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Recupero aiuti di Stato: chi può agire in giudizio?

La Cassazione ha stabilito che il Commissario Straordinario per il recupero aiuti di Stato non ha legittimazione ad agire in giudizio per l’ammissione al passivo fallimentare. Tale potere spetta all’Agente della Riscossione o all’ente creditore. Il ricorso del Commissario è stato rigettato per carenza di legittimazione attiva.

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Recupero Aiuti di Stato: la Cassazione Definisce i Limiti del Commissario Straordinario

La procedura di recupero aiuti di Stato considerati illegittimi dall’Unione Europea è un percorso complesso che interseca diritto nazionale, comunitario e fallimentare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: chi è il soggetto legittimato ad agire in giudizio per recuperare tali somme, specialmente quando l’impresa beneficiaria è fallita? La risposta non è scontata e la Corte ha tracciato una linea netta tra poteri amministrativi e poteri processuali.

I Fatti del Caso: un Aiuto Post-Sisma da Restituire

La vicenda trae origine dagli aiuti concessi a seguito del sisma che ha colpito l’Abruzzo nel 2009. Un’azienda, successivamente dichiarata fallita, aveva beneficiato di agevolazioni contributive. Anni dopo, la Commissione Europea ha dichiarato tali misure un aiuto di Stato incompatibile con le norme del mercato interno, ordinandone il recupero.

Per gestire questa complessa operazione, è stato nominato un Commissario Straordinario con il compito di quantificare e recuperare le somme. Il Commissario ha quindi presentato una domanda di ammissione al passivo del fallimento dell’azienda per un importo di oltre 250.000 euro. Tuttavia, sia il Giudice Delegato che il Tribunale hanno respinto la richiesta, sostenendo che il Commissario non avesse la “legittimazione attiva”, cioè il potere di avviare un’azione legale.

La Questione Giuridica: Chi ha il Potere di Agire?

Il cuore della controversia, giunta fino alla Corte di Cassazione, era stabilire se il Commissario Straordinario, oltre ai suoi compiti di accertamento e quantificazione del credito, fosse anche legittimato a richiederne giudizialmente la restituzione, insinuandosi nel passivo fallimentare. Il Commissario sosteneva di avere una legittimazione concorrente con quella dell’Agente della Riscossione, in rappresentanza dello Stato. Il Tribunale, invece, aveva ritenuto i suoi poteri limitati alla sola sfera amministrativa.

Le Motivazioni della Cassazione sul Recupero Aiuti di Stato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Commissario, confermando le decisioni dei giudici di merito. La motivazione della Corte si basa su un’attenta analisi della normativa che disciplina la figura e i poteri del Commissario. Secondo i giudici supremi, il legislatore ha affidato al Commissario compiti prettamente istruttori e amministrativi:

1. Identificazione dei soggetti: Individuare le imprese che devono restituire gli aiuti.
2. Quantificazione del credito: Calcolare l’importo esatto da recuperare, inclusi gli interessi.
3. Emissione del provvedimento: Adottare e notificare un provvedimento di recupero, che costituisce titolo esecutivo.

Tuttavia, la legge specifica chiaramente cosa accade dopo questa fase. Se il debitore non paga spontaneamente, il Commissario deve chiedere all’Agenzia delle Entrate-Riscossione di procedere alla riscossione coattiva. Questo passaggio, secondo la Corte, è decisivo: il potere di azione giudiziale e di riscossione forzata è esplicitamente attribuito a un altro soggetto, l’Agente della Riscossione.

La Corte ha inoltre chiarito che la titolarità del credito rimane in capo all’ente che originariamente avrebbe dovuto percepirlo (in questo caso, l’INPS per i contributi non versati). Di conseguenza, anche l’INPS avrebbe potuto agire in giudizio, in concorrenza con l’Agente della Riscossione. Il Commissario Straordinario, invece, è escluso da questo novero, poiché la legge non gli conferisce poteri processuali, ma solo un ruolo di coordinamento e gestione amministrativa del processo di recupero aiuti di Stato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione stabilisce un principio procedurale di notevole importanza. Viene tracciata una chiara distinzione tra la fase amministrativa di accertamento del credito, gestita dal Commissario Straordinario, e la fase giudiziale di recupero coattivo, di competenza esclusiva dell’Agente della Riscossione o dell’ente creditore originario.

Questa pronuncia serve da monito per le amministrazioni pubbliche: per evitare che un’azione di recupero venga respinta per motivi procedurali, è fondamentale che sia intrapresa dal soggetto a cui la legge conferisce espressamente la legittimazione ad agire. La carenza di legittimazione attiva è un vizio insanabile che porta al rigetto della domanda, con conseguente spreco di tempo e risorse pubbliche. La corretta individuazione dei ruoli e delle competenze è, quindi, il primo passo per un’efficace azione di recupero dei crediti dello Stato.

Il Commissario Straordinario per il recupero degli aiuti di Stato può agire in giudizio per insinuare un credito al passivo di un fallimento?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il Commissario non ha la legittimazione attiva per agire in giudizio. I suoi compiti sono di natura amministrativa e accertativa, mentre l’azione giudiziale è demandata ad altri soggetti.

Chi è legittimato a richiedere giudizialmente la restituzione di un aiuto di Stato illegittimo nel contesto di un fallimento?
Secondo la sentenza, la legittimazione processuale spetta all’Agente della Riscossione (in questo caso, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione) e, in via concorrente, all’ente che era il titolare originario del credito (nel caso specifico, l’INPS).

Perché il ricorso del Commissario è stato respinto?
Il ricorso è stato respinto per “carenza di legittimazione attiva”. Ciò significa che il Commissario non è il soggetto a cui la legge conferisce il potere di intraprendere azioni legali per il recupero coattivo del credito, essendo tale potere specificamente attribuito ad altri enti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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