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Recesso contratto preliminare: la guida completa

Un erede agisce in giudizio contro una società immobiliare che, dopo la morte della promissaria acquirente, aveva venduto a terzi il box auto oggetto di un contratto preliminare. Il Tribunale ha accolto la domanda, confermando la legittimità del recesso dal contratto preliminare esercitato dall’erede e condannando la società a restituire il doppio della caparra e l’acconto versato, data la palese violazione degli obblighi contrattuali da parte del venditore.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Recesso Contratto Preliminare: Quando il Venditore Vende a Terzi

Il contratto preliminare di compravendita è uno strumento fondamentale nel settore immobiliare, ma cosa succede se una delle parti non rispetta gli accordi? Una recente sentenza del Tribunale di Trieste offre chiarimenti cruciali sul recesso dal contratto preliminare e sulle tutele per la parte adempiente, specialmente quando il promittente venditore vende l’immobile a un’altra persona. Analizziamo questo caso per capire le dinamiche legali e le conseguenze di un grave inadempimento contrattuale.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un contratto preliminare stipulato nel gennaio 2011 tra una signora e una società immobiliare per l’acquisto di un box auto in costruzione. La promissaria acquirente versava una caparra confirmatoria di 20.000 euro e un ulteriore acconto sul prezzo di 13.800 euro. Il termine per la consegna dell’immobile era fissato per il 31 marzo 2012.

Purtroppo, nel maggio 2012, la signora veniva a mancare, nominando suo erede universale il figlio, all’epoca minorenne. L’esistenza del contratto preliminare veniva scoperta solo durante la redazione dell’inventario ereditario. L’erede, tramite il suo legale rappresentante, scopriva che la società venditrice, nell’aprile 2013, aveva già venduto lo stesso box auto a un terzo, senza aver mai tentato di contattare la promissaria acquirente o i suoi eredi.

Di fronte a questa situazione, l’erede agiva in giudizio, esercitando il diritto di recesso dal contratto per inadempimento della società e chiedendo la condanna di quest’ultima alla restituzione del doppio della caparra e dell’acconto versato, per un totale di 53.800 euro.

La Difesa della Società e l’Inadempimento Contrattuale

La società convenuta si difendeva sostenendo che la promissaria acquirente si era resa irreperibile, rendendo impossibile la stipula del contratto definitivo. Affermava di aver agito in buona fede e, in via riconvenzionale, chiedeva di trattenere la caparra e di ottenere un risarcimento per aver venduto l’immobile a un prezzo inferiore.

Tuttavia, l’istruttoria ha dimostrato una realtà diversa. La società non aveva mai inviato una diffida formale alla promissaria acquirente per la stipula del rogito, né aveva compiuto sforzi concreti per rintracciarla o per informarsi sulla sua situazione. La vendita del bene a un terzo costituiva un inadempimento grave, colpevole e definitivo, rendendo impossibile la prestazione promessa.

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Tribunale ha ritenuto il comportamento della società venditrice “del tutto arbitrario e illegittimo”. La corte ha stabilito che la vendita dell’immobile promesso a un terzo rappresenta un inadempimento di non scarsa importanza, che legittima pienamente l’esercizio del diritto di recesso dal contratto preliminare da parte dell’erede, ai sensi dell’art. 1385, comma 2, del Codice Civile.

Il giudice ha sottolineato che la società, prima di disporre nuovamente del bene, avrebbe dovuto mettere formalmente in mora la controparte. Non avendolo fatto, si è resa responsabile della rottura del vincolo contrattuale. Di conseguenza, l’eccezione della società sull’inammissibilità della domanda dell’attore è stata respinta, così come la sua domanda riconvenzionale di risarcimento, in quanto infondata. La parte inadempiente, infatti, non può chiedere il risarcimento del danno.

Il Tribunale ha quindi accertato la legittimità del recesso esercitato dall’erede e ha condannato la società a pagare la somma di 40.000 euro (il doppio della caparra) e a restituire l’acconto di 13.800 euro, oltre alle spese legali.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cardine del diritto contrattuale: la parte che subisce l’inadempimento ha diritto a tutele specifiche, tra cui il recesso e la richiesta del doppio della caparra confirmatoria. La decisione evidenzia che un venditore non può disporre liberamente di un immobile promesso in vendita, anche in caso di apparente inerzia dell’acquirente, senza prima aver esperito i rimedi formali previsti dalla legge, come la diffida ad adempiere. Per gli acquirenti e i loro eredi, questa pronuncia rappresenta una garanzia importante, confermando che i diritti nascenti da un contratto preliminare si trasmettono con la successione e possono essere esercitati per ottenere giustizia di fronte a un inadempimento grave del venditore.

Cosa può fare il promissario acquirente se il venditore vende l’immobile promesso a un’altra persona?
Secondo la sentenza, l’acquirente può esercitare il diritto di recesso dal contratto per grave inadempimento del venditore. Questo gli dà diritto a richiedere la restituzione del doppio della caparra confirmatoria versata, oltre al rimborso di eventuali acconti sul prezzo.

I diritti derivanti da un contratto preliminare si trasmettono agli eredi?
Sì. Il caso in esame conferma che gli obblighi e i diritti nascenti da un contratto preliminare, inclusa la facoltà di recesso per inadempimento, si trasferiscono agli eredi del promissario acquirente, i quali possono agire in giudizio per tutelare i propri interessi.

Il venditore può trattenere la caparra se l’acquirente non si presenta per il rogito?
No, non automaticamente. Il venditore non può considerare l’acquirente inadempiente e trattenere la caparra senza aver prima compiuto le azioni formali richieste dalla legge, come inviare una diffida ad adempiere. Vendere il bene a un terzo senza queste formalità costituisce un inadempimento da parte del venditore stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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