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Regolamentazione NCC: Stop a norme discriminatorie

Una società di noleggio con conducente ha contestato delle sanzioni emesse da un importante Comune italiano, basate su una regolamentazione locale che limitava l’accesso al proprio territorio acquatico (ZTL) ai soli operatori NCC con licenza rilasciata da altri comuni. La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di tale regolamentazione NCC, stabilendo che i Comuni non possono creare barriere discriminatorie basate sulla provenienza della licenza, in quanto ciò eccede le loro competenze e viola i principi di concorrenza. La Corte ha rigettato il ricorso del Comune, disapplicando la normativa locale e annullando le sanzioni.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Regolamentazione NCC: La Cassazione Boccia le Norme Discriminatorie dei Comuni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla regolamentazione NCC (Noleggio Con Conducente), chiarendo i limiti del potere dei Comuni. Un’amministrazione comunale non può creare normative che discriminano gli operatori NCC in base al comune che ha rilasciato la loro licenza. Questa decisione ha importanti implicazioni per la libera circolazione dei servizi e la concorrenza nel settore dei trasporti pubblici non di linea.

I Fatti del Caso

Una società di noleggio con conducente si è vista notificare cinque diverse ordinanze-ingiunzioni da parte di un noto Comune italiano per aver violato le norme locali sull’accesso al proprio territorio acquatico, una Zona a Traffico Limitato (ZTL). La normativa comunale, in sostanza, creava una distinzione netta: mentre gli operatori NCC autorizzati dallo stesso Comune potevano circolare liberamente, quelli in possesso di un’autorizzazione rilasciata da altri Comuni subivano un divieto di accesso totale o parziale.

La società ha impugnato le sanzioni, sostenendo l’illegittimità del regolamento comunale. Sia il Giudice di Pace che il Tribunale, in secondo grado, hanno dato ragione all’azienda, ritenendo che il regolamento comunale creasse una disparità di trattamento ingiustificata e, di fatto, limitasse la libertà di transito in modo illegittimo. Il Comune, non accettando la sconfitta, ha portato la questione fino alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla regolamentazione NCC

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato definitivamente il ricorso del Comune. I giudici hanno confermato la decisione dei gradi precedenti, stabilendo che il regolamento comunale in questione era illegittimo e andava disapplicato. Di conseguenza, le sanzioni amministrative elevate nei confronti della società NCC sono state annullate.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la potestà normativa dei Comuni in materia di trasporti pubblici non di linea è residuale e deve muoversi entro i binari tracciati dalla legislazione statale e regionale, senza poter introdurre limitazioni che non siano previste da queste fonti di rango superiore.

Le Motivazioni: Perché la regolamentazione NCC del Comune è illegittima?

La Corte ha articolato le sue motivazioni su diversi punti cardine.

In primo luogo, ha chiarito la gerarchia delle fonti normative. La legge quadro nazionale (L. n. 21/1992) attribuisce alle Regioni e ai Comuni specifiche competenze. I Comuni possono redigere regolamenti, ma devono attenersi ai principi stabiliti dalle leggi regionali, che a loro volta si armonizzano con la potestà legislativa esclusiva dello Stato. Il potere comunale, quindi, non è assoluto ma si limita a regolare le modalità di svolgimento del servizio, non a creare barriere all’ingresso.

In secondo luogo, la normativa comunale è stata giudicata discriminatoria. Creare una distinzione basata sulla provenienza geografica dell’autorizzazione NCC non trova giustificazione né nella legge nazionale né in quella regionale. Anzi, la legge regionale veneta (L.R. n. 63/1993) prevede che il Comune debba considerare la corretta gestione del traffico acqueo e gli effetti del moto ondoso, ma non autorizza a distinguere tra operatori sulla base del comune di rilascio della licenza.

Infine, la Corte ha rilevato un vizio di eccesso di potere. Il Comune ha utilizzato la sua potestà regolamentare per perseguire finalità (la tutela del patrimonio culturale e la riduzione del traffico acqueo) attraverso uno strumento illegittimo: la limitazione dell’accesso solo per una categoria di operatori. Come sottolineato anche dall’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) in una precedente segnalazione, una simile disciplina crea “distorsioni concorrenziali” e una discriminazione non funzionale alle esigenze rappresentate dall’Amministrazione.

Conclusioni: Le Implicazioni per la Regolamentazione NCC

La decisione della Cassazione rappresenta un importante precedente per tutti gli operatori del settore NCC. Essa sancisce che la libertà di prestazione dei servizi non può essere ostacolata da regolamenti locali che introducono criteri discriminatori non previsti dalla legge. I Comuni hanno il diritto e il dovere di regolare il traffico per tutelare l’interesse pubblico, ma devono farlo con strumenti proporzionati e non discriminatori, che si applichino a tutti gli operatori in modo equo. Qualsiasi regolamentazione NCC che limiti l’accesso al mercato basandosi sulla provenienza geografica della licenza è destinata a essere considerata illegittima e, pertanto, disapplicata dal giudice.

Un Comune può vietare l’accesso al proprio territorio agli operatori NCC autorizzati da altri Comuni?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un Comune non può introdurre una disciplina differenziata che limiti o vieti l’accesso al proprio territorio (incluse le ZTL) basandosi sul Comune che ha rilasciato l’autorizzazione NCC. Tale limitazione eccede la potestà regolamentare comunale e viola le norme di rango superiore.

Perché il regolamento comunale è stato considerato discriminatorio?
Il regolamento è stato giudicato discriminatorio perché creava una disparità di trattamento ingiustificata tra gli operatori NCC autorizzati dal Comune stesso, che potevano circolare liberamente, e quelli autorizzati da altri comuni, a cui l’accesso era vietato o fortemente limitato. Questa distinzione non era prevista né giustificata dalla normativa nazionale o regionale.

Qual è la gerarchia delle fonti nella regolamentazione dei servizi NCC?
La potestà normativa dei Comuni è subordinata a quella delle Regioni e dello Stato. La legge quadro nazionale (L. n. 21/1992) definisce i principi generali. Le Regioni legiferano per disciplinare gli aspetti essenziali del servizio. I Comuni possono emanare regolamenti solo per le modalità di svolgimento del servizio, senza poter contraddire o superare i limiti imposti dalle leggi statali e regionali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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