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Ravvedimento operoso notaio: perché non basta pagare

Un notaio, sanzionato con la sospensione per aver emesso fatture scorrette e utilizzato procacciatori di clienti, ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo di aver diritto all’attenuante del ravvedimento operoso per aver regolarizzato la sua posizione fiscale. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che il ravvedimento operoso del notaio è valido solo se elimina tutte le conseguenze dannose dell’illecito, inclusa la distorsione della concorrenza, e non solo il danno erariale.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ravvedimento Operoso Notaio: Pagare le Tasse Non Basta per Annullare l’Illecito

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un caso di grande interesse per il mondo delle professioni, delineando i confini dell’istituto del ravvedimento operoso del notaio. Questa decisione chiarisce che, per ottenere l’attenuante, non è sufficiente riparare il danno causato al fisco se le condotte illecite hanno prodotto ulteriori conseguenze negative, come la distorsione della concorrenza. L’analisi della sentenza offre spunti cruciali sulla responsabilità disciplinare e sull’integrità della professione notarile.

I Fatti: Fatturazione Scorretta e Procacciatori di Clienti

Un notaio è stato sottoposto a procedimento disciplinare per una serie di violazioni commesse tra il 2013 e il 2014. Le accuse principali erano due:

1. Fatturazione errata: Il professionista aveva sistematicamente emesso fatture indicando importi non dovuti nella voce “anticipazioni”, al fine di evadere le imposte dirette e l’IVA. Questo comportamento, oltre a costituire un illecito fiscale, è stato ritenuto lesivo della concorrenza, in quanto permetteva di offrire servizi a prezzi apparentemente più bassi rispetto ai colleghi rispettosi delle normative tributarie.
2. Uso di procacciatori di clienti: Il notaio si avvaleva abitualmente di intermediari per acquisire clientela, una pratica vietata dal codice deontologico.

Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte di Appello, in sede di rinvio, aveva confermato la responsabilità disciplinare e inflitto al notaio la sanzione della sospensione dall’esercizio della professione per sei mesi. La Corte territoriale aveva negato sia le attenuanti generiche che quella specifica del ravvedimento operoso, nonostante il professionista avesse successivamente “riformulato le parcelle” e versato al fisco le maggiori imposte dovute.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ravvedimento operoso del notaio

Il notaio ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando principalmente la violazione delle norme sul ravvedimento operoso del notaio. Secondo la sua difesa, la regolarizzazione della posizione fiscale avrebbe dovuto garantire l’applicazione dell’attenuante, rendendo la sanzione meno afflittiva. La Suprema Corte ha, tuttavia, rigettato il ricorso, ritenendolo inammissibile e infondato.

La Tesi del Ricorrente: Pagare le Tasse è Abbastanza?

Il ricorrente sosteneva che, avendo corretto le fatture e pagato le imposte, aveva posto in essere una condotta di effettivo ravvedimento. L’errore della Corte di Appello, secondo la sua visione, era stato quello di negare l’attenuante sulla base della persistenza delle conseguenze dannose degli altri addebiti disciplinari, come la lesione della concorrenza.

Le Motivazioni: Perché il Ravvedimento Operoso è Stato Negato

La Corte di Cassazione ha smontato la tesi difensiva con un ragionamento chiaro e rigoroso. Il punto centrale della motivazione risiede nell’interpretazione dell’art. 144 della Legge Notarile. L’attenuante del ravvedimento operoso è concessa solo se il responsabile “si è adoperato per eliminare le conseguenze dannose della violazione o ha riparato interamente il danno prodotto”.

Il Danno alla Concorrenza: Un Effetto non Riparato

I giudici hanno specificato che la condotta del notaio aveva una natura plurioffensiva, cioè aveva leso più interessi contemporaneamente:

* L’interesse dell’erario al corretto versamento delle imposte.
* L’interesse al corretto funzionamento della concorrenza tra professionisti.
* Il prestigio e il decoro della professione notarile.

La regolarizzazione fiscale, pur avendo sanato il rapporto con il fisco, non aveva minimamente inciso sulle altre conseguenze negative. In particolare, la distorsione della concorrenza, derivante dall’aver operato per anni sul mercato con prezzi alterati, era un danno che non era stato in alcun modo riparato. La condotta di ravvedimento è stata quindi giudicata parziale e, come tale, insufficiente a integrare i presupposti per l’applicazione dell’attenuante.

L’Irrilevanza degli Altri Motivi di Ricorso

La Corte ha dichiarato inammissibili anche gli altri motivi di ricorso. La censura sulla presunta obbligatorietà dell’attenuante è stata respinta per difetto di interesse, poiché la Corte d’Appello aveva formulato tale considerazione solo in via ipotetica, dopo aver già escluso in radice la sussistenza dei presupposti del ravvedimento. Anche il motivo relativo alla condanna alle spese è stato giudicato infondato, rientrando la decisione nella piena discrezionalità del giudice di merito, che aveva correttamente valutato l’esito complessivo del giudizio.

Le Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di responsabilità disciplinare: la valutazione di un illecito deve essere complessiva e tenere conto di tutti i beni giuridici lesi. Per un professionista, il rispetto delle norme non si esaurisce nel solo adempimento degli obblighi fiscali, ma si estende al dovere di lealtà e correttezza verso i colleghi e l’intera categoria. Il ravvedimento operoso del notaio, per essere efficace, deve essere integrale e totale, mirando a rimuovere ogni singola conseguenza negativa della condotta antigiuridica. Un pentimento “a metà” non è sufficiente per meritare uno sconto di sanzione.

Perché il pagamento delle imposte evase non è stato considerato sufficiente per il ravvedimento operoso del notaio?
Perché la sua condotta illecita (fatturazione errata) non aveva solo causato un danno al fisco, ma anche un danno alla corretta concorrenza tra notai. Il pagamento delle imposte ha riparato solo il primo danno, lasciando intatto il secondo. Il ravvedimento, per essere valido, deve eliminare tutte le conseguenze dannose della violazione.

Quali sono i presupposti affinché il ravvedimento operoso sia valido in caso di illeciti con più conseguenze dannose?
In caso di condotta plurioffensiva, i presupposti per l’attenuante sussistono solo se gli effetti riparativi della condotta di ravvedimento si estendono a tutti gli interessi lesi e non solo ad uno di essi. La riparazione deve essere integrale e non parziale.

La prescrizione dell’azione disciplinare si interrompe durante il processo?
Sì, la prescrizione è interrotta da tutte le decisioni emesse nel corso del procedimento, incluse le sentenze della Corte di Cassazione che, pur decidendo solo sulla sanzione e non sulla responsabilità, confermano l’interesse dell’ordinamento alla persecuzione dell’illecito. In questo caso specifico, due precedenti decisioni della Cassazione avevano accertato in via definitiva la responsabilità, interrompendo così il decorso della prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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