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Recesso socio: la durata della società è indefinita?

Un socio di una S.n.c. costituita per 50 anni ha tentato di esercitare il recesso, sostenendo che la durata fosse eccessiva e quindi assimilabile a un tempo indeterminato. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4978/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso. Ha stabilito che la valutazione sulla raggiungibilità della scadenza del contratto sociale, basata sull’età dei soci al momento della costituzione, è un’analisi di merito non sindacabile in sede di legittimità, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva negato il diritto di recesso socio in questo specifico caso.

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Recesso Socio: Quando la Lunga Durata della Società Giustifica l’Addio?

Il diritto di recesso socio in una società di persone rappresenta una tutela fondamentale per chi decide di investire capitale e lavoro in un progetto comune. Ma cosa succede quando la durata della società è fissata per un periodo così lungo da superare l’orizzonte di vita prevedibile dei soci stessi? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo tema, delineando i confini tra durata determinata e indeterminata. Analizziamo insieme il caso.

I Fatti di Causa

Una società in nome collettivo (S.n.c.) operante nel settore della produzione e vendita di mobili viene costituita nel 1980, con una durata fissata al 2030. Un socio entra a far parte della compagine nel 1981, rimanendovi per circa trent’anni.

Nel 2011, il socio manifesta la volontà di recedere. La sua richiesta si basa su un presupposto cruciale: una durata di 50 anni, fissata quando i soci fondatori avevano 38 e 35 anni, eccederebbe la “presumibile vita dei soci”, rendendo di fatto la società a tempo indeterminato. Secondo l’art. 2285 del Codice Civile, ciò gli darebbe il diritto di esercitare il recesso liberamente (ad nutum).

Inizialmente, il Tribunale dà ragione al socio, riconoscendo la legittimità del suo recesso e condannando la società a liquidargli la quota. Tuttavia, la Corte di Appello ribalta la decisione, accogliendo il ricorso della società. Secondo i giudici d’appello, la durata, seppur lunga, non era così “esorbitante” da risultare irraggiungibile per i soci, considerate le loro età al momento della costituzione. Di conseguenza, il termine doveva considerarsi determinato, escludendo il diritto di recesso.

La Questione del Recesso Socio e la Durata del Contratto

La questione approda in Corte di Cassazione. Il ricorrente contesta l’interpretazione della Corte d’Appello, sostenendo che il parametro corretto per valutare la durata non sia una generica “speranza di vita”, ma la “normale durata della vita umana”. Se il termine contrattuale supera questo orizzonte, la società dovrebbe essere considerata a tempo indeterminato, garantendo il diritto di recesso del socio.

L’articolo 2285 c.c. è chiaro: il socio può recedere liberamente quando la società è contratta a tempo indeterminato o per tutta la vita di uno dei soci. La giurisprudenza ha esteso questo principio ai casi in cui il termine, pur essendo formalmente indicato, è talmente lontano nel tempo da equivalere, nella sostanza, a un vincolo perpetuo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il punto centrale della sua decisione non è entrare nel merito se 50 anni siano troppi o no, ma stabilire chi debba fare questa valutazione e come.

La Cassazione ha chiarito che la Corte di Appello ha agito correttamente. Ha utilizzato parametri specifici e coerenti (l’età dei soci al momento della stipula del contratto sociale) per compiere una valutazione di merito: la scadenza al 2030 era, per quei soci, una scadenza raggiungibile e non meramente teorica o irraggiungibile.

In altre parole, la Suprema Corte afferma che stabilire se una durata sia “eccessiva” al punto da diventare “indeterminata” non è una questione di pura interpretazione della legge, ma un’analisi basata sui fatti concreti del singolo caso. Tale analisi spetta ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ricorso in Cassazione può contestare solo vizi di logica o errori nell’applicazione delle norme, non può chiedere alla Corte di rifare una valutazione che è già stata compiuta in modo coerente e motivato nei gradi precedenti.

Le Conclusioni

L’ordinanza rafforza un principio importante: non esiste una formula matematica per determinare quando la durata di una società diventa “indeterminata”. La valutazione è casistica e deve essere ancorata a elementi concreti, primo fra tutti l’età dei soci fondatori e la loro aspettativa di vita al momento della firma del patto sociale.

Per i soci e gli imprenditori, questa decisione implica che la definizione di una durata molto lunga nel contratto sociale non garantisce automaticamente il diritto di recesso ad nutum. Sarà sempre un giudice di merito a dover bilanciare la volontà contrattuale delle parti con il principio che vieta i vincoli perpetui, basandosi sui fatti specifici di ogni situazione. La scelta della durata di una società rimane un elemento cruciale del contratto sociale, le cui conseguenze devono essere attentamente ponderate fin dall’inizio.

Quando un socio di una società di persone può recedere liberamente (ad nutum)?
Secondo la legge (art. 2285 c.c.), un socio può recedere liberamente quando la società è contratta a tempo indeterminato o per tutta la vita di uno dei soci. La giurisprudenza estende questo diritto anche ai casi in cui la durata, sebbene fissata, è talmente lunga da superare la normale durata della vita umana, rendendola di fatto indeterminata.

Una durata societaria di 50 anni è automaticamente considerata a tempo indeterminato?
No, non automaticamente. La valutazione spetta al giudice di merito, che deve considerare le circostanze specifiche del caso, in particolare l’età dei soci al momento della costituzione della società. Se, in base a tale età, la scadenza risulta concretamente raggiungibile e non puramente teorica, la durata si considera determinata e il recesso ad nutum non è consentito.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del socio inammissibile. Non ha stabilito se 50 anni fossero troppi, ma ha confermato che la valutazione fatta dalla Corte di Appello (che aveva negato il recesso) era un’analisi di merito, basata su parametri chiari e logici (l’età dei soci). Tale valutazione non può essere riesaminata in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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