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Recesso socio: efficacia della comunicazione

Una socia di una società di persone comunicava il recesso per giusta causa. Il Tribunale, pur negando la giusta causa, riconosceva il recesso con preavviso, facendolo decorrere da una seconda comunicazione. La Corte di Appello ha riformato la decisione, stabilendo che la data di efficacia del recesso socio decorre dalla prima comunicazione, la quale, anche se infondata nella motivazione, si converte automaticamente in un recesso con preavviso. La sentenza chiarisce un punto fondamentale sulla certezza dei rapporti societari.

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Recesso Socio: Quando Diventa Effettiva la Tua Decisione?

La decisione di un socio di lasciare una società è un momento delicato, carico di implicazioni legali ed economiche. Una delle questioni più dibattute riguarda l’esatta decorrenza degli effetti del recesso socio, specialmente quando la comunicazione iniziale è basata su una ‘giusta causa’ che poi si rivela infondata. Una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo un principio di certezza a tutela di tutte le parti coinvolte.

Il Caso: Dalla Giusta Causa al Preavviso

I fatti riguardano una socia di una società di persone che, a ottobre 2020, comunica all’altra socia e alla società la sua volontà di recedere con effetto immediato per giusta causa. Le motivazioni addotte includevano presunte condotte inadempienti da parte dell’altra socia, come iniziative commerciali non concordate e sottrazione di documenti.

Il Tribunale di primo grado, investito della questione, non riconosce la sussistenza della giusta causa, ritenendo le azioni della socia resistente legittime nell’ambito dei suoi poteri di amministrazione disgiunta. Tuttavia, riconosce il diritto della socia di recedere con preavviso (recesso ad nutum), data la lunga durata prevista per la società. Sorprendentemente, il Tribunale fa decorrere il preavviso di tre mesi non dalla prima comunicazione di ottobre, ma da una successiva lettera di dicembre, in cui si faceva esplicito riferimento all’art. 2285 c.c. sul recesso con preavviso.

La Decisione della Corte d’Appello sul Recesso Socio

La socia recedente ha impugnato la decisione, e la Corte di Appello ha parzialmente accolto il suo ricorso, concentrandosi sul punto cruciale della data di efficacia del recesso.

Il Principio della Conversione dell’Atto

La Corte ha stabilito un principio di diritto di grande importanza pratica: una comunicazione di recesso motivata da una giusta causa, anche se quest’ultima viene giudizialmente dichiarata insussistente, non è priva di effetti. Al contrario, essa si ‘converte’ automaticamente in una comunicazione di recesso con preavviso (ad nutum).

Questo perché l’atto contiene l’elemento essenziale e irrevocabile: la chiara manifestazione di volontà del socio di porre fine al rapporto sociale. Negare efficacia a tale comunicazione sarebbe contrario al principio di conservazione degli atti giuridici e creerebbe un’incertezza dannosa.

La Data Corretta di Efficacia del Recesso Socio

Di conseguenza, la Corte ha riformato la sentenza di primo grado, stabilendo che il termine di preavviso di tre mesi deve decorrere dalla data di ricezione della prima comunicazione di recesso, ovvero quella di ottobre 2020. L’effetto del recesso si è quindi prodotto il 31 gennaio 2021, e non a marzo 2021 come aveva stabilito il Tribunale. La Corte ha ritenuto irrilevante che la prima lettera menzionasse solo la ‘giusta causa’, poiché la volontà di recedere era inequivocabile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Appello fonda la sua decisione su un principio generale di logica e di sistematica giuridica. La legge consente il recesso libero (con preavviso) e il recesso per giusta causa (immediato). Se un socio invoca la giusta causa e questa si rivela infondata, la sua volontà di sciogliere il vincolo sociale non viene meno; semplicemente, non può produrre l’effetto più drastico (l’immediatezza). L’atto, inidoneo a produrre l’effetto immediato, è però perfettamente idoneo a produrre l’effetto meno intenso del recesso con preavviso. La motivazione del recesso per giusta causa, se infondata, non invalida la manifestazione di volontà, ma ne modifica solo la decorrenza degli effetti. Ignorare la prima comunicazione e attendere una successiva ‘correzione’ da parte del socio recedente significherebbe ‘aggiustare il tiro’ ex post, creando un’ingiustificata dilatazione dei tempi a svantaggio del socio stesso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Soci

Questa sentenza offre una lezione preziosa per tutti i soci di società di persone. La prima comunicazione con cui si esprime la volontà di lasciare la società è l’atto fondamentale che avvia il processo. Anche se si ritiene, erroneamente, di avere una giusta causa per un recesso immediato, quella stessa lettera sarà sufficiente a far decorrere il termine di preavviso per un recesso ordinario. Questo garantisce maggiore certezza e rapidità nella definizione dei rapporti, impedendo che i soci rimanenti possano ignorare la prima comunicazione in attesa di formalismi successivi. Per il socio che recede, è la conferma che la sua volontà, una volta espressa chiaramente, produce effetti giuridici concreti e non può essere ignorata.

Se comunico il recesso per giusta causa ma il giudice non la riconosce, la mia comunicazione è nulla?
No, la comunicazione non è considerata nulla. Secondo la sentenza, essa viene automaticamente ‘convertita’ in una comunicazione di recesso con preavviso, e i suoi effetti giuridici decorrono dallo scadere del termine di preavviso previsto dalla legge.
Da quale momento decorre il preavviso per il recesso socio se la mia iniziale comunicazione per ‘giusta causa’ è stata respinta?
Il preavviso decorre dalla data di ricezione della prima e originale comunicazione con cui si è manifestata la volontà di recedere, anche se questa era motivata da una giusta causa che è stata successivamente ritenuta insussistente dal giudice.L’inerzia degli altri soci di fronte alla mia comunicazione di recesso vale come accettazione tacita della giusta causa?
No. La sentenza chiarisce che il mero silenzio o la mancata contestazione giudiziale immediata da parte degli altri soci non sono sufficienti a dimostrare un’accettazione per ‘facta concludentia’ della sussistenza della giusta causa e della legittimità di un recesso con effetto immediato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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