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Recesso del socio: quando perdi lo status di socio?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15087/2025, affronta il tema del recesso del socio da una s.p.a. Viene chiarito che, sebbene il recesso produca effetti immediati facendo perdere lo status di socio, tale effetto è subordinato a una condizione risolutiva. Se la società, entro 90 giorni, revoca la delibera che ha legittimato il recesso, quest’ultimo diventa inefficace retroattivamente. Di conseguenza, il socio riacquista pienamente il suo status e ha il diritto di impugnare la stessa delibera di revoca, in quanto decisione che incide sulla sua riacquisita posizione sociale.

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Recesso del socio: quando si perde davvero lo status e cosa succede se la società ci ripensa?

Il recesso del socio da una società di capitali è un momento delicato che segna la fine del rapporto partecipativo. Ma cosa accade esattamente quando un socio comunica la sua volontà di andarsene? Perde immediatamente ogni diritto o la sua posizione rimane in un limbo fino alla liquidazione della quota? E, soprattutto, cosa succede se la società, nel frattempo, revoca la decisione che aveva dato al socio il diritto di recedere? A queste complesse domande ha risposto la Corte di Cassazione con una recente e chiarificatrice sentenza.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da una delibera con cui un’assemblea dei soci di una S.p.A. approvava alcune modifiche statutarie. Una socia, in disaccordo con tali modifiche, esercitava prontamente il proprio diritto di recesso tramite la sua società fiduciaria.

Tuttavia, poco tempo dopo, una nuova assemblea deliberava di revocare le modifiche statutarie precedentemente approvate, eliminando di fatto il presupposto che aveva legittimato il recesso.

A questo punto, la fiduciaria per conto della socia impugnava quest’ultima delibera di revoca. La Corte d’Appello, però, dichiarava l’impugnazione inammissibile, sostenendo che, con la dichiarazione di recesso, la socia avesse perso immediatamente il suo status socii e, di conseguenza, la legittimazione a contestare le decisioni dell’assemblea. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La questione giuridica e il recesso del socio

Il nodo centrale della controversia riguarda la natura e gli effetti del recesso del socio. Si tratta di un atto con efficacia immediata e definitiva, oppure i suoi effetti sono sospesi o condizionati?

Secondo l’orientamento seguito dalla Corte d’Appello, il recesso è un atto unilaterale recettizio che produce i suoi effetti nel momento in cui viene comunicato alla società. Da quel momento, il socio perde la sua qualità e diventa un semplice creditore della società per la liquidazione della sua quota. Di conseguenza, non avrebbe più alcun diritto di partecipare alla vita sociale, né di impugnarne le delibere.

La Suprema Corte, tuttavia, ha offerto una lettura più articolata della disciplina, valorizzando il dettato dell’art. 2437-bis, comma 3, del codice civile.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Cassazione ha stabilito un principio di diritto fondamentale per regolare il recesso del socio. Pur confermando che il recesso produce i suoi effetti (la perdita dello status di socio) dal momento della comunicazione alla società, ha precisato che tale efficacia non è incondizionata.

La legge, infatti, concede alla società uno ius poenitendi, un ‘diritto di ripensamento’. Entro novanta giorni dalla comunicazione del recesso, la società può:
1. Revocare la delibera che ha legittimato il recesso.
2. Deliberare lo scioglimento della società.

Se si verifica una di queste due ipotesi, la legge stabilisce che il recesso, anche se già esercitato, è privo di efficacia. Secondo la Corte, questa previsione normativa configura una condizione risolutiva degli effetti del recesso. In altre parole, il recesso è immediatamente efficace, ma tale efficacia viene meno retroattivamente (ex tunc) se la società esercita il suo ‘diritto di ripensamento’.

La conseguenza logica e giuridica di questo meccanismo è cruciale: se la delibera di revoca annulla retroattivamente gli effetti del recesso, il socio viene considerato come se non avesse mai perso la sua qualità. Egli riacquista, ex tunc, la pienezza del suo status socii.

Proprio in virtù di questo riacquisto dello status, la Corte ha concluso che il socio ha pieno diritto di impugnare la delibera di revoca. La sua legittimazione non deriva da un inesistente diritto di partecipare all’assemblea che ha deciso la revoca (in quel momento, infatti, era ancora un ‘ex socio’), ma dal fatto che quella stessa delibera lo reintegra nella sua posizione di socio a tutti gli effetti, e come tale egli ha il diritto di contestare le decisioni assembleari che lo riguardano.

Le conclusioni

La sentenza della Cassazione offre importanti implicazioni pratiche.

* Per i soci: Chi esercita il diritto di recesso sa ora che la sua uscita dalla società non è definitiva fino allo scadere del termine di 90 giorni. Se la società revoca la delibera, il socio viene reintegrato pienamente e può far valere i suoi diritti, compreso quello di contestare la stessa delibera di revoca se la ritiene viziata.

* Per le società: Le amministrazioni devono essere consapevoli che l’esercizio del ‘diritto di ripensamento’ non è una via d’uscita senza conseguenze. La revoca di una delibera comporta la reintegrazione automatica e retroattiva del socio receduto, il quale potrà a sua volta contestare la nuova situazione venutasi a creare, dando potenzialmente vita a un nuovo contenzioso.

Un socio che esercita il recesso perde immediatamente la sua qualifica di socio?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il recesso è un atto unilaterale recettizio che produce l’effetto immediato della perdita dello ‘status socii’ dal momento in cui viene comunicato alla società.

Cosa succede se la società revoca la delibera che ha causato il recesso del socio?
Se la società, entro 90 giorni, revoca la delibera (o delibera lo scioglimento), il recesso esercitato diventa privo di efficacia. Questo opera come una condizione risolutiva con effetto retroattivo (ex tunc), facendo sì che il socio riacquisti la sua qualità come se non l’avesse mai persa.

Il socio che ha esercitato il recesso può impugnare la successiva delibera di revoca?
Sì. Proprio perché la delibera di revoca fa riacquistare retroattivamente la piena qualità di socio, quest’ultimo ha la legittimazione a impugnare tale delibera, al pari di qualsiasi altra decisione assembleare, in conformità con le norme del codice civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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