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Recupero crediti pubblici: sì alla cartella esattoriale

Un fideiussore si opponeva alla riscossione tramite cartella esattoriale di un debito derivante da una garanzia pubblica su un finanziamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che la procedura di recupero crediti pubblici tramite cartella esattoriale è sempre legittima, anche per fatti antecedenti alla legge specifica del 2015, poiché mira a reintegrare fondi pubblici e si fonda su un principio generale dell’ordinamento.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Recupero crediti pubblici: Legittima la Cartella Esattoriale anche Prima del 2015

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha consolidato un importante principio in materia di recupero crediti pubblici. La pronuncia chiarisce che l’utilizzo della cartella esattoriale per recuperare somme derivanti da garanzie statali è una modalità sempre legittima, anche per fatti avvenuti prima dell’entrata in vigore della normativa che lo ha esplicitamente previsto nel 2015. Questa decisione ha implicazioni significative per le banche, i fideiussori e la gestione dei fondi pubblici di sostegno alle imprese.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un finanziamento pubblico agevolato concesso a una società edile. Un privato si era costituito fideiussore per garantire il debito della società. Il finanziamento era a sua volta assistito da una garanzia pubblica erogata da un istituto di credito centrale.

A seguito dell’inadempimento della società debitrice, la banca che aveva erogato il finanziamento ha escusso la garanzia pubblica, venendo rimborsata dall’istituto centrale. Quest’ultimo, a sua volta, ha agito per recuperare la somma pagata, notificando una cartella esattoriale direttamente al fideiussore per un importo superiore a trecentomila euro.

Il fideiussore ha proposto opposizione, contestando la legittimità dell’uso della cartella esattoriale. Mentre il Tribunale di primo grado aveva respinto l’opposizione, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, accogliendo le ragioni del garante. L’istituto di credito centrale ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La questione del recupero crediti pubblici in Cassazione

Il motivo centrale del ricorso verteva sulla presunta violazione di diverse norme, tra cui l’art. 8 bis della legge n. 33/2015. L’istituto ricorrente sosteneva che, a prescindere dall’entrata in vigore di questa norma, la modalità di recupero tramite strumento pubblicistico fosse già prevista dall’ordinamento per reintegrare le provviste di fondi pubblici destinati al finanziamento di attività private.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e rigettando l’opposizione del fideiussore. Le motivazioni della decisione si fondano su argomenti solidi e chiari.

La Natura Speciale del Credito Pubblico

I giudici hanno affermato che quando un ente come l’istituto di credito centrale paga in virtù di una garanzia pubblica, esso si surroga nei diritti del creditore originario (la banca erogatrice). Tuttavia, il credito che ne deriva non è più un semplice credito di diritto comune, ma assume una natura privilegiata. Il suo scopo non è recuperare un credito privato, ma riacquisire risorse pubbliche alla disponibilità del fondo per le piccole e medie imprese. Questa finalità pubblicistica giustifica l’uso di strumenti di riscossione più incisivi, come la cartella esattoriale.

L’Art. 8 bis come Norma di Chiarimento

La Corte ha ribadito un orientamento già consolidato: la previsione dell’art. 8 bis della legge n. 33/2015 non ha introdotto un nuovo strumento di recupero, ma ha semplicemente esplicitato e confermato un regime generale preesistente. Già prima del 2015, normative come il d.lgs. n. 123/1998 prevedevano l’iscrizione a ruolo per il recupero di crediti derivanti da interventi di sostegno pubblico revocati. Di conseguenza, l’utilizzo della cartella esattoriale era legittimo anche per le procedure avviate prima del 2015, come nel caso di specie, in cui la cartella era stata notificata nel 2014.

L’Estensione al Fideiussore

Infine, la Corte ha specificato che la procedura di recupero è esperibile non solo nei confronti del debitore principale, ma anche verso il fideiussore. Trattandosi di un’ipotesi di surrogazione legale ai sensi dell’art. 1203, n. 5, cod. civ., il garante che ha prestato la sua fideiussione è direttamente soggetto all’azione di recupero dell’ente pubblico surrogatosi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rafforza in modo significativo gli strumenti a disposizione degli enti pubblici per il recupero crediti pubblici derivanti da garanzie statali. La decisione chiarisce che la natura pubblicistica del credito prevale, legittimando procedure di riscossione coattiva che garantiscono un rapido ed efficace reintegro dei fondi destinati al sostegno dell’economia. Per i fideiussori, ciò significa una minore possibilità di contestare le modalità di riscossione, essendo esposti direttamente a procedure esecutive accelerate come quelle basate sulla cartella esattoriale.

È legittimo utilizzare una cartella esattoriale per il recupero crediti pubblici derivanti da una garanzia statale, anche per fatti antecedenti alla legge del 2015?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la procedura di recupero tramite cartella esattoriale si basa su un principio generale volto a reintegrare i fondi pubblici. La legge del 2015 ha solo chiarito un regime già esistente, rendendo tale strumento legittimo anche per le procedure avviate in precedenza.

Il credito dell’ente pubblico che paga la garanzia ha la stessa natura del credito bancario originario?
No, il credito acquisisce una nuova natura privilegiata. Non è più finalizzato al recupero di un credito di diritto comune, ma mira a riacquisire risorse pubbliche per il fondo di garanzia, giustificando così l’uso di strumenti di riscossione pubblicistici.

La procedura di recupero tramite cartella esattoriale può essere utilizzata anche contro il fideiussore?
Sì, la Corte ha confermato che l’azione di recupero può essere esercitata sia nei confronti del debitore principale sia del fideiussore. Ciò avviene in virtù della surrogazione legale, che trasferisce all’ente pubblico tutti i diritti del creditore originario, inclusi quelli verso i garanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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