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Reciproca soccombenza e spese legali: Cassazione chiarisce

Un conduttore ha citato in giudizio un’amministrazione pubblica per il canone di locazione, chiedendone una cospicua riduzione. La Corte d’Appello ha concesso una riduzione minima, accogliendo parzialmente la domanda, ma ha compensato le spese legali per reciproca soccombenza. La Corte di Cassazione ha confermato tale decisione, specificando che il rigetto della domanda principale e l’accoglimento di quella subordinata configurano una reciproca soccombenza, legittimando la compensazione delle spese processuali.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Reciproca Soccombenza e Spese Legali: Quando l’Accoglimento Parziale Giustifica la Compensazione

Nel mondo dei contenziosi civili, l’esito di una causa non è sempre una vittoria netta o una sconfitta totale. Spesso, le decisioni dei giudici accolgono solo in parte le richieste di chi ha avviato il giudizio. In questi casi, una delle questioni più dibattute riguarda la ripartizione delle spese legali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sul concetto di reciproca soccombenza, spiegando quando è legittimo che il giudice disponga la compensazione delle spese. Questo principio è fondamentale, poiché determina se la parte ‘parzialmente’ vincitrice debba comunque sostenere i costi del proprio avvocato.

I Fatti del Caso: Una Disputa sul Canone di Locazione

La vicenda ha origine dalla richiesta di un privato cittadino contro un’amministrazione pubblica. Il cittadino, conduttore di un alloggio di servizio, riteneva che il canone di locazione/occupazione fosse eccessivo. In primo luogo, ha chiesto al Tribunale di accertare che il canone annuo corretto fosse di circa 2.243 euro. In via subordinata, ha richiesto una generica rideterminazione e riduzione del canone, con la conseguente condanna dell’amministrazione a restituire le somme versate in eccesso.

Il Tribunale ha rigettato la domanda, compensando le spese. La decisione si basava su una consulenza tecnica che aveva stabilito un canone mensile di poco più di 502 euro, cifra molto vicina a quella già applicata dall’amministrazione (circa 513 euro).

La Decisione della Corte d’Appello e il Principio della Reciproca Soccombenza

In secondo grado, la Corte d’Appello ha parzialmente riformato la sentenza. I giudici hanno osservato che, sebbene in misura minima, la domanda del cittadino era fondata. Hanno quindi rideterminato il canone nella misura indicata dal consulente tecnico e condannato l’amministrazione a restituire le piccole differenze accumulate nel tempo.

Tuttavia, la Corte ha deciso di compensare integralmente le spese legali di entrambi i gradi di giudizio. La motivazione? La sussistenza di una reciproca soccombenza, data dal fatto che la domanda era stata accolta in una misura “assolutamente marginale” rispetto alla richiesta originaria.

Il Ricorso in Cassazione: L’Unico Motivo sulle Spese Legali

Insoddisfatto, il cittadino ha proposto ricorso in Cassazione, contestando esclusivamente la decisione sulla compensazione delle spese. A suo avviso, non si poteva parlare di reciproca soccombenza, poiché la sua domanda era stata, seppur parzialmente, accolta, mentre l’amministrazione era stata condannata alla restituzione. Sosteneva che l’accoglimento ridotto di un’unica domanda non configurasse la soccombenza reciproca, citando un importante principio delle Sezioni Unite.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La Reciproca Soccombenza è Configurabile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito un punto cruciale, richiamando proprio la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza n. 32061 del 2022). Secondo tale orientamento, la reciproca soccombenza si configura in due scenari principali:

1. Quando vengono formulate domande contrapposte tra le parti e vengono entrambe parzialmente accolte.
2. Quando viene proposta un’unica domanda articolata in più capi e solo alcuni di essi vengono accolti.

Il caso in esame rientrava perfettamente in questa seconda ipotesi. Il ricorrente aveva formulato una domanda principale (riduzione del canone a una cifra specifica e molto bassa) e una domanda subordinata (generica rideterminazione). La Corte d’Appello aveva rigettato la prima, ma accolto la seconda. Questo “accoglimento parziale” di una domanda complessa integra pienamente i presupposti della reciproca soccombenza.

La Suprema Corte ha sottolineato che, una volta ravvisata correttamente tale situazione, la decisione di compensare le spese, in tutto o in parte, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non necessita di un’ulteriore e specifica motivazione. Tale scelta è, pertanto, insindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale in materia di spese processuali. L’esito di una causa non si misura solo in termini di accoglimento o rigetto, ma anche in relazione all’entità di quanto richiesto e di quanto effettivamente ottenuto. Chi avvia una causa chiedendo “100” e ottiene “1”, sebbene tecnicamente vittorioso, è anche sostanzialmente sconfitto sulla parte più cospicua della sua pretesa. La decisione chiarisce che la formulazione di una domanda principale molto ambiziosa, seguita dall’accoglimento di una richiesta subordinata e molto più contenuta, può legittimamente portare il giudice a considerare entrambe le parti come parzialmente soccombenti, con la conseguente compensazione delle spese legali. Questo serve da monito a calibrare con attenzione le proprie richieste in giudizio, per evitare di trovarsi a sostenere i propri costi legali pur avendo ottenuto una vittoria di Pirro.

Quando si verifica la ‘reciproca soccombenza’ che giustifica la compensazione delle spese legali?
Secondo l’ordinanza, la reciproca soccombenza si configura non solo in caso di domande contrapposte parzialmente accolte, ma anche quando un’unica domanda, articolata in più capi (come una richiesta principale e una subordinata), viene accolta solo in parte. Il rigetto della domanda principale e l’accoglimento di quella subordinata integra questa fattispecie.

L’accoglimento di una domanda per un importo minimo esclude la reciproca soccombenza?
No. La decisione chiarisce che l’accoglimento parziale della domanda, anche per un importo ‘assolutamente marginale’, se accompagnato dal rigetto della ben più consistente richiesta principale, è sufficiente per configurare la reciproca soccombenza e giustificare la compensazione delle spese.

Il giudice è obbligato a motivare in modo specifico la decisione di compensare le spese in caso di reciproca soccombenza?
No. Una volta che il presupposto della reciproca soccombenza è stato correttamente identificato, la scelta di compensare le spese (in tutto o in parte) rientra nel potere discrezionale del giudice. Tale decisione non richiede una specifica motivazione aggiuntiva e non è, di norma, sindacabile in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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