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Recesso conduttore: i motivi non sono sempre gravi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un conduttore che aveva esercitato il recesso anticipato da un contratto di locazione commerciale adibito a farmacia. La Corte ha stabilito che la volontà di espandere la propria attività, pur essendo un’esigenza imprenditoriale, non costituisce un “grave motivo” che legittima il recesso conduttore. Tale decisione deve fondarsi su eventi imprevisti, oggettivi e non dipendenti dalla volontà dell’imprenditore. Di conseguenza, il recesso è stato dichiarato inefficace e il conduttore condannato al pagamento dei canoni fino alla data in cui l’immobile è stato nuovamente locato.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Recesso Conduttore e Gravi Motivi: la Cassazione fa Chiarezza

Il recesso conduttore da un contratto di locazione commerciale è una facoltà importante, ma strettamente vincolata alla presenza di “gravi motivi”. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante chiarificazione su cosa costituisca un motivo sufficientemente grave da giustificare la risoluzione anticipata del contratto, distinguendo nettamente tra esigenze imprenditoriali soggettive e circostanze oggettive e imprevedibili.

I Fatti di Causa

La vicenda legale ha origine dalla richiesta di risoluzione di un contratto di locazione e di risarcimento danni da parte di una locatrice nei confronti del conduttore di un immobile adibito a farmacia. Il conduttore si era opposto, sostenendo di aver legittimamente esercitato il diritto di recesso nel luglio 2013 per gravi motivi, legati alla necessità di espandere la propria attività commerciale.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al conduttore, ritenendo valido il recesso. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, dichiarando il recesso inefficace. Secondo i giudici di secondo grado, le ragioni addotte dal conduttore – come la trasformazione societaria e l’ingresso di un nuovo socio – erano eventi precedenti al recesso e rappresentavano scelte imprenditoriali soggettive, non gravi motivi oggettivi. La Corte ha quindi condannato il conduttore al pagamento dei canoni maturati dal gennaio 2014 al giugno 2015, data in cui la locatrice aveva rilocato l’immobile a terzi.

L’Analisi della Cassazione sul recesso conduttore

Il conduttore ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha esaminato e rigettato tutti i motivi di ricorso. L’analisi della Suprema Corte si è concentrata su tre punti cruciali.

I “Gravi Motivi” non Possono Essere Scelte Soggettive

Il fulcro della decisione riguarda la nozione di “gravi motivi”. La Cassazione ha confermato l’orientamento della Corte d’Appello, stabilendo che le motivazioni del conduttore erano “assolutamente soggettive, non verificabili oggettivamente”. Il desiderio di crescere dal punto di vista imprenditoriale e di investire nuovo capitale, che aveva portato a trovare un locale più ampio e solo leggermente più costoso, non integra una crisi o una difficoltà oggettiva, ma una scelta di convenienza.

La Corte ha ribadito che, sebbene anche un andamento favorevole dell’attività possa, in teoria, costituire un grave motivo, deve trattarsi di uno sviluppo sopravvenuto e imprevedibile che renda la prosecuzione del contratto originario eccessivamente gravosa. In questo caso, invece, le ragioni erano frutto di decisioni strategiche del conduttore, non di eventi esterni e ineluttabili.

L’Interpretazione delle Clausole Contrattuali

Il ricorrente sosteneva che una clausola del contratto (la n. 9) gli attribuisse una libera facoltà di recesso. La Cassazione ha respinto anche questa tesi, confermando l’interpretazione dei giudici di merito. La clausola in questione si limitava a regolare le modalità di accesso all’immobile da parte del locatore durante il periodo di preavviso, presupponendo un recesso già legittimamente esercitato ai sensi di legge (cioè per gravi motivi), senza creare un diritto di recesso convenzionale e svincolato da presupposti.

Canoni Dovuti, non Risarcimento del Danno

Un punto fondamentale chiarito dalla Corte è la natura della somma dovuta dal conduttore. Poiché il recesso conduttore è stato dichiarato inefficace, il contratto di locazione non si è mai interrotto fino al giugno 2015. Di conseguenza, l’obbligo del conduttore di pagare i canoni fino a quella data non deriva da un risarcimento del danno per inadempimento, ma dal semplice adempimento dell’obbligazione contrattuale di pagare il corrispettivo per la locazione. Il rapporto, infatti, è proseguito legalmente fino a quando la locatrice, affittando l’immobile ad altri, ha manifestato una volontà incompatibile con la sua prosecuzione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi consolidati. Il diritto al recesso anticipato per il conduttore è una deroga al principio della vincolatività del contratto e, come tale, deve essere interpretato restrittivamente. I “gravi motivi” devono essere oggettivi, imprevedibili al momento della stipula del contratto, estranei alla volontà del conduttore e tali da rendere la prosecuzione del rapporto un grave peso economico. Le scelte di convenienza commerciale e di sviluppo aziendale, essendo espressione della libera volontà imprenditoriale, non rientrano in questa categoria. L’inefficacia del recesso comporta la continuazione del contratto e, con essa, di tutti gli obblighi, incluso il pagamento del canone.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale nel diritto delle locazioni commerciali: il recesso conduttore per gravi motivi non può essere utilizzato come uno strumento per cogliere opportunità di mercato o per modificare le proprie strategie aziendali a discapito della stabilità del rapporto contrattuale. Gli imprenditori devono valutare con estrema attenzione la natura delle ragioni che intendono porre a fondamento del recesso, poiché una valutazione errata può comportare l’obbligo di continuare a pagare i canoni per un immobile non più utilizzato, trasformando una scelta di convenienza in un costo significativo.

La volontà di espandere la propria attività commerciale costituisce un “grave motivo” per il recesso del conduttore?
No. Secondo la sentenza, le scelte di convenienza imprenditoriale e di sviluppo aziendale sono considerate motivazioni soggettive e non rientrano nei “gravi motivi” previsti dalla legge, i quali devono essere eventi oggettivi, imprevedibili ed estranei alla volontà del conduttore.

Se il recesso del conduttore viene dichiarato inefficace, cosa accade al contratto di locazione?
Il contratto di locazione rimane pienamente valido ed efficace. Di conseguenza, il conduttore è tenuto a rispettare tutti i suoi obblighi, compreso il pagamento dei canoni, fino alla naturale scadenza del contratto o fino a quando il rapporto non si risolva per un’altra causa legittima.

La somma che il conduttore deve pagare in caso di recesso inefficace è un risarcimento del danno?
No. La Corte chiarisce che la somma dovuta non è a titolo di risarcimento del danno, ma rappresenta l’adempimento della principale obbligazione contrattuale, ovvero il pagamento del canone di locazione. Questo perché il contratto, non essendosi risolto, ha continuato a produrre i suoi normali effetti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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