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Reddito pensione invalidità: quale anno conta?

Un cittadino si è visto revocare la pensione di invalidità per superamento del limite di reddito. La Corte d’Appello, riformando il ragionamento del primo giudice, chiarisce che per il calcolo del reddito per la pensione di invalidità rileva solo il reddito dell’anno di godimento della prestazione (in questo caso il 2018), e non quello dell’anno precedente. Avendo una perizia tecnica (CTU) confermato che i redditi del cittadino per il 2018 erano inferiori alla soglia, la Corte ha respinto l’appello dell’ente previdenziale, confermando il diritto alla pensione.

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Reddito Pensione Invalidità: La Corte d’Appello Chiarisce Quale Anno Bisogna Considerare

Una recente sentenza della Corte di Appello di Bari, Sezione Lavoro, offre un chiarimento fondamentale su un tema cruciale per molti cittadini: il calcolo del reddito per la pensione di invalidità. La decisione stabilisce un principio netto su quale annualità reddituale debba essere presa in considerazione per verificare il diritto alla prestazione assistenziale, risolvendo un conflitto interpretativo tra l’ente previdenziale e il beneficiario.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla decisione di un ente previdenziale di revocare la pensione di inabilità civile a un cittadino a partire da gennaio 2018. La motivazione era il presunto superamento della soglia di reddito fissata per legge per quell’anno, pari a € 16.664,36. Il cittadino, ritenendo ingiusta la revoca, si era rivolto al Tribunale del Lavoro.

In primo grado, il Giudice aveva dato ragione al ricorrente, accertando il suo diritto alla pensione. Tuttavia, il Tribunale era giunto a tale conclusione applicando un criterio di calcolo contestato: aveva sommato i redditi da lavoro dipendente del 2017 a quelli derivanti da un assegno ordinario percepito nel 2018, per poi detrarre gli oneri deducibili (come l’assegno di mantenimento all’ex coniuge). L’ente previdenziale, non condividendo questo metodo di calcolo, ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Appello.

La Decisione della Corte d’Appello e il Calcolo del Reddito Pensione Invalidità

La Corte di Appello di Bari ha rigettato l’appello dell’ente e confermato la sentenza di primo grado, ma sulla base di una motivazione giuridica differente e più precisa. I giudici hanno stabilito che l’approccio del Tribunale, consistente nel cumulare redditi di anni diversi (2017 e 2018), era errato. Il principio corretto, secondo la Corte, è un altro: per le prestazioni i cui redditi sono soggetti all’obbligo di comunicazione al Casellario centrale dei pensionati, come nel caso in esame, il reddito di riferimento è esclusivamente quello conseguito nello stesso anno di godimento della prestazione.

Di conseguenza, per verificare il diritto alla pensione per l’anno 2018, bisognava considerare unicamente i redditi percepiti in quello stesso anno. Per accertare l’esatto ammontare di tali redditi, la Corte ha disposto una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) contabile. L’esperto ha concluso che il reddito totale del cittadino per il 2018 ammontava a € 15.674,40, cifra inferiore al limite di legge di € 16.664,36. Sulla base di questa evidenza, il diritto alla pensione è stato confermato.

Le Motivazioni: Quale Anno Rileva per il Reddito?

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta interpretazione dell’articolo 35, comma 8, del D.L. n. 207/2008. Questa norma distingue due scenari:

1. Regola Generale: Il reddito di riferimento è quello dell’anno solare precedente.
2. Eccezione Specifica: Per le prestazioni collegate a redditi per cui sussiste l’obbligo di comunicazione al Casellario centrale dei pensionati (come pensioni o assegni di invalidità), il reddito rilevante è quello percepito nello stesso anno della prestazione.

Nel caso specifico, poiché il cittadino percepiva nel 2018 un assegno ordinario (reddito comunicato al Casellario), si doveva applicare l’eccezione. Pertanto, i redditi del 2017 non dovevano essere presi in considerazione. La Corte ha definito “errata” l’interpretazione dell’ente previdenziale e del primo giudice, sottolineando che la legge non prevede alcun cumulo tra redditi dell’anno in corso e redditi dell’anno precedente, poiché ciò creerebbe un “artificioso incremento dei redditi” non giustificato dalla norma.

La CTU ha poi svolto un ruolo decisivo, analizzando tutta la documentazione fiscale (Certificazione Unica, Modello Unico) e confermando che il reddito totale del 2018 era composto da € 14.547,70 di pensione (già al netto degli oneri deducibili per l’assegno di mantenimento) e € 1.126,70 di reddito da lavoro dipendente. La somma, € 15.674,40, risultava inferiore alla soglia, rendendo illegittima la revoca della prestazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza stabilisce un principio di certezza di grande importanza per i beneficiari di prestazioni assistenziali. La principale implicazione pratica è che, per la verifica dei requisiti reddituali della pensione di invalidità, non si deve guardare all’anno precedente se nell’anno di godimento si percepiscono altri redditi da pensione già noti all’ente previdenziale. In questi casi, rileva solo ed esclusivamente il reddito “contestuale”, ovvero quello dell’anno in cui si riceve il beneficio. Questa regola evita calcoli complessi e potenzialmente penalizzanti per il cittadino, garantendo che la valutazione si basi sulla situazione economica effettiva e corrente.

Per calcolare il diritto alla pensione di invalidità, si deve considerare il reddito dell’anno in corso o quello dell’anno precedente?
La sentenza chiarisce che se il beneficiario percepisce redditi soggetti a comunicazione al Casellario centrale dei pensionati (come un altro trattamento pensionistico), il reddito di riferimento è quello conseguito nello stesso anno di godimento della prestazione (anno in corso). La regola del reddito dell’anno precedente si applica solo in assenza di tali redditi.

È possibile sommare i redditi di anni diversi per verificare il superamento della soglia reddituale?
No. La Corte ha stabilito che è errato sommare i redditi dell’anno in corso con quelli percepiti nell’anno precedente. La normativa prevede di considerare il reddito di un solo anno di riferimento, a seconda della tipologia di redditi percepiti.

L’assegno di mantenimento versato all’ex coniuge è un onere deducibile ai fini del calcolo del reddito per la pensione di invalidità?
Sì. La sentenza, attraverso le risultanze della CTU, conferma che l’assegno di mantenimento è un onere deducibile. Nel caso di specie, l’importo della pensione su cui si basava il calcolo era già stato considerato al netto di tale onere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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