata promossa davanti al Tribunale ordinario. Quest’ultimo, tuttavia, aveva declinato la propria competenza, ritenendo che la controversia dovesse essere decisa dal Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche, un organo specializzato. La motivazione si basava sull’idea che i danni derivassero dalla gestione di un’opera idraulica.

Una volta che la causa è stata riavviata (riassunta) davanti al Tribunale delle Acque Pubbliche, questo giudice ha sollevato d’ufficio un regolamento di competenza alla Corte di Cassazione. Secondo il Tribunale specializzato, la competenza era in realtà del giudice ordinario, poiché le acque fognarie non rientrano nella nozione di ‘acque pubbliche’ tutelate dalla legge, mancando di un interesse pubblico generale. Si è così creato un ‘conflitto negativo’, con entrambi i giudici che negavano la propria competenza.

La Decisione della Cassazione sul regolamento di competenza

La Corte di Cassazione ha esaminato la richiesta del Tribunale delle Acque Pubbliche e l’ha dichiarata inammissibile per due ragioni fondamentali, una di carattere procedurale e l’altra di carattere sostanziale.

Il Primo Motivo: la Tardività della Richiesta

Il primo ostacolo insormontabile è stato il tempo. L’art. 38 del codice di procedura civile stabilisce che il giudice che riceve una causa da un altro tribunale deve sollevare il conflitto di competenza entro e non oltre la prima udienza di trattazione.

Nel caso specifico, la Corte ha ricostruito la cronologia processuale, evidenziando che dalla riassunzione della causa erano trascorsi ben quattro anni, durante i quali si erano tenute diverse udienze, seppur alcune di mero rinvio. Secondo la Cassazione, il potere di sollevare il conflitto si consuma alla prima udienza, e i successivi rinvii, anche se disposti con formule generiche come ‘impregiudicata ogni decadenza’, non possono procrastinare all’infinito questo termine perentorio. L’esigenza di ragionevole durata del processo impone che tali questioni preliminari siano risolte immediatamente.

Il Secondo Motivo: i Limiti del Conflitto Negativo Sollevato d’Ufficio

Anche superando l’ostacolo della tardività, la richiesta sarebbe stata comunque inammissibile. La Corte ha richiamato un principio consolidato, affermato dalle sue Sezioni Unite: il regolamento di competenza d’ufficio può essere sollevato solo se esiste un conflitto negativo basato su criteri di competenza inderogabili, come la materia (ratione materiae) o il territorio in casi specifici previsti dalla legge.

Nel caso in esame, il Tribunale delle Acque Pubbliche contestava la decisione del primo giudice sulla competenza per materia. Tuttavia, escludendo la propria competenza speciale, non indicava un altro giudice come competente per una diversa e specifica ragione di materia. Di conseguenza, la competenza si sarebbe dovuta determinare secondo i criteri ordinari di valore della causa e di territorio. Un conflitto basato su questi criteri (valore o territorio derogabile) non può essere sollevato d’ufficio dal secondo giudice. In tali situazioni, la decisione del primo giudice, anche se potenzialmente errata, diventa definitiva e vincolante per il giudice a cui la causa è stata trasmessa.

le motivazioni

La Corte ha spiegato che lo scopo del regolamento di competenza d’ufficio (art. 45 c.p.c.) è quello di evitare che una causa, che la legge riserva esclusivamente a un determinato giudice per ragioni di materia o territorio inderogabile, venga decisa da un altro. Quando, invece, non esiste una tale riserva inderogabile, la competenza è regolata dai criteri generali di valore e territorio. Permettere al secondo giudice di sollevare un conflitto in questi casi equivarrebbe a creare un regolamento per ragioni di valore o territorio non consentito dalla legge, vanificando la scelta legislativa.

In sostanza, il secondo giudice non può semplicemente dire ‘non sono competente io perché il primo giudice ha sbagliato a qualificare la materia’, ma deve poter affermare che ‘la competenza per materia inderogabile appartiene al primo giudice o a un terzo giudice’. Se questa affermazione non può essere fatta, deve trattenere la causa e deciderla.

le conclusioni

L’ordinanza ha dichiarato inammissibile l’istanza e ha stabilito che il processo deve proseguire davanti al Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche di Napoli, fissando un termine di tre mesi per la riassunzione.

Questa decisione ribadisce due principi procedurali cruciali:
1. La tempestività è essenziale: le questioni di competenza devono essere sollevate senza indugio alla prima udienza utile.
2. I confini del regolamento di competenza d’ufficio sono ben definiti: esso è uno strumento eccezionale, limitato ai soli conflitti su competenza per materia o territoriale inderogabile, per garantire la corretta allocazione delle controversie che il legislatore ha inteso riservare a specifici fori giudiziari.

Entro quando il giudice deve sollevare il regolamento di competenza d’ufficio?
Secondo la Corte, il regolamento di competenza d’ufficio deve essere proposto dal giudice investito della controversia entro la prima udienza di trattazione, anche a seguito di una riserva assunta in quella sede. Il mancato rispetto di questo termine comporta l’inammissibilità della richiesta.

Un giudice può sollevare un conflitto di competenza d’ufficio se ritiene che la competenza non sia per materia ma per valore?
No. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha stabilito che il regolamento di competenza d’ufficio è inammissibile se il secondo giudice, negando la propria competenza per materia, ritiene che la competenza sia in realtà regolata solo da criteri di valore o di territorio derogabile. Questo strumento è riservato ai soli conflitti su competenza per materia o territoriale inderogabile.

Cosa succede se il regolamento di competenza d’ufficio viene dichiarato inammissibile?
Se l’istanza di regolamento di competenza viene dichiarata inammissibile, la competenza si radica definitivamente presso il giudice che aveva sollevato il conflitto (il giudice ‘ad quem’). La causa deve quindi essere riassunta davanti a quest’ultimo entro il termine fissato dalla Corte di Cassazione per la sua prosecuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati