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Recesso contratto a progetto per stop fondi: i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23910/2024, si è pronunciata sulla legittimità del recesso da un contratto a progetto da parte di un’azienda pubblica a causa della revoca di finanziamenti regionali. La Corte ha stabilito che la sospensione del rapporto, avvenuta prima della delibera formale di revoca dei fondi, era illegittima e ha dato diritto al lavoratore a un risarcimento. Tuttavia, il successivo recesso contratto a progetto, comunicato dopo la formalizzazione della revoca, è stato ritenuto legittimo, poiché la causa risolutiva si era concretizzata.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Recesso Contratto a Progetto: la Cassazione chiarisce i limiti in caso di stop ai finanziamenti

Il tema del recesso contratto a progetto, specialmente quando legato a finanziamenti pubblici, è fonte di complesse questioni giuridiche. Un’azienda pubblica può sospendere e poi risolvere un contratto a causa della revoca di fondi regionali? Con l’ordinanza n. 23910/2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, distinguendo nettamente tra una sospensione preventiva, ritenuta illegittima, e un recesso successivo, considerato valido solo dopo la formalizzazione dello stop ai finanziamenti.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda un lavoratore con un contratto a progetto stipulato con un’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale Pubblica. Il contratto, previsto per durare dal 2014 al 2017, viene di fatto sospeso dall’azienda nell’agosto 2015. Solo un anno dopo, nell’agosto 2016, la Giunta regionale delibera formalmente la revoca dei finanziamenti che sostenevano il progetto. A seguito di questa delibera, l’azienda comunica al lavoratore il recesso formale dal contratto nell’ottobre 2016, con effetto retrodatato a luglio 2015.

Il lavoratore si rivolge al Tribunale, che condanna l’ente al pagamento delle retribuzioni per il lavoro svolto e non pagato e al risarcimento per l’illegittimo recesso. La Corte d’Appello riforma parzialmente la decisione: riconosce l’illegittimità della sospensione attuata dall’azienda prima della delibera regionale, ma considera legittimo il recesso avvenuto dopo di essa. Di conseguenza, rigetta la richiesta di risarcimento per il periodo successivo alla data della delibera.

L’azienda ricorre in Cassazione, contestando la condanna al pagamento delle retribuzioni e la valutazione sull’illegittimità della sospensione.

L’analisi della Corte sul recesso contratto a progetto

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso dell’azienda, confermando la decisione d’appello. Il punto centrale dell’analisi riguarda la scansione temporale degli eventi. I giudici hanno sottolineato una distinzione fondamentale:

1. La Sospensione (illegittima): La decisione dell’azienda di sospendere la prestazione lavorativa e i pagamenti nell’agosto 2015 non era supportata da alcuna causa contrattualmente prevista o da un atto formale che attestasse la cessazione dei finanziamenti. Il contratto non prevedeva una facoltà di sospensione unilaterale in attesa di eventi futuri e incerti. Pertanto, questa azione è stata considerata illegittima.

2. Il Recesso (legittimo): Il recesso contratto a progetto diventa legittimo solo nel momento in cui la sua causa giustificatrice si concretizza. In questo caso, la causa era la revoca dei fondi, formalizzata con la delibera della Giunta regionale del 9 agosto 2016. Da quella data in poi, l’impossibilità sopravvenuta della prestazione per factum principis (atto dell’autorità) ha reso legittima la risoluzione del rapporto.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha chiarito che gli effetti di un atto, come la delibera di revoca, non possono essere retroattivi. La causa di risoluzione del contratto si è perfezionata solo con l’adozione della delibera regionale. Di conseguenza, l’azienda non poteva legittimamente sospendere il rapporto un anno prima, basandosi su una mera aspettativa o su difficoltà finanziarie non ancora formalizzate in un atto ufficiale.

I giudici hanno ribadito un principio consolidato in materia di interpretazione contrattuale: il giudice di merito ha il compito di accertare la volontà delle parti, e la sua interpretazione, se logicamente motivata e plausibile, non può essere messa in discussione in sede di legittimità semplicemente contrapponendone una diversa. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente interpretato il contratto, ritenendo che la sospensione del rapporto non fosse giustificata da alcuna clausola e che la condizione risolutiva (la cessazione dei finanziamenti) si fosse avverata solo con l’atto formale della Regione.

La motivazione della sentenza d’appello non è stata considerata né omessa né apparente, poiché ha illustrato chiaramente le ragioni per cui la sospensione era illegittima (mancanza di prova di una coeva cessazione dei fondi) e il recesso successivo legittimo (avveramento della condizione risolutiva).

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio di diritto fondamentale per i rapporti di lavoro legati a finanziamenti esterni: la legittimità della sospensione o del recesso è strettamente ancorata alla formalizzazione della causa che li determina. Un datore di lavoro non può agire preventivamente sospendendo un contratto in attesa di un evento futuro, anche se probabile. L’impossibilità di proseguire il rapporto deve essere attuale e provata da un atto formale per poter giustificare la risoluzione. Questa decisione rafforza la tutela del lavoratore contro decisioni unilaterali e premature del committente, anche quando quest’ultimo è un ente pubblico che dipende da finanziamenti esterni.

È possibile sospendere un contratto a progetto in attesa di una decisione sul finanziamento?
No. La sentenza chiarisce che la sospensione deve essere giustificata da una causa che esiste e si è già concretizzata al momento della sospensione stessa, non da un evento futuro e incerto. Una sospensione unilaterale basata sull’attesa di una decisione è illegittima.

La revoca di finanziamenti pubblici giustifica sempre il recesso anticipato da un contratto a progetto?
Sì, ma solo a partire dal momento in cui la revoca viene formalmente deliberata dall’ente competente. L’atto di recesso non può avere effetto retroattivo per coprire periodi precedenti in cui la causa di risoluzione non si era ancora ufficialmente manifestata.

Cosa succede se un datore di lavoro sospende illegittimamente un rapporto e solo dopo lo risolve per una causa legittima?
Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno per tutto il periodo della sospensione illegittima. In questo caso, la Corte ha riconosciuto il diritto del lavoratore a essere compensato per il periodo che va dalla sospensione di fatto fino alla data della delibera formale di revoca dei fondi, momento in cui il recesso è diventato legittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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