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Recesso per gravi motivi: quando non è legittimo?

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del recesso per gravi motivi in un contratto di locazione commerciale. Se il conduttore è a conoscenza di un difetto dell’immobile (nella specie, una parziale inagibilità) ma rinnova ugualmente il contratto, non può successivamente invocare tale difetto come ‘grave motivo’ sopravvenuto per giustificare un recesso anticipato. La conoscenza pregressa del problema e la prosecuzione del rapporto contrattuale escludono la natura imprevedibile e sopravvenuta richiesta dalla legge, obbligando il conduttore al pagamento dei canoni fino alla scadenza naturale.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Recesso per gravi motivi: se il problema è noto, non si può recedere

Il recesso per gravi motivi rappresenta uno strumento fondamentale per il conduttore nei contratti di locazione commerciale, permettendogli di svincolarsi anticipatamente dal contratto. Tuttavia, la sua applicazione è subordinata a requisiti stringenti, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. La sentenza analizza il caso di un conduttore che, pur a conoscenza di una ridotta fruibilità dell’immobile, aveva rinnovato il contratto, cercando poi di recedere invocando proprio quel problema. Vediamo come la Corte ha risolto la questione.

I fatti del caso

La vicenda ha origine da un contratto di locazione per un locale ad uso commerciale. Il conduttore intendeva adibirlo a sala giochi, ma otteneva dall’autorità sanitaria un permesso che escludeva l’accesso al pubblico per una parte dei locali (il seminterrato), limitandone così l’utilizzabilità. Di fronte a questa situazione, il conduttore citava in giudizio il locatore chiedendo la risoluzione del contratto per grave inadempimento e il risarcimento dei danni.

Il locatore si opponeva e, in via riconvenzionale, chiedeva il pagamento di tutti i canoni fino alla scadenza naturale del contratto, oltre al risarcimento dei danni per il ripristino dell’immobile. Il Tribunale di primo grado rigettava le domande del conduttore ma accoglieva solo parzialmente quelle del locatore, ritenendo che la ridotta fruibilità del locale costituisse un grave motivo che legittimava il recesso anticipato del conduttore, limitando così il suo obbligo di pagamento ai soli sei mesi di preavviso.

Contro questa decisione, entrambe le parti proponevano appello. La Corte d’Appello ribaltava parzialmente la sentenza di primo grado: accoglieva l’appello del locatore, stabilendo che il conduttore fosse tenuto a pagare tutti i canoni fino alla naturale scadenza del contratto. La motivazione? Il conduttore era a conoscenza del problema della parziale utilizzabilità del seminterrato sin dall’inizio della locazione, ma non aveva dato disdetta alla prima scadenza, consentendo il tacito rinnovo del contratto. Questa circostanza, secondo i giudici d’appello, escludeva la sussistenza dei gravi motivi per il recesso.

La decisione della Corte di Cassazione sul recesso per gravi motivi

Il conduttore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare la ridotta fruibilità dell’immobile come un valido recesso per gravi motivi, a prescindere da una responsabilità del locatore. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in via definitiva la decisione d’appello.

Le motivazioni

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella corretta interpretazione dei requisiti per il recesso per gravi motivi ai sensi dell’art. 27 della Legge n. 392/1978. La Corte ha ribadito un principio consolidato: i ‘gravi motivi’ devono essere determinati da avvenimenti estranei alla volontà del conduttore, imprevedibili e sopravvenuti alla costituzione del rapporto. Questi eventi devono rendere la prosecuzione del contratto eccessivamente gravosa, alterando l’equilibrio originario delle prestazioni.

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato che la ratio decidendi della sentenza d’appello non era stata adeguatamente contestata dal ricorrente. Il punto cruciale era che il conduttore, pur avendo appreso della limitazione d’uso ‘poco dopo l’avvio del primo ciclo di durata della locazione’, aveva scelto di non dare disdetta, portando il contratto al tacito rinnovo. Questo comportamento ha avuto una conseguenza giuridica decisiva: il problema, essendo già noto e ‘metabolizzato’ dal conduttore al momento del rinnovo, non poteva più essere qualificato come ‘sopravvenuto’ o ‘imprevedibile’. Di fatto, proseguendo il rapporto, il conduttore aveva accettato quella specifica condizione dell’immobile, escludendo la possibilità di invocarla successivamente come causa di forza maggiore per giustificare un recesso anticipato.

Le conclusioni

L’ordinanza offre importanti spunti pratici per conduttori e locatori. Per un conduttore, è essenziale agire tempestivamente di fronte a problemi o vizi dell’immobile che ne compromettono l’utilizzo. Continuare il rapporto e, soprattutto, rinnovarlo tacitamente pur essendo a conoscenza di tali problemi, significa di fatto accettare la situazione, perdendo il diritto di invocare il recesso per gravi motivi per quella specifica causa. Per i locatori, questa decisione rafforza la stabilità del contratto, impedendo che il conduttore possa utilizzare pretestuosamente problematiche note e accettate da tempo per sottrarsi ai propri obblighi contrattuali fino alla scadenza pattuita.

Quando può un conduttore recedere anticipatamente da un contratto di locazione commerciale per ‘gravi motivi’?
Secondo la legge, il recesso è possibile solo per motivi determinati da eventi estranei alla volontà del conduttore, imprevedibili e sopravvenuti dopo la stipula del contratto, che rendano la sua prosecuzione eccessivamente gravosa.

Un difetto dell’immobile conosciuto dal conduttore può essere considerato un ‘grave motivo’ per il recesso?
No. Se il conduttore è a conoscenza del difetto (in questo caso, la parziale inagibilità di un locale) e, nonostante ciò, prosegue il rapporto e permette il tacito rinnovo del contratto, quel difetto perde il carattere di ‘imprevedibilità’ e ‘sopravvenienza’ necessario per giustificare un recesso per gravi motivi.

Cosa succede se un conduttore rinnova un contratto di locazione pur sapendo che l’immobile ha dei problemi?
Continuando il rapporto contrattuale e rinnovandolo, il conduttore di fatto accetta lo stato dell’immobile. Di conseguenza, non potrà più utilizzare quei problemi preesistenti e noti come giustificazione per un recesso anticipato e sarà tenuto a corrispondere i canoni fino alla naturale scadenza del contratto rinnovato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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