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Regolamento competenza: inammissibile contro G.E.

Un contribuente ha proposto opposizione a un pignoramento tributario. Il giudice dell’esecuzione ha dichiarato l’atto inammissibile. Il contribuente ha allora presentato un ricorso per regolamento di competenza, ma la Cassazione lo ha a sua volta dichiarato inammissibile. La Corte ha chiarito che l’ordinanza del giudice dell’esecuzione che chiude la fase sommaria non è definitiva e, in ogni caso, i suoi provvedimenti sulla competenza non sono impugnabili con questo strumento.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Regolamento di competenza: inammissibile contro l’ordinanza del G.E.

Nel complesso mondo della procedura civile, la scelta dello strumento processuale corretto è fondamentale per la tutela dei propri diritti. Un errore può costare caro, non solo in termini economici, ma anche di tempo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale riguardo al regolamento di competenza, chiarendo i limiti della sua applicabilità nei confronti dei provvedimenti emessi dal Giudice dell’Esecuzione. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da un’opposizione a un pignoramento presso terzi, promosso da un’agenzia di riscossione per il recupero di un ingente credito tributario, superiore a 378.000 euro, derivante da imposte su redditi e scommesse sportive. Il debitore, ritenendo illegittimo il pignoramento, proponeva opposizione dinanzi al Giudice dell’Esecuzione del tribunale competente.

Quest’ultimo, tuttavia, dichiarava l’opposizione inammissibile, motivando che essa era stata “proposta erroneamente dinanzi a questo G.E., anziché dinanzi al competente giudice di merito ratione materiae”. In sostanza, il giudice riteneva che la questione dovesse essere trattata in un’altra sede, senza però specificare quale né assegnare un termine per la riassunzione del giudizio. Contro questa ordinanza, il debitore proponeva ricorso per regolamento di competenza direttamente in Cassazione, chiedendo di definire quale fosse il giudice corretto.

La decisione della Corte sul regolamento di competenza

La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato inammissibile il ricorso. La Suprema Corte ha basato la sua pronuncia su due principi consolidati e autonomi, entrambi sufficienti a giustificare il rigetto dell’impugnazione. Questa pronuncia non entra nel merito della questione tributaria, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza procedurale del rimedio scelto dal ricorrente.

Le motivazioni

Le ragioni della declaratoria di inammissibilità sono di natura squisitamente processuale e meritano un’attenta analisi.

1. L’ordinanza del Giudice dell’Esecuzione non è definitiva

Il primo, e fondamentale, motivo di inammissibilità risiede nella natura del provvedimento impugnato. L’ordinanza con cui il Giudice dell’Esecuzione decide sull’opposizione nella sua fase iniziale (la cosiddetta fase sommaria) non ha carattere di definitività. Anche quando dichiara, a torto o a ragione, l’inammissibilità dell’opposizione, questo provvedimento non chiude la controversia in modo irrevocabile.

La giurisprudenza di legittimità è costante nell’affermare che un’ordinanza di questo tipo non è appellabile né con ricorso straordinario per cassazione, né, tantomeno, con regolamento di competenza. L’onere della parte che si vede respingere l’opposizione in fase sommaria è quello di instaurare il giudizio di merito, ovvero la causa vera e propria, per far valere le proprie ragioni, a prescindere dal fatto che il giudice abbia omesso di fissare il termine per farlo.

2. L’improponibilità del regolamento contro i provvedimenti del Giudice dell’Esecuzione

In secondo luogo, la Corte evidenzia un altro principio consolidato: avverso i provvedimenti del Giudice dell’Esecuzione, siano essi affermativi o negativi della propria competenza, non è mai esperibile il regolamento di competenza su istanza di parte. Anche a voler interpretare l’ordinanza del giudice di Taranto come una implicita declinatoria di competenza, lo strumento scelto dal ricorrente sarebbe stato comunque errato. Questo strumento processuale è previsto per risolvere conflitti di competenza tra giudici in sede di cognizione, ma non per sindacare le decisioni del giudice che presiede la fase esecutiva.

Le conclusioni

La decisione in commento è un importante monito sull’importanza del rigore procedurale. Sottolinea che il processo esecutivo e le relative opposizioni seguono regole specifiche che non ammettono scorciatoie. L’impugnazione di un’ordinanza emessa in fase sommaria con uno strumento non previsto dalla legge, come il regolamento di competenza, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di un ulteriore contributo unificato. Per i debitori e i loro legali, la lezione è chiara: di fronte a un’ordinanza avversa del Giudice dell’Esecuzione, la strada maestra non è l’impugnazione diretta in Cassazione, ma l’avvio tempestivo del giudizio di merito, unico contesto in cui la questione può essere pienamente dibattuta e decisa.

È possibile impugnare con regolamento di competenza l’ordinanza del giudice dell’esecuzione che dichiara inammissibile un’opposizione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale ordinanza, chiudendo solo la fase sommaria, non ha carattere definitivo e non è impugnabile con questo strumento. La parte deve invece avviare il giudizio di merito per far valere le proprie ragioni.

Cosa deve fare una parte se il giudice dell’esecuzione si dichiara, implicitamente o esplicitamente, incompetente?
Non può proporre regolamento di competenza. Secondo la giurisprudenza consolidata, i provvedimenti del giudice dell’esecuzione sulla competenza non sono contestabili con questo specifico mezzo. La via corretta rimane l’instaurazione del giudizio di merito.

Quali sono le conseguenze se si propone un regolamento di competenza in un caso come questo?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta non solo la perdita di tempo processuale, ma anche la condanna al pagamento delle spese legali della controparte e al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come sanzione per un’impugnazione non consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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