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Reclamo fallimentare: quando l’appello è tardivo

Una società propone ricorso in Cassazione contro la sentenza che ha confermato la sua dichiarazione di fallimento. I motivi del ricorso, tra cui l’incompetenza territoriale del tribunale e l’omessa notifica, vengono rigettati. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, sottolineando la tardività delle eccezioni procedurali, che dovevano essere sollevate nel primo grado di giudizio, e l’infondatezza delle altre censure. La decisione ribadisce l’importanza del rispetto dei termini perentori nel reclamo fallimentare.

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Reclamo Fallimentare: La Cassazione Sancisce l’Inammissibilità per Eccezioni Tardive

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del reclamo fallimentare. La vicenda analizzata riguarda una società che, dopo la dichiarazione di fallimento, ha tentato di ribaltare la decisione basandosi su presunti vizi procedurali, come la competenza territoriale e la notifica degli atti. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo la rigidità dei termini processuali e l’importanza di sollevare le eccezioni nel momento corretto.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata veniva dichiarata fallita dal Tribunale di Catania su istanza di un creditore. La società presentava reclamo alla Corte d’Appello, lamentando principalmente due aspetti: l’omessa notificazione del ricorso per la dichiarazione di fallimento e l’insussistenza della soglia di indebitamento prevista dalla legge fallimentare.

La Corte d’Appello rigettava il reclamo, ritenendo corretta la notifica effettuata presso la casa comunale e confermando che l’indebitamento complessivo, pari a oltre 1,6 milioni di euro, superava ampiamente la soglia di fallibilità. Avverso questa decisione, la società proponeva ricorso per cassazione, articolato in cinque motivi.

L’Analisi della Cassazione sul Reclamo Fallimentare

La Suprema Corte ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, dichiarandolo infine inammissibile. Vediamo in dettaglio le argomentazioni della Corte.

Motivo 1 e 2: Incompetenza Territoriale e Vizi di Notifica

Il ricorrente sosteneva che il Tribunale di Catania fosse incompetente, poiché la sede legale in quella città era fittizia, e che la nullità della notifica derivasse proprio da questo fatto. La Cassazione ha definito questa eccezione tardiva. Secondo un principio consolidato (ius receptum), l’incompetenza per territorio deve essere eccepita, a pena di decadenza, non oltre la prima udienza di comparizione nel giudizio di primo grado. Sollevarla per la prima volta in sede di reclamo è inammissibile. Di conseguenza, anche il motivo legato alla nullità della notifica, fondato sulla stessa argomentazione della sede fittizia, è stato ritenuto inammissibile.

Motivo 3: Stato di Insolvenza e Legittimazione del Creditore

La società contestava lo stato di insolvenza, affermando che il credito del creditore istante era di soli 11.316,00 euro, inferiore alla soglia di fallibilità. La Corte ha chiarito la distinzione fondamentale tra la legittimazione del creditore ad agire (art. 6 l. fall.), che non richiede un importo minimo, e la soglia di fallibilità (art. 15 l. fall.), che si riferisce all’ammontare complessivo dei debiti scaduti e non pagati dell’impresa. Il tribunale può accertare d’ufficio tale indebitamento complessivo, come avvenuto nel caso di specie, senza che ciò costituisca una dichiarazione di fallimento d’ufficio.

Motivo 4 e 5: Sospensione dei Debiti e Offerta di Pagamento nel reclamo fallimentare

Il ricorrente invocava la sospensione dei ruoli dovuta alla pandemia Covid-19 e a benefici per le vittime di mafia, sostenendo che questi avrebbero dovuto essere considerati. La Corte ha giudicato il motivo inammissibile per difetto di autosufficienza, poiché tali questioni non risultavano essere state sollevate adeguatamente nei gradi di merito. Inoltre, ha ribadito che la sospensione della riscossione non elimina l’esistenza del debito. Infine, la semplice offerta di pagamento del debito del creditore istante, formulata in una fase avanzata del procedimento, non è stata ritenuta idonea a determinare la revoca della sentenza di fallimento, ormai emessa sulla base di uno stato di insolvenza accertato.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su principi procedurali cardine. In primo luogo, il principio della perentorietà dei termini per sollevare eccezioni procedurali, come quella di incompetenza territoriale. La mancata costituzione in primo grado, anche se dovuta a una presunta nullità della notifica, non consente di ‘recuperare’ tali eccezioni in fase di appello. In secondo luogo, il principio di autosufficienza del ricorso, che impone al ricorrente di esporre chiaramente tutte le questioni e di dimostrare di averle già sottoposte ai giudici di merito. Infine, viene ribadita la distinzione tra la legittimazione del singolo creditore e l’accertamento complessivo dello stato di insolvenza, che è compito del tribunale verificare anche attraverso un’istruttoria d’ufficio.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un monito per le imprese e i loro legali: nel contesto di un procedimento prefallimentare, la strategia difensiva deve essere impostata sin dal primo grado di giudizio. Le eccezioni procedurali, se non sollevate tempestivamente, si considerano rinunciate e non possono essere riproposte con successo in sede di reclamo. La dichiarazione di fallimento, una volta emessa, si fonda su un accertamento complessivo dello stato di insolvenza che trascende la posizione del singolo creditore che ha dato avvio alla procedura.

Entro quando va sollevata l’eccezione di incompetenza per territorio in un procedimento prefallimentare?
Secondo la giurisprudenza consolidata, l’eccezione di incompetenza per territorio deve essere sollevata o rilevata d’ufficio non oltre l’udienza di comparizione delle parti nel giudizio di primo grado. Se sollevata per la prima volta in sede di reclamo, è considerata tardiva e quindi inammissibile.

La sospensione dei pagamenti per normative speciali (es. Covid-19) impedisce la dichiarazione di fallimento?
No. La momentanea sospensione della riscossione dei debiti, come quella prevista per l’emergenza Covid-19, non elimina il fatto che si tratti di debiti scaduti e non pagati. Pertanto, non impedisce l’accertamento dello stato di insolvenza e la conseguente dichiarazione di fallimento.

Un’offerta di pagamento al creditore istante può revocare una sentenza di fallimento in fase di reclamo?
No. Un’offerta di pagamento o persino l’estinzione del debito verso il creditore che ha avviato la procedura, se avvenuta dopo la dichiarazione di fallimento, non è di per sé sufficiente a determinare la revoca della sentenza. La dichiarazione si basa sull’accertamento di uno stato di insolvenza generale, che non viene meno solo perché il singolo creditore è stato soddisfatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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