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Recesso contratto preliminare e caparra: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1247/2025, ha chiarito le conseguenze del recesso illegittimo dal contratto preliminare. Se l’acquirente recede senza un grave inadempimento del venditore, è l’acquirente stesso a risultare inadempiente. Di conseguenza, il venditore ha il diritto di trattenere la caparra confirmatoria. La Suprema Corte ha cassato la decisione della Corte d’Appello che, pur riconoscendo l’illegittimità del recesso dell’acquirente, aveva erroneamente ordinato la restituzione della caparra.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Recesso Contratto Preliminare: Quando la Caparra Non Va Restituita?

Il contratto preliminare di compravendita immobiliare è uno strumento fondamentale, ma le insidie sono sempre dietro l’angolo. Una delle questioni più dibattute riguarda il recesso dal contratto preliminare e la sorte della caparra confirmatoria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo un principio logico e rigoroso: se il recesso dell’acquirente è illegittimo, è lui a essere inadempiente e il venditore ha diritto a trattenere la caparra.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un contratto preliminare per l’acquisto di un immobile. La parte acquirente versava una cospicua caparra confirmatoria di 45.000 euro. Il contratto prevedeva un termine per la stipula del rogito definitivo, ma anche l’obbligo per i venditori di estinguere un mutuo e cancellare un’ipoteca gravante sull’immobile.

Scaduto il termine per il rogito, e dopo circa tre mesi, l’acquirente comunicava il proprio recesso, accusando i venditori di inadempimento per non aver ancora cancellato l’ipoteca. I venditori si opponevano, ritenendo il recesso ingiustificato.

La Decisione Contraddittoria della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello giungeva a una conclusione peculiare. Da un lato, stabiliva che il ritardo dei venditori non costituiva un inadempimento ‘grave’ tale da giustificare la risoluzione del contratto. Il termine per il rogito non era da considerarsi essenziale e il periodo trascorso era relativamente breve. Di conseguenza, il recesso dell’acquirente era stato dichiarato illegittimo.

Dall’altro lato, e qui sta la contraddizione, la stessa Corte condannava i venditori a restituire all’acquirente l’intera caparra di 45.000 euro. Una decisione che, di fatto, premiava la parte che aveva agito illegittimamente.

Analisi del Recesso Contratto Preliminare da parte della Cassazione

I venditori, sentendosi lesi da questa decisione illogica, ricorrevano in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il loro ricorso, cassando la sentenza d’appello e ristabilendo la corretta applicazione dell’art. 1385 del Codice Civile, che disciplina la caparra confirmatoria.

Il ragionamento della Corte è lineare: se il recesso di una parte è illegittimo, perché non supportato da un grave inadempimento della controparte, quel recesso stesso si configura come un inadempimento contrattuale. In questo caso, la parte che ha agito illegittimamente è l’acquirente.

Le Motivazioni

La Cassazione ha evidenziato il vizio di ultrapetizione e la manifesta illogicità della sentenza impugnata. La Corte d’Appello, dopo aver correttamente accertato la non gravità dell’inadempimento dei venditori, avrebbe dovuto trarre la logica conseguenza giuridica: l’inadempimento era da attribuirsi all’acquirente che aveva illegittimamente sciolto il vincolo contrattuale. In base al secondo comma dell’art. 1385 c.c., quando a essere inadempiente è la parte che ha dato la caparra, l’altra parte (il venditore) può recedere dal contratto e, appunto, trattenere la caparra.

Ordinare la restituzione della somma significava ignorare la funzione stessa della caparra confirmatoria, che è quella di risarcire forfettariamente la parte non inadempiente. La decisione della Corte territoriale è stata quindi cassata, e il giudizio rinviato a un’altra sezione della stessa Corte d’Appello per una nuova valutazione che tenga conto dei principi enunciati.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale nella gestione del contenzioso legato ai contratti preliminari. Il diritto di recesso non può essere esercitato in modo arbitrario. È necessario che l’inadempimento della controparte sia ‘grave’ e significativo nell’economia complessiva del contratto. Un recesso esercitato al di fuori di questi presupposti non solo è inefficace, ma fa ricadere le colpe – e le conseguenze economiche, come la perdita della caparra – sulla parte che lo ha esercitato. Per i promittenti venditori, ciò significa che non devono subire le conseguenze di un recesso impulsivo e ingiustificato, potendo legittimamente trattenere la caparra come tutela per l’inadempimento subito.

Quando il recesso della parte acquirente da un contratto preliminare è considerato illegittimo?
Secondo la sentenza, il recesso dell’acquirente è illegittimo quando l’inadempimento della parte venditrice non è di ‘grave’ importanza. Nel caso specifico, un ritardo di pochi mesi nella stipula del rogito, in assenza di un termine definito come ‘essenziale’ nel contratto, non è stato ritenuto sufficiente a giustificare il recesso.

Cosa succede alla caparra se il recesso dell’acquirente è illegittimo?
Se il recesso dell’acquirente è illegittimo, l’acquirente stesso diventa la parte inadempiente. Di conseguenza, la parte venditrice ha il diritto di recedere a sua volta dal contratto e trattenere la caparra confirmatoria ricevuta, come previsto dall’art. 1385, comma 2, del codice civile.

Può un giudice ordinare la restituzione della caparra all’acquirente pur dichiarando illegittimo il suo recesso?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una tale decisione è manifestamente illogica e contraddittoria. Se il recesso dell’acquirente è illegittimo, non si può ordinare la restituzione della caparra, poiché ciò vanificherebbe la funzione di garanzia e risarcimento della caparra stessa a favore della parte adempiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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