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Recesso ad nutum e contratto: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del recesso ad nutum da parte di una pubblica amministrazione da un contratto di incarico professionale, anche prima che il contratto divenisse efficace a causa del mancato avveramento di una condizione sospensiva. Il caso riguardava un incarico per il collaudo di un’opera pubblica, subordinato alla costituzione di un collegio di professionisti, mai avvenuta. La Corte ha stabilito che il recesso è un diritto del cliente che scioglie il vincolo contrattuale, precludendo richieste di risarcimento se nessuna prestazione è stata eseguita.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Recesso ad nutum: legittimo anche se il contratto non è ancora efficace

Il diritto di recesso ad nutum, ovvero la facoltà del cliente di interrompere un contratto d’opera intellettuale in qualsiasi momento, rappresenta un pilastro della disciplina dei contratti professionali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla sua applicabilità, anche in scenari complessi come quelli in cui l’efficacia del contratto è subordinata a una condizione non ancora verificatasi. La decisione analizza il caso di un incarico professionale conferito da una Pubblica Amministrazione per il collaudo di una grande opera pubblica, poi interrotto prima ancora di iniziare.

I fatti del caso

Un professionista veniva incaricato di far parte di un collegio di collaudatori per una strategica opera pubblica. Il contratto, tuttavia, era implicitamente subordinato alla effettiva costituzione di tale collegio. A causa dell’incompatibilità di uno dei membri designati, il collegio non si è mai formato. Di conseguenza, la Pubblica Amministrazione committente ha esercitato il recesso dal contratto, prima che qualsiasi attività di collaudo potesse avere inizio.

Il professionista ha agito in giudizio, chiedendo la risoluzione del contratto per inadempimento della committente e il risarcimento dei danni, pari ai compensi non percepiti e alla perdita di altre opportunità lavorative.

Le decisioni dei giudici di merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le richieste del professionista. I giudici hanno ritenuto che l’efficacia del contratto fosse soggetta a una condizione sospensiva implicita: la regolare costituzione della Commissione di collaudo. Poiché tale Commissione non si è mai formata, il contratto non era mai diventato pienamente efficace. In questo contesto, l’Amministrazione aveva legittimamente esercitato il proprio potere di scioglimento del vincolo contrattuale.

Il recesso ad nutum e la decisione della Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha confermato le decisioni precedenti e rigettato il ricorso del professionista. La Suprema Corte ha chiarito diversi punti fondamentali, consolidando l’interpretazione sull’istituto del recesso ad nutum.

In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che l’incarico di collaudo era inscindibile e doveva essere svolto dall’intero collegio. L’impossibilità di costituire l’organo collegiale ha impedito che la prestazione potesse essere eseguita. Di conseguenza, il contratto non ha mai prodotto i suoi effetti tipici.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito che il recesso ad nutum, previsto dall’art. 2237 del Codice Civile a favore del cliente, è una facoltà negoziale che può essere esercitata liberamente, anche prima che il contratto abbia avuto un principio di esecuzione. La sua funzione è quella di sciogliere il vincolo contrattuale, indipendentemente dalle motivazioni che lo determinano. L’esercizio di tale diritto non dà luogo a un risarcimento del danno, ma obbliga il cliente a rimborsare le spese sostenute e a pagare il compenso per l’opera effettivamente svolta.

Validità del recesso nonostante la condizione sospensiva

Un aspetto centrale della decisione è l’affermazione che l’esistenza di una condizione sospensiva non impedisce l’esercizio del recesso. Anche se il contratto non è ancora pienamente efficace, le parti sono comunque legate da un vincolo giuridico. Il recesso agisce proprio su questo vincolo, sciogliendolo prima che la condizione si avveri e che il contratto inizi a produrre i suoi effetti finali. Inoltre, la Cassazione ha precisato che neppure la previsione di una durata del rapporto esclude di per sé la facoltà di recesso, a meno che dal contratto non emerga una chiara volontà delle parti di rinunciarvi.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra l’efficacia del contratto e l’esistenza del vincolo contrattuale. Il recesso previsto dall’art. 2237 c.c. è uno strumento che consente al cliente di liberarsi da tale vincolo in qualsiasi momento, anche prima che la prestazione abbia inizio. La Corte ha stabilito che la condizione sospensiva (la costituzione del collegio) incideva solo sull’efficacia, non sull’esistenza del rapporto, che poteva quindi essere legittimamente sciolto tramite recesso. Poiché i giudici di merito avevano accertato in fatto che nessuna attività, neanche preliminare, era stata svolta dal professionista, non spettava a quest’ultimo alcun compenso né tantomeno un risarcimento del danno. L’esercizio del recesso, essendo legittimo, ha assorbito ogni altra questione relativa all’inadempimento, rendendo infondate le pretese risarcitorie.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale nei contratti d’opera intellettuale: la preminenza della facoltà di recesso del cliente. Per i professionisti, ciò significa che il vincolo contrattuale, anche se formalizzato, rimane precario fino all’effettivo svolgimento della prestazione. Per i committenti, conferma la possibilità di riconsiderare le proprie decisioni senza incorrere in responsabilità per danni, a condizione di indennizzare il professionista per il lavoro già compiuto e le spese sostenute. La decisione sottolinea l’importanza di redigere contratti chiari, che specifichino esplicitamente eventuali deroghe al diritto di recesso, se questa è l’intenzione delle parti.

È possibile recedere da un contratto se non si è ancora verificata una condizione sospensiva che lo rende efficace?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che il cliente può esercitare il diritto di recesso anche prima che si avveri la condizione sospensiva, poiché il recesso agisce sul vincolo contrattuale esistente, sciogliendolo prima che il contratto diventi pienamente efficace.

La previsione di una durata minima in un contratto professionale esclude automaticamente il diritto di recesso ad nutum del cliente?
No, secondo la Corte la semplice previsione di una durata del rapporto non è sufficiente a escludere la facoltà di recesso ad nutum. È necessario che dal contratto emerga in modo inequivocabile l’intenzione delle parti di rinunciare a tale facoltà.

Se il cliente esercita il recesso ad nutum, il professionista ha diritto a un risarcimento del danno?
No, il recesso ad nutum è un diritto legittimo del cliente. Il professionista non ha diritto al risarcimento del danno per il mancato guadagno, ma solo al rimborso delle spese sostenute e al compenso per l’opera effettivamente svolta fino al momento del recesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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