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Quietanza di pagamento: non prova il saldo del prezzo

In una controversia su una compravendita immobiliare, la Corte di Cassazione ha stabilito che la quietanza di pagamento contenuta nell’atto pubblico non costituisce prova assoluta dell’avvenuto saldo. L’onere di dimostrare il pagamento grava sempre sull’acquirente, e la dichiarazione resa davanti al notaio può essere contestata dal venditore con ogni mezzo di prova, senza necessità di una querela di falso. La Corte ha quindi rigettato il ricorso degli acquirenti, confermando la decisione di merito che aveva riconosciuto il diritto del venditore al risarcimento per il mancato pagamento.

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Atto Notarile e Quietanza di Pagamento: Quando la Firma Non Basta

Nell’immaginario comune, la firma davanti a un notaio per una compravendita immobiliare rappresenta il sigillo definitivo di un affare concluso e pagato. Ma cosa succede se, nonostante la dicitura “prezzo quietanzato” nell’atto, il venditore sostiene di non aver mai ricevuto il denaro? La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 29871/2019, chiarisce i limiti probatori della quietanza di pagamento e riafferma un principio fondamentale sull’onere della prova.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una serie di contratti preliminari e atti pubblici di compravendita immobiliare. La parte venditrice conveniva in giudizio gli acquirenti sostenendo di non aver mai ricevuto il pagamento del prezzo pattuito. Chiedeva, quindi, che i contratti fossero dichiarati nulli o invalidi e che le venisse riconosciuto il risarcimento dei danni. Gli acquirenti, dal canto loro, si difendevano producendo gli atti pubblici di vendita, nei quali la stessa venditrice aveva dichiarato di aver già ricevuto l’intero importo, rilasciando ampia e liberatoria quietanza.

Mentre il Tribunale di primo grado rigettava la domanda della venditrice, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado ritenevano che l’onere di provare l’effettivo pagamento gravasse sugli acquirenti e che la dichiarazione contenuta nell’atto pubblico non fosse sufficiente a dimostrarlo, in quanto non coperta da fede privilegiata rispetto alla sua veridicità intrinseca. Gli acquirenti, insoddisfatti, proponevano quindi ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso degli acquirenti, confermando in toto la linea interpretativa della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ritenuto infondati i motivi di ricorso incentrati sulla presunta violazione delle norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e sull’efficacia probatoria dell’atto pubblico (art. 2700 c.c.).

Le Motivazioni della Decisione

La decisione si fonda su due pilastri giuridici interconnessi: la ripartizione dell’onere della prova e la corretta interpretazione del valore di un atto pubblico.

L’Onere della Prova nella Quietanza di Pagamento

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato, sancito dalle Sezioni Unite (sent. n. 13533/2001): il creditore che agisce in giudizio (in questo caso, la venditrice) ha solo l’onere di provare la fonte del suo diritto (il contratto di vendita). Spetta invece al debitore (gli acquirenti) dimostrare di aver estinto l’obbligazione, ossia di aver effettivamente pagato il prezzo. La dichiarazione di avvenuto pagamento inserita nel rogito non inverte questo onere. Essa è una dichiarazione della parte, non un fatto accertato dal notaio.

Il Valore Probatorio dell’Atto Pubblico

Il punto cruciale della motivazione riguarda l’efficacia dell’atto pubblico. Ai sensi dell’art. 2700 c.c., l’atto pubblico fa piena prova, fino a querela di falso, della provenienza del documento dal pubblico ufficiale che lo ha formato, nonché delle dichiarazioni delle parti e degli altri fatti che il pubblico ufficiale attesta avvenuti in sua presenza.

Tuttavia, questa “fede privilegiata” non si estende alla veridicità del contenuto delle dichiarazioni rese dalle parti. Il notaio attesta che la venditrice ha dichiarato di aver ricevuto il prezzo, ma non può attestare che abbia effettivamente ricevuto tale somma. La quietanza è, quindi, una confessione stragiudiziale che può essere contestata e vinta con ogni mezzo di prova, senza la necessità di intraprendere il complesso procedimento della querela di falso.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante monito per chi acquista un immobile: la quietanza di pagamento inserita nel rogito notarile non è uno scudo invalicabile. Sebbene sia una prassi comune, essa non solleva l’acquirente dall’onere di poter dimostrare, con prove concrete (come le contabili di bonifico o la tracciabilità degli assegni), di aver effettivamente saldato il prezzo. Per il venditore, invece, questa pronuncia conferma la possibilità di agire per tutelare i propri diritti anche quando, magari per prassi o accordi fiduciari, abbia rilasciato una dichiarazione di saldo non corrispondente al vero. La verità sostanziale dei fatti, dunque, prevale sulla dichiarazione formale contenuta nell’atto.

Una quietanza di pagamento inserita in un atto notarile di compravendita è una prova assoluta dell’avvenuto pagamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, essa fa prova solo del fatto che la dichiarazione di aver ricevuto il pagamento è stata resa davanti al notaio, ma non prova la veridicità di tale dichiarazione. Il venditore può contestarla e dimostrare il mancato pagamento con altri mezzi di prova.

Su chi grava l’onere di provare il pagamento del prezzo in una compravendita?
L’onere di provare l’avvenuto pagamento grava sempre sull’acquirente (il debitore). Il venditore (creditore) deve solo provare l’esistenza del contratto che ha dato origine al suo diritto di credito.

Per contestare la veridicità di una quietanza in un atto pubblico è necessaria la querela di falso?
No. La querela di falso è necessaria solo per contestare ciò che il pubblico ufficiale attesta essere avvenuto in sua presenza o da lui compiuto. Poiché la quietanza è una dichiarazione della parte, la sua veridicità può essere contestata con ogni mezzo di prova consentito dalla legge, senza ricorrere alla querela di falso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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