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Regolamento di competenza: quando è inammissibile?

Un conduttore ha impugnato con un regolamento di competenza un’ordinanza cautelare relativa a una procedura di sfratto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che tale strumento è precluso contro provvedimenti non definitivi come quelli cautelari. La Corte ha inoltre sanzionato il ricorrente per lite temeraria, condannandolo a un risarcimento del danno per aver abusato dello strumento processuale, ignorando una giurisprudenza consolidata.

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Regolamento di Competenza: Inammissibile nei Procedimenti Cautelari

L’utilizzo corretto degli strumenti processuali è fondamentale per la tutela dei propri diritti. Agire in giudizio con strumenti inappropriati non solo porta a una pronuncia di inammissibilità, ma può anche esporre a sanzioni per abuso del processo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del regolamento di competenza, specialmente nel contesto dei procedimenti cautelari, e le gravi conseguenze di un suo uso improprio.

I Fatti del Caso: dalla Procedura di Sfratto al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da una procedura di sfratto per finita locazione avviata da una società immobiliare nei confronti di un conduttore. A seguito dell’opposizione di quest’ultimo, il Tribunale ha concesso un’ordinanza provvisoria di rilascio dell’immobile. La società ha quindi notificato il precetto per l’esecuzione, contro cui il conduttore ha proposto opposizione, chiedendo la sospensione dell’esecutività del titolo.

Il giudice ha inizialmente concesso la sospensione. Tuttavia, la società immobiliare ha proposto reclamo e il Tribunale, in composizione collegiale, ha accolto il reclamo, revocando la sospensione. Contro questa ultima ordinanza, il conduttore ha proposto un ulteriore reclamo, che è stato rigettato con condanna alle spese e al risarcimento per lite temeraria. È avverso questa decisione che il conduttore ha infine proposto ricorso in Cassazione tramite il regolamento di competenza.

L’Uso Improprio del Regolamento di Competenza

Il ricorrente ha tentato di contestare la decisione del Tribunale su due fronti, entrambi qualificati come questioni di competenza:
1. La liquidazione delle spese legali, che a suo dire spettava al giudice del merito e non a quello della fase cautelare.
2. Un presunto conflitto tra il giudice dell’opposizione all’esecuzione e un altro giudice riguardo al potere di sospendere l’efficacia esecutiva del titolo.

La Corte di Cassazione ha ritenuto questa impostazione radicalmente errata, dichiarando il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Regolamento di Competenza è Inammissibile

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: il regolamento di competenza è uno strumento esperibile solo contro provvedimenti che, avendo natura di sentenza, decidono sulla competenza. Le ordinanze emesse in sede cautelare, come quelle derivanti da un reclamo ex art. 669-terdecies c.p.c., sono per loro natura prive dei caratteri della definitività e della decisorietà.

Questi provvedimenti sono:
Provvisori: non decidono la controversia nel merito in modo definitivo.
Riproponibili: possono essere modificati o revocati nel corso del giudizio.

Di conseguenza, non possono essere assimilati a una sentenza e non sono idonei a instaurare una procedura di regolamento di competenza. Tale strumento, se ammesso, porterebbe a una decisione della Cassazione priva del requisito della definitività, in contrasto con la natura stessa del procedimento cautelare.

La Condanna per Lite Temeraria: un Abuso del Diritto Processuale

La Cassazione non si è limitata a dichiarare l’inammissibilità del ricorso, ma ha anche condannato il ricorrente per responsabilità aggravata ai sensi dell’art. 96, comma 3, c.p.c. (c.d. lite temeraria). Secondo la Corte, la proposizione del ricorso è stata caratterizzata da colpa grave, consistita nell’ignorare, senza un atteggiamento critico o uno sforzo interpretativo, le consolidate interpretazioni delle norme processuali.

L’abuso dello strumento processuale si è manifestato nel proporre un ricorso palesemente infondato e inammissibile, in contrasto con il “diritto vivente” e la giurisprudenza consolidata. Tale comportamento, secondo la Corte, non solo danneggia la controparte ma intralcia il corretto funzionamento della giustizia, sovraccaricando la Corte di legittimità con ricorsi privi di qualsiasi ragionevole chance di accoglimento e rallentando la decisione di casi meritevoli di attenzione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla netta distinzione tra la giurisdizione cautelare e quella di merito. La decisione sulle spese in una fase cautelare, così come la valutazione sul potere di sospensione, rientrano pienamente nell’ambito del procedimento cautelare e non possono essere trasformate artificiosamente in una questione di “competenza” per adire la Cassazione. La Corte ha sottolineato che la proposizione di un ricorso senza aver adoperato la normale diligenza per acquisire la coscienza della sua infondatezza costituisce un indice di mala fede o colpa grave. L’avvocato, e di conseguenza la parte che rappresenta, ha il dovere di agire con una diligenza qualificata, che include la conoscenza della giurisprudenza consolidata. Ignorare principi procedurali così basilari integra un comportamento gravemente colposo che giustifica la sanzione per abuso del processo, volta a scoraggiare iniziative dilatorie e a preservare la funzione nomofilattica della Corte di Cassazione.

Le conclusioni

La decisione in commento offre due importanti insegnamenti pratici. In primo luogo, conferma l’assoluta inammissibilità del regolamento di competenza contro le ordinanze emesse in fase cautelare. In secondo luogo, funge da severo monito sui rischi della lite temeraria: l’abuso del diritto di impugnazione, attraverso la proposizione di ricorsi palesemente privi di fondamento, viene sanzionato non solo con la condanna alle spese, ma anche con un ulteriore risarcimento del danno. Ciò rafforza il principio della ragionevole durata del processo e la funzione della Cassazione come giudice della legittimità, che non deve essere oberata da ricorsi strumentali, ma concentrarsi su questioni che richiedono un intervento correttivo o nomofilattico.

È possibile proporre un regolamento di competenza avverso un’ordinanza emessa in sede di reclamo cautelare (ex art. 669-terdecies c.p.c.)?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che è inammissibile. Le ordinanze cautelari sono provvedimenti provvisori e privi di carattere decisorio e definitivo, requisiti necessari per poter essere impugnati con tale strumento.

Perché il regolamento di competenza non si applica ai provvedimenti cautelari?
Perché i provvedimenti cautelari sono privi dei caratteri della definitività e della decisorietà. Essi non hanno natura di sentenza e sono caratterizzati da provvisorietà e riproponibilità, pertanto non sono idonei a instaurare la procedura di regolamento di competenza.

Cosa rischia chi propone un ricorso palesemente inammissibile o infondato?
Rischia una condanna per responsabilità aggravata (c.d. lite temeraria) ai sensi dell’art. 96, comma 3, c.p.c. Questa sanzione, che si aggiunge alla condanna alle spese legali, comporta il pagamento di una somma di denaro determinata dal giudice a titolo di risarcimento per l’abuso dello strumento processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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