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Recesso per inadempimento: doppio della caparra

Il Tribunale di Torino ha stabilito che la mancata regolarizzazione urbanistica e catastale di un immobile da parte del venditore costituisce un grave inadempimento. Tale mancanza giustifica il recesso per inadempimento da parte dell’acquirente, che ha diritto alla restituzione del doppio della caparra confirmatoria versata, anche se il termine per la stipula non era ‘essenziale’ nel suo interesse.

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Recesso per inadempimento: legittimo se l’immobile presenta difformità

Il recesso per inadempimento dal contratto preliminare è un diritto sacrosanto per l’acquirente quando il venditore non consegna un immobile urbanisticamente e catastalmente in regola. Una recente sentenza del Tribunale di Torino ribadisce questo principio, condannando il promittente venditore a restituire il doppio della caparra ricevuta. Vediamo nel dettaglio come si sono svolti i fatti e quali sono state le motivazioni del giudice.

I fatti di causa

Una società acquirente stipulava un contratto preliminare per l’acquisto di un immobile ad uso ufficio. Versava una cospicua caparra confirmatoria, inizialmente di 50.000 euro e poi integrata con ulteriori 25.000 euro a fronte di una proroga del termine per la stipula del rogito definitivo.

In prossimità della data fissata per l’atto notarile, emergevano però numerose e significative irregolarità urbanistiche, edilizie e catastali. Tra queste, la mancata corrispondenza tra la planimetria catastale e lo stato di fatto dell’immobile, la realizzazione di opere non autorizzate e l’assenza del certificato di abitabilità.

Nonostante le segnalazioni e l’avvicinarsi della scadenza, la società venditrice non si attivava tempestivamente per sanare le difformità. Di fronte a questa situazione, la società acquirente esercitava il proprio diritto di recesso per inadempimento, chiedendo la restituzione del doppio della caparra versata, per un totale di 150.000 euro.

La decisione del Tribunale

Il Tribunale di Torino ha accolto la domanda dell’acquirente, sebbene in via subordinata, fornendo una chiara interpretazione delle norme in materia.

Inizialmente, il giudice ha rigettato la domanda principale dell’attrice, che mirava alla risoluzione automatica del contratto per scadenza del ‘termine essenziale’. Secondo il Tribunale, l’analisi del contratto rivelava che tale termine era stato posto nell’interesse esclusivo della parte venditrice e non dell’acquirente.

Tuttavia, il Tribunale ha pienamente accolto la domanda subordinata, accertando la legittimità del recesso per inadempimento esercitato dall’acquirente ai sensi dell’art. 1385 c.c. Di conseguenza, ha condannato la società venditrice a pagare all’acquirente la somma di 150.000 euro, corrispondente al doppio della caparra confirmatoria, oltre agli interessi legali e alla rifusione delle spese di lite.

Le motivazioni

La sentenza si fonda su un’analisi approfondita della gravità dell’inadempimento del venditore. Il giudice ha sottolineato che la società venditrice, firmando il preliminare, si era obbligata a garantire la piena regolarità urbanistica e la conformità catastale dell’immobile.

L’inerzia mantenuta per quasi dieci mesi, dalla stipula del preliminare fino alla data del rogito, senza effettuare le necessarie verifiche e avviare le pratiche di sanatoria, è stata qualificata come un comportamento contrario al principio di buona fede nell’esecuzione del contratto (art. 1375 c.c.).

Secondo il Tribunale, la mancata regolarizzazione non costituisce un vizio di lieve entità. Al contrario, rappresenta un grave inadempimento perché incide sulla sostanza stessa del bene promesso in vendita e sull’interesse dell’acquirente a concludere l’affare entro tempi ragionevoli, avendo già investito una somma considerevole. La consapevolezza della complessità e dei lunghi tempi delle pratiche burocratiche avrebbe dovuto indurre il venditore ad attivarsi immediatamente, e non a ridosso della scadenza.

Le conclusioni

Questa pronuncia rafforza la tutela dell’acquirente nel mercato immobiliare. Emerge con chiarezza che l’obbligo del venditore di consegnare un bene conforme e commerciabile è un pilastro del contratto preliminare. La violazione di tale obbligo, se di non scarsa importanza, legittima il recesso per inadempimento e il diritto a ottenere il doppio della caparra, anche quando il termine per il rogito non sia qualificabile come ‘essenziale’ per l’acquirente. Per chi vende, è un monito a verificare con diligenza e in anticipo la conformità dei propri immobili, per evitare pesanti conseguenze economiche e legali.

Se il venditore non corregge le irregolarità urbanistiche dell’immobile, posso recedere dal contratto preliminare?
Sì. Secondo la sentenza, la mancata regolarizzazione urbanistica e catastale da parte del venditore entro la data del rogito costituisce un grave inadempimento. Questo giustifica il recesso dal contratto da parte dell’acquirente e il suo diritto a richiedere la restituzione del doppio della caparra versata, come previsto dall’art. 1385 del Codice Civile.

Cosa si intende per ‘grave inadempimento’ in un contratto preliminare di vendita?
Si intende una violazione degli obblighi contrattuali che, per la sua importanza, compromette l’interesse fondamentale della controparte a ricevere la prestazione. Nel caso esaminato, l’inerzia del venditore nel sanare le difformità dell’immobile per quasi dieci mesi è stata considerata un inadempimento grave, poiché ha impedito la stipula di un atto di vendita valido e ha leso la legittima aspettativa dell’acquirente di concludere l’affare.

Se un contratto preliminare contiene un ‘termine essenziale’, la sua scadenza causa sempre la risoluzione automatica?
No, non sempre. La sentenza chiarisce che bisogna verificare nell’interesse di quale parte è stato posto il termine essenziale. Nel caso specifico, il Tribunale ha ritenuto che il termine fosse a favore del venditore. Di conseguenza, la sua scadenza non ha provocato la risoluzione automatica del contratto su iniziativa dell’acquirente. Il rimedio corretto per l’acquirente è stato, invece, esercitare il diritto di recesso per il grave inadempimento del venditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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