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Regolamento condominiale: limiti all’uso delle parti comuni

Una società immobiliare ha citato in giudizio due condomini per aver installato un cancello aggiuntivo, violando il regolamento condominiale che limitava le modifiche estetiche. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il giudice di merito ha errato nel non applicare le specifiche e più restrittive norme del regolamento condominiale, limitandosi a valutare l’intervento secondo i principi generali sull’uso della cosa comune (art. 1102 c.c.). La sentenza è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Regolamento Condominiale: Quando le Sue Regole Superano il Codice Civile

La vita in condominio è spesso un delicato equilibrio tra libertà individuali e necessità collettive. Il regolamento condominiale è lo strumento chiave che governa questa convivenza, ma fino a che punto può limitare le azioni dei singoli proprietari? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che le disposizioni di un regolamento di natura contrattuale possono essere più severe delle norme generali del Codice Civile, specialmente per quanto riguarda l’estetica e le modifiche alle parti comuni.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine in un complesso residenziale, dove una società, proprietaria di un immobile, ha contestato l’operato di due condomini. Questi ultimi avevano installato un secondo cancello di accesso al proprio giardino, a pochi metri da quello preesistente, modificando di fatto un muretto comune. Secondo la società, questa opera violava non solo l’estetica generale, ma anche specifiche clausole del regolamento condominiale (articoli 5 e 6), che vietavano esplicitamente modifiche alle recinzioni e alterazioni del decoro architettonico.

L’Iter Giudiziario e la Decisione della Corte d’Appello

Inizialmente, la domanda della società era stata accolta. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, l’installazione del nuovo cancello non costituiva una violazione, ma un semplice “uso più intenso della cosa comune”, legittimo ai sensi dell’art. 1102 del Codice Civile. La Corte territoriale aveva quindi ritenuto che, non essendo stata creata una servitù a carico del bene comune e non essendo stato leso il decoro architettonico in senso generale, l’opera fosse legittima. In sostanza, il giudice d’appello si era limitato ad applicare la norma generale, senza dare il giusto peso alle specifiche e più restrittive previsioni del regolamento.

Il Valore Vincolante del Regolamento Condominiale

Il cuore della questione, portato all’attenzione della Cassazione, era proprio questo: il giudice deve limitarsi a verificare il rispetto dei principi generali del Codice Civile o deve dare prevalenza alle clausole specifiche del regolamento condominiale, quando queste sono più restrittive? La società ricorrente ha sostenuto che la Corte d’Appello avesse completamente ignorato gli articoli 5 e 6 del regolamento, che imponevano divieti precisi su qualsiasi variante all’estetica delle recinzioni e modifica ai muretti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando un principio fondamentale: le norme di un regolamento condominiale di natura contrattuale (cioè accettato da tutti i condomini al momento dell’acquisto) possono integrare e derogare la disciplina legale, imponendo limiti più stringenti ai diritti dei singoli. Il problema, secondo la Cassazione, non era verificare se l’apertura del cancello ledesse il decoro architettonico in astratto, ma se violasse le specifiche prescrizioni regolamentari invocate. Il giudice di merito avrebbe dovuto verificare la natura di tali disposizioni e accertare se l’intervento dei condomini fosse conforme a tali norme più rigorose. L’art. 1102 c.c., che consente a ciascun partecipante di servirsi della cosa comune, non è una norma inderogabile e può essere limitato da un regolamento che, ad esempio, definisca in modo più stringente il concetto di decoro o vieti determinate modifiche per preservare l’armonia estetica dell’edificio.

Le Conclusioni

La Corte ha cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello di Catanzaro, in diversa composizione, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio. La decisione ribadisce l’importanza e la forza vincolante del regolamento condominiale di natura contrattuale. Per i condomini, ciò significa che prima di intraprendere qualsiasi modifica, anche su parti di proprietà esclusiva che incidono sull’esterno, è essenziale consultare attentamente il regolamento. Per gli amministratori e i giudici, questo provvedimento sottolinea l’obbligo di applicare prima le norme specifiche del regolamento e solo in seguito, qualora la materia non sia disciplinata, i principi generali del Codice Civile.

Un regolamento condominiale può vietare modifiche che sarebbero permesse dal Codice Civile?
Sì. Secondo la Corte, un regolamento di natura contrattuale può stabilire limiti più rigorosi rispetto a quelli previsti dalla legge generale (come l’art. 1102 c.c.), ad esempio vietando specifiche modifiche per tutelare il decoro architettonico.

Quale norma deve applicare il giudice in caso di contestazione di un’opera in condominio?
Il giudice deve prima verificare l’esistenza di specifiche norme nel regolamento condominiale che disciplinano il caso. Solo se il regolamento non prevede nulla, potrà applicare i principi generali stabiliti dal Codice Civile sull’uso della cosa comune e sulle innovazioni.

L’installazione di un nuovo cancello su un muro comune è sempre un uso legittimo della cosa comune?
No. Se il regolamento condominiale vieta espressamente modifiche ai muretti, alle recinzioni o all’estetica generale, l’installazione del cancello è illegittima, anche se non impedisce agli altri condomini l’uso della parte comune e costituisce un semplice “uso più intenso”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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