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Reclamo incidentale: la Cassazione chiarisce

In un caso di licenziamento, la Corte di Cassazione ha sospeso la decisione per analizzare una questione procedurale di grande rilevanza. Il caso riguarda la necessità per un lavoratore, vittorioso in primo grado, di presentare un reclamo incidentale su un punto specifico (la genericità della contestazione disciplinare) rigettato dal primo giudice. La Corte valuterà se tale punto costituisca un ‘capo autonomo’ della domanda, suscettibile di passare in giudicato se non specificamente impugnato, rinviando il caso a una pubblica udienza per la sua particolare importanza.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Reclamo incidentale nel licenziamento: quando è necessario?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 33525/2024, ha messo in pausa un giudizio di licenziamento per affrontare una questione di fondamentale importanza processuale: la necessità di un reclamo incidentale da parte del lavoratore vittorioso. Questo intervento chiarisce i confini del giudicato parziale e l’onere di impugnazione in appello, con implicazioni significative per la difesa nei contenziosi di lavoro.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dall’impugnazione di un licenziamento. Un lavoratore, dopo aver ottenuto una sentenza favorevole in primo grado che annullava il provvedimento espulsivo, si vedeva convenuto in appello dalla società datrice di lavoro. In primo grado, il Tribunale aveva accolto la domanda del lavoratore, pur escludendo uno dei motivi da lui sollevati, ovvero la genericità della contestazione disciplinare. In appello, il lavoratore si limitava a chiedere la conferma della sentenza di primo grado, senza proporre un appello incidentale specifico su quel punto rigettato.

La Corte d’Appello, tuttavia, riesaminava e accoglieva proprio la questione della genericità della contestazione. La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse violato le norme processuali, in particolare il principio del giudicato (art. 324 c.p.c.), poiché la questione della genericità, non essendo stata oggetto di reclamo incidentale, doveva considerarsi ormai decisa e non più discutibile.

La questione giuridica e la necessità del reclamo incidentale

Il nodo cruciale sottoposto alla Suprema Corte è se la censura relativa alla genericità della contestazione disciplinare costituisca un ‘capo autonomo’ della domanda di impugnazione del licenziamento. La risposta a questa domanda è decisiva: se è un capo autonomo, la sua mancata impugnazione tramite reclamo incidentale ne determina il passaggio in giudicato, impedendo al giudice d’appello di riesaminarlo. Se, al contrario, è solo un argomento a sostegno dell’unica domanda (l’illegittimità del licenziamento), allora il giudice d’appello potrebbe valutarlo anche in assenza di un’impugnazione specifica.

La società ricorrente ha lamentato proprio questo: la Corte territoriale avrebbe deciso una questione su cui si era già formato il giudicato, dato che il lavoratore, pur avendo perso su quel punto, non aveva mosso una critica formale alla decisione del primo giudice.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, riconoscendo la ‘particolare importanza e rilevanza’ della questione, non ha emesso una decisione definitiva. Ha invece optato per un’ordinanza interlocutoria, con la quale ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza. Questa scelta sottolinea la delicatezza del tema e la necessità di un approfondimento per stabilire un principio di diritto chiaro e uniforme.

La Corte dovrà definire l’esatta qualificazione del vizio di genericità della contestazione all’interno della pluralità di motivi che possono sorreggere l’impugnazione di un licenziamento. La decisione che verrà presa avrà il compito di tracciare una linea netta, indicando agli operatori del diritto quali doglianze necessitano di un’autonoma impugnazione per non essere ‘abbandonate’ nel passaggio tra un grado di giudizio e l’altro.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento, pur non decidendo il caso nel merito, svolge una funzione nomofilattica fondamentale. La futura sentenza, che sarà emessa dopo la pubblica udienza, avrà un impatto diretto sulla strategia processuale nei giudizi di lavoro. Gli avvocati dovranno prestare la massima attenzione nel formulare gli atti di appello, valutando scrupolosamente se proporre un reclamo incidentale anche su questioni apparentemente secondarie ma che potrebbero essere qualificate come capi autonomi di domanda. La decisione finale della Cassazione fornirà uno strumento essenziale per prevenire la formazione di giudicati parziali indesiderati e per garantire la piena tutela dei diritti nel processo del lavoro.

Qual è la questione legale principale sollevata dall’ordinanza?
La questione principale è se il vizio di genericità della contestazione disciplinare costituisca un capo autonomo della domanda di impugnazione di un licenziamento, tale da richiedere un appello incidentale specifico per evitare che la decisione su quel punto diventi definitiva (passi in giudicato).

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha ritenuto la questione di ‘particolare importanza e rilevanza’ ai sensi dell’art. 375 c.p.c. e, pertanto, ha preferito rinviare la causa a una pubblica udienza per un esame più approfondito prima di stabilire un principio di diritto che avrà un impatto significativo su casi futuri.

Cosa comporta per le parti il ‘rinvio a nuovo ruolo per la fissazione di una pubblica udienza’?
Comporta che la decisione è sospesa. Il caso sarà nuovamente iscritto a ruolo per essere discusso in un’udienza pubblica, dove le argomentazioni delle parti potranno essere esposte e dibattute in modo più ampio, data la complessità e l’importanza della questione giuridica da risolvere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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